Caro Babbo Natale,
non volermene, ma io fatico nel credere che da solo con qualche renna tirata a lucido tu possa farcela con questa storia della slitta e dei doni.
Confessamelo e la facciamo finita. Tu mi dici la verità e io ti lascio il latte nel bicchiere la notte della vigilia.
Sei uno da cloni, forza. Mica come me che han fatto me e poi hanno buttato lo stampino.
Ti hanno inventato, hanno visto che funzionavi, che le favole venivano bene, che la gente sorrideva anche senza avere i denti e allora via con una serie di incappucciati di rosso che si dannano l’anima perché tutti si possa pensare che sei uno solo, che sei un tipo fichissimo, uno che ce la fa, il manifesto volante del Volere (volare?) è Potere. Trino non si poteva, questione di rispetto, di non fare arrabbiare l’originale più originale di tutti. Indi ti hanno fatto per mille.
Caro Babbo Natale, io ho scoperto il trucco perché sono molto intelligente. Però ti voglio dare una mano: per evitare che anche chi non brilla in acume si accorga della bufala che ci propini evita di mandare in giro i cloni venuti male.
Quello passato da qui l’anno scorso ha snobbato i biscotti e s’è fregato la bottiglia di Sambuca che la Regina tiene nella credenza. Ma si fa? Io, e non mi hai mai filato di pezza quando ti chiedevo se potevo esserti d’aiuto, nella credenza ci vado a dormire, ma la Sambuca mica me la frego.
Fatti un conto. Vestito di rosso faccio pure una discreta figura, ma non mi permetto di insistere.
Con l’occasione ti rinnovo l’invito a considerare l’opzione renna per Don Rodrigo. A lui il rosso non dona, le corna invece sì.
Auguri di cuore, a te, a tutti quanti.
È solo Natale, ma a pensarci bene è una grande occasione per tirare un pochino il fiato.
Respiriamo e proviamo a sorriderci di più. Io dico che è un gran regalo da fare, da farsi.
In fede, Gavino.
Buon Natale anche a te, Gavino.
Raffaella
Gavino Gavino, tu non hai ancora scoperto,evidentemente, il vero grande segreto che cela in se il Natale. Devi chiudere quegli occhietti, e non sbirciare! Devi tenerli chiusi almeno tre minuti, ce la puoi fare. Lo devi fare liberando la mente da condizionamenti pubblicitari, quelli della Coca cola, della carne Gourmet, delle luci e delle musiche natalizie, devi rimanere solo con te stesso per tre minuti e ascoltarti. Devi ascoltare più giù e se non ci riesci spingerti più giù ancora dove una voce, che all’inizio ti sembrerà solo un sottofondo sordo, come un boato sommesso, piano piano si trasformerà in immagini. Sfocate dapprima, irriconoscibili quasi, come guardare da dietro un vetro appannato, movimenti di colore tenue e lenti. Sentirai poi un vago calore salirti dalla spina dorsale e su su, raggiungere la collottola. Poi tutto si farà chiaro, riconoscerai una micia straordinaria e tanti piccoli gavini attaccati a lei spingere via le ore per diventare grandi in fretta. Riconoscerai quella micia, percepirai la tacita promessa che ti fece, ricorderai le corse con i tuoi fratellini rincorrendo un gomitolo di lana rosso e la gioia spensierata di quel gattesco mondo. In quel preciso istante Babbo Natale sarà lì, anche se non lo vedrai, perchè è solo lui che può portarti, a Natale quel grandissimo dono che è la memoria di chi ci ha preceduti, di chi siamo stati prima di diventare ciò che siamo ora. E’ lui e solo lui che ci dona il ricordo di quella vita incantata. Se poi nel frattempo, invisibile com’è (perchè il vero babbo natale è invisibile) si dovesse scolare qualche bicchieretto di sambuca…su…e chiudi un occhio. Miseriaccia, mi ero dimenticato di farteli riaprire! Buon natale Gavino
hi.