Sono immensamente contenta di inaugurare oggi il bloc notes di Ilaria, la nuova guest-blogger di Zelda. Nei prossimi mesi ci racconterà quello che i suoi occhi vedono e che la sua penna fresca e divertita appunta sul bloc notes. Leggete il primo incontro di oggi: potrebbe darvi ottimi spunti di azione per i prossimi mesi!
Bacimoltobelli!
xoxo
Non so se per iscritto si sente, ma per questa mia prima apparizione su Zelda sono molto, molto emozionata. Quindi, scusate se mi impapererò!
Ho pensato di rompere il ghiaccio parlandovi del posto in cui vivo e di un’iniziativa che da qualche settimana lo anima. Abito a Torpignattara, un quartiere a sudest della Capitale. Alcuni giornali si ostinano a chiamarla periferia, ma secondo me Torpignattara – per gli amici Torpigna – è il posto dove Roma è più vicina a New York: un luogo multietnico, colorato, rumoroso, a tratti scalcinato e molto, molto vitale. Per ritrarlo servono i sari delle donne bengalesi e pakistane, i visi a luna piena dei bimbi cinesi, l’allure anni Cinquanta dei negozi storici della zona, un trenino urbano che sa di anni Venti, una scuola molto speciale, il mausoleo di Elena (la madre dell’imperatore Costantino) che con le pignatte (anfore) inserite nella costruzione dà il nome al quartiere e stormi di pappagallini verdi che si sono felicemente acclimatati e manifestano gracchiando la loro preferenza per il mese di luglio, le fronde fitte delle conifere e i cachi maturi sull’albero dei miei vicini.
Sono convinta che parecchi dei futuri possibili abitino qui a Torpignattara, nella convivenza, nella voglia di fare e negli incontri. Per questo, quando ho saputo che il Comitato di quartiere aveva lanciato un gruppo di baratto, ho pensato che scambiare oggetti poteva essere un bel modo di conoscere meglio il quartiere, i suoi abitanti e tante storie. Ed è andata così: i miei sandali rossi, ricordo di un’occasione in cui mi sembrava importante festeggiare in tacchi alti, ora sono ai piedi di Cristina, mentre io uso con soddisfazione una borsa che lei aveva ricevuto in regalo dieci anni fa.
E la pasta madre che lievita nella mia cucina è frutto di un baratto con Angela, a cui ho offerto i fermenti lattici per fare il kefir. Ognuna di noi ha conosciuto una nuova persona e condiviso un sentimento o un ricordo. Perché, anche se ostentiamo distacco, gli oggetti sono piezz’e core, e ogni scambio è un saluto che viene spontaneo celebrare con grazia. Le motivazioni dei “barattanti” del gruppo (oltre 560, mentre scrivo) sono le più varie: Giulia baratta per ridurre la propria impronta ecologica e ha dato un tostapane a Sonia, affascinata dall’usato, che ha ricambiato con un forno.
Antonella, pratica, cerca piccole riparazioni in cambio di conserve fatte in casa o rinfreschi per 15. Cristina offre dischi a chi si prenderà cura del lampadario di cristallo di sua nonna. Ci scambiamo anche vestiti e servizi, un passaggio in auto può valere l’orlo ad un paio di jeans c’è chi baratta “ignoranza in cambio di conoscenza, economia in cambio di cultura, pesantezza in cambio di leggiadria”. Segno che l’interesse per gli scambi senza denaro non nasce solo dalla crisi: il baratto è semplice, risparmioso, fa posto nelle nostre case e rende felici altre persone con cose che a noi non sono più indispensabili, ma è bellissimo anche per la dose massiccia di poesia che ogni scambio porta con sé. In più, il baratto di quartiere tesse relazioni in un contesto urbano che di solito tende a smagliarle.
Sento che il baratto può farci molto bene, qui a Torpigna. E farà bene anche a voi: barattate, gente, barattate!
Ilaria
Un’interessantissima guest-blogger! Ci piace!!!
EVVIVAAA!!
Perchè no?
Raffaella
;))
Ciao Ilaria!
Che bella iniziativa tra l’altro!!!!
Condivido e già pratico!!! Nel gruppo Parma. è bello sapere che altri lo fanno con gusto, a me piace tantissimo.
Ma geniali!!
Complimenti! Scrittura vivace e fresca e argomento molto molto interessante.
:D
Bellissima questa iniziativa, sono molto curiosa di leggere altri post di Ilaria!
Anche io, Valeria!!
NON VEDO L’ORA!!