La brutta congiuntura che stiamo vivendo dovrebbe farci tirare fuori gli attributi. Dovrebbe darci degli spunti di cambiamento. Renderci migliori, pratici, eleganti e pure silenziosi. Dovrebbe farci ascoltare prima di dire e renderci sensibili alle note, ai colori, al sorriso senza sconti, alla buona fede di quei quattro sconsiderati che ci stanno dietro.
La brutta congiuntura che stiamo vivendo dovrebbe rendere la lettura di un libro una carezza che ci regaliamo e sentiamo necessaria, dovrebbe farci capire il limite dei capricci e lasciare ampio spazio al bisogno altamente significativo dei grazie.
Oggi mi sono regalata una pausa pranzo in solitudine. Io e un libro miracoloso, di cui presto vi parlerò. Sopra di noi cieli di verde e pensieri di costruzione.
Pensavo. Non possiamo proprio esimerci dallo sperare quando, alzando gli occhi di qualche significativo grado, ci troviamo immersi nella più sconsiderata manifestazione di verde che si ricordi. Proprio oggi, proprio qui. Nel pieno della brutta congiuntura che stiamo vivendo.
Come faccio a non scriverti ancora, oggi, che ti condivido. Ti condivido e sento di far parte, o quantomeno voglio, di quella gente che la pensa come diceva Calvino (nell’introduzione a Una pietra sopra) che la società va avanti a catastrofi, crisi, svolte, e che nella cancrena non si produce niente. Io credo che a questo punto abbiamo superato il peggio: la cancrena. E la letteratura, dice sempre Lui, si insinua nelle crepe, nelle spaccature.
Quanto a me-me, e non quanto alla me-gente, sono già sul treno di ritorno a Peyton, stasera, è prestissimo. E allora frittata di patate sia!
sì!! frittata tu e friselle io.
brindiamo così, i nostri cieli di verde ;)