19 Dicembre 2012

Un regalo per Natale? Alice Underground all’Elfo Puccini

Camilla - Zelda was a writer

Daily thoughts

Quando avevo 29 anni e 6 giorni andai alla Feltrinelli di piazza Piemonte per ritirare il regalo di un mio caro amico lontano. Non sapevo che da lì a qualche minuto avrei incontrato Il Persecutore di Julio Cortázar. Lo ritirai, tornai a casa e lo sbranai. Fu una passione folgorante.

L’altra sera, nei primi emozionanti minuti di Alice Underground (Teatro Elfo, fino al 31 dicembre), ho pensato a quel libro e a tutta la magnifica dissertazione che Johnny Carter/Charlie Parker fa sul valore del Tempo.
Non solo io ma anche quella lì, e tu, e tutti i ragazzi, potrebbero vivere centinaia d’anni, se trovassimo il modo potremmo vivere mille volte di più di quel che viviamo adesso per colpa degli orologi, di quella mania dei minuti e di dopodomani… 
Dice proprio così Johhny/Charlie, pensa un quarto d’ora in un minuto e mezzo e si batte per la parità del domani e dell’adesso.Oggi, a mente fredda, ragionando sulle strane connessioni della mente, ho pensato che anche l’Alice di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia suona una musica tutta interiore. Un ritmo atavico e bambino, libero dagli imperativi degli orologi, dai nodi dello spazio, dalle trappole del senso comune.

Alice accetta di buon grado qualunque contesto che il suo sognare labirintico e concitato le imponga. Si muove con curiosità, cerca di comprendere, si sforza di assimilare.
Un attimo prima minuscola, un secondo dopo gigante. Lunga ma mai grande. Intenta a seguire i punti di fuga di un panorama sempre nuovo. Mai remissiva, polemica e tantomeno sprezzante. Impaurita dagli abissi, dai vortici, dal buio ma sempre pronta ad attraversarli per procedere con il suo cammino, con la sua quête.

Alice Underground si muove immersa in un magma rosso, il terzo della regia di Frongia. Un rosso vellutato e sinuoso, meno tragico di quello che avvolge Cassandra, meno materico di quello che attraversa le tele di Rosso. Un rosso broccato, spinoso e infuocato. Vicino alle viscere della Terra, a un passo dall’inconscio.

Seguendo questa via di colore, Alice raggiunge un Mondo Altro, chiassoso e ipertrofico, dotato di un manifesto amore per il nonsense. Lo fa con una totale predisposizione alla conoscenza, con un approccio speculativo e mai rinunciatario. Disposta a spingersi ben oltre le colonne d’Ercole, per assimilare nuovi ritmi, nuove idee sulla vita, per essere suo malgrado testimone di poesie sfibranti e di tè delle cinque in cui le briciole non cadono mai dal tavolo. Pronta a farsi sommergere dalle sue lacrime, pronta a rimettere in discussione persino la sua stessa identità.

Nel corso del tempo, la complessa stratificazione di senso di un’opera tanto fantasiosa ha prodotto infinite versioni. Ci sono tantissime Alice e ognuna cerca di (non)rispondere alle domande di moltissimi di noi.
L’altra sera, però, io la seguivo solo in una direzione.
Ero lì, seduta nel buio, di fronte al poderoso e ipnotico passaggio di una vita dai colori saturi, di fronte alla fascinazione frusciante delle stoffe, delle maschere, del tratto che dipinge le scene, delle erre tremule e delle esse sibilanti.
Ero nel perfetto punto principe di tutto, con la magistrale interpretazione di Ida Marinelli, Ferdinando Bruni e Matteo Mojana, con la presenza di una Elena Russo Arman mozzafiato, che mi ha permesso di calzare gli stivali delle Sette Leghe e con cui avrei camminato per ore.
Ero lì e pensavo a questa Alice coraggiosa che a sette anni e sei mesi non ha paura di sperimentare il Diverso.
Dubbiosa ma non remissiva, mi è parso un monito – a tratti sfarfallante, a tratti gotico – a comprendere gli altri, ad abitare il loro mondo per un doveroso quarto d’ora accademico. Giusto per capire che, se agli occhi di taluni l’unicorno appare un mostro favoloso, anche una bambina in carne e ossa potrà esserlo per tanti altri.

In fondo, pensavo sulla via del ritorno, tutto dipende da quanto coraggio siamo disposti a mettere in gioco per indossare sguardi di altre taglie.

3 pensieri su “Un regalo per Natale? Alice Underground all’Elfo Puccini

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