Serenata di un giorno in cui ti svegli e scopri che c’è una petizione contro un musicista italiano, ad opera di tanti altri musicisti italiani. E allora tu ti chiedi, ma dov’è lo stesso livore per le cose che contano? Perché la gente lavora per distruggere le cose degli altri e non s’impegna per lavorare sulle sue?
Serenata di un pomeriggio in cui accompagni una persona importante ad una visita con la mutua e sei testimone della sfuriata di un dottore contro un paziente intimorito. Nessuno reagisce, gli angoli della bocca si abbassano. Tu sei inerme e senti un dolore non ben localizzato, tra anima e cuore. Allora ti giri per non vedere e di fronte a te si staglia una lunga fila di persone sconsolate e terribilmente vecchie che scuotono la testa e dicono: Tanto va così, tanto questa è l’Italia.
Serenata di un link che ti arriva ed è pieno di pubblicità orribili che non solo offendono tutte le donne, ma anche gli uomini dotati di cuore e testa, che poi sono tantissimi, ma che nel mucchio della grettezza si disperdono perché, si sa, le unghie sulla lavagna fanno sempre più rumore del gesso che scrive una bella frase di speranza.
Serenata dei grazie che sono sempre meno, dei prego anemici, dei sono felice per te che non si dicono più, dell’impegno per le cose del cuore, del coraggio dell’esserci, del costante bisogno di provarci, del costruire insieme per lasciare al futuro.
Ci sono sere in cui la musica stona. Volte in cui i grattacapi li guardi da tutti i lati possibili, ma sono sempre ineleganti e mostruosamente scordinati. Ci sono sere in cui devi sforzarti di tirare fuori almeno cinque motivi per cui tutto questo non varrebbe una bella pernacchia e una valigia di sola andata. Poi i cinque motivi si fanno forti e ti abbracciano e allora pensi che il tuo rigore è la risposta a tutto, che se anche tu ti metti a vociare sguaiatamente al mercato della disperazione, non se ne uscirà mai. Ti dici che il modo non risolve, ma spiazza chi ne è privo.
Allora alzi gli occhi al cielo e intravedi una traiettoria di speranza. Segui quella, senza teorie o certezze: ti basta il tentativo, solo quello.
Avevo guardato anche io questo link sulle pubblicità.
Alcune mi lasciano indifferente, ma altre mi danno davvero il voltastomaco. Un senso di nausea. Anche a te vero?
E non ti ho mai chiesto quanti anni hai ma devi avere più o meno la mia età (mi sa meno) perchè questi interrogativi sono davvero tipici.. cioè, tipici miei.
Insomma, sto un pò straparlando, sono stanca, però ti sento vicina e questo è già qualcosa no??
questo è tantissimo!
a volte quello che mi devasta è la sensazione di essere sola al mondo nel pensare quello che penso.
ho 33 anni, un’età abbastanza cristologica… sarà quello? :DDD
Smile ript, la nostra risposta a queste assurdità che non solo non ci rappresentano, ma che non ci hanno nemmeno mai abitato.
Sono solo felice che tra un vociare cafone, un sovrastare aggressivo e una volgarità tipica del superficiale ci incontriamo, ci scopriamo e ci aiutiamo.
18
eravate tra i cinque motivi, presentissime ed energiche.
18 volte “grazie al cielo”!
ti sposerei :)
vado? preparo il corredo?
:)))
Certo che un commento qui non te lo posso non lasciare; a te che ogni giorno mi riempi occhi e cuore di belle immagini, sorrisi, cose tenere, belle iniziative, idee innovative….
Ci sono giorni dove invece si ha il “blues” e tu l’hai descritto con la tua solita dolcezza e capacità di coinvolgere e toccare chi ti legge!
E allora lascio qui il mio grande abbraccio ed il mio “grazie” per ciò che condividi su questo tuo spazio, spero ti giunga tutto il mio calore!
Cathy
eccome se mi ha raggiunta!! sono qui che me lo avvolgo al collo, come le sciarpe dell’inverno più freddo, quelle che sanno di bene e focolare.
grazie, cara cathy! sapere che graviti nelle cose di qui è un bellissimo regalo!
buona serata e tantissimi sorrisi:D
camilla
Si, si!!!! Che bella immagine!
;-)
A presto!
io ne ho 33 a maggio!!! great!!!
grazie per aver pensato che io fossi una pargola.
grazie con tutta me stessa!