Molto spesso mi chiedono che lavoro faccia e io, puntualmente, cado dal pero. Non è che non voglia dire che faccio la blogger ma sono sempre stata allergica alle categorie e tendo a confondere sempre le carte sul tavolo. Così, in genere, tento di buttarmi nelle perifrasi.
Nel mio biglietto da visita ho optato per una definizione che secondo me è calzante: “scrittrice seriale e mangiatrice di libri”. Calzante per questo periodo. Poi, sono certa, le cose muteranno e sarò altro. A ripensarci, dovrei semplicemente scrivere “ufficio complicazioni”, sarebbe una definizione utile per tutte le mie prossime stagioni…
Recentemente, su alcuni biglietti da visita che mi sono finiti tra le mani ho letto definizioni quali “influencer” e confesso di aver provato 5 lunghissimi secondi di sconforto. Influencer è ancora uno status le cui dinamiche mi risultano parecchio oscure ma per sommi capi credo di aver capito di cosa si tratti. Ecco, tecnicamente uno non dovrebbe dire di sé che è tale, neanche dopo evidenti riprove sul campo. Sarebbe come se uno si presentasse dicendo:
– Ciao, mi chiamo X e sono un simpatico trascinatore di folle.
– Ciao! Sono Y, una donna dal fascino sottile ma catalizzante.
Insomma, ci siamo capiti.
Il lavoro della blogger è un lavoro? Sì, in alcuni casi lo è.
La vita è parecchio più semplice di noi e se c’è un’Azienda o un’agenzia con un lavoro per te, tu svolgi questo lavoro ed è previsto un compenso… Beh, questo è di fatto un lavoro.
Bieco, terrificante, privo di sostanza, prezzolato, lontano da ogni sorta di lungimiranza? No, non direi. Come in tutte le cose dipende da quale idea lo caratterizza, da come decidi di svolgerlo, quali sono i piani di sviluppo del tuo progetto principale, quanto ci credi, quanto regali di te in termini di tempo e professionalità. Cose, insomma, vecchie come il mondo. Talmente vecchie che non c’era neanche Splinder.
Ah, dipende anche da quale budget disponi, da quanto l’Azienda o l’agenzia è disposta a crederci e a sostenerti. Anche questa è una variante del “gioco” che andrebbe sempre considerata.
Insomma, è capitata questa cosa: a un tratto sembra che i blogger siano terreno fertile per nuovi lavori sul prodotto. Una comunicazione trasversale, una comunicazione innovativa, che contempli l’esperenzialità, che riguardi un punto di vista.
Io, che mangio comunicazione a colazione (scusate la cacofonia dell’affermazione) l’ho trovata una presa di coscienza a dir poco spettacolare.
Ci ero in mezzo e scrivevo il mio blogghetto, lo riempivo di foto e di sovrascritte, sognavo di diventare una blogger del Kentucky con i polpacci un po’ grossi, è vero, ma con una Canon 5D Mark III da far impallidire Richard Avedon. Sempre truccata, ovvio. Con un marito come migliore amico e Dio (mi si perdoni la blasfemia) da ringraziare alla fine di ogni post.
Cos’è cambiato da allora, oltre al fatto di non essere sposata con il mio migliore amico?
Ho reso il mio blog un portfolio vivo, un contenitore di acqua piovana (alla Calvino, sì) e di possibilità, qualche collaborazione e tantissimi contatti. Lavoro con il mio blog perché è il mio biglietto da visita e non smetterò mai di ringraziare Justine, Gaia – con cui condivido tantissime occasioni di confronto e di mutuo soccorso – e tantissime persone, provenienti da Aziende e agenzie illuminate che hanno avuto lo slancio necessario per crederci e per farmi credere che fosse possibile.
Magari l’anno prossimo non sarò più qui, starò facendo dell’altro. Ma al momento mi pare che sia un ambito interessante, una terra da scoprire e colonizzare, un vuoto su cui costruire e fare bene.
Tornando a bomba: i blogger sono il futuro.
Cosa fare dei blogger? Pochi, pochissimi lo sanno.
Si è iniziato a lavorare con loro come si è sempre lavorato. Sbagliato, non funzionava.
Si continua a ritenere che siano fondamentali ma non si sa dove e come collocarli. Alcune Aziende si dichiarano ancora impreparate, altre improvvisano. Altre, poche, stanno facendo un lavoro titanico, di forze centrifughe e lungimiranti. Esistono, negarlo sarebbe da stolti.
All’inizio – e forse anche adesso – si è pensato che l’entusiasmo di queste nuove professioni potesse venire utilizzato da contorno: inviti su inviti, richieste di sviluppo di progetti mai nati, di post/instagrammate et similia. Tutti ripagati con il gadget del momento. Da esibire su instagram. In alcuni casi, c’è anche la foto sullo sfondo brandizzato, la stretta di mano con l’influencer (pagato) e un simpatico buffet. Tutto (ancora) da esibire su instagram.
Scherzi a parte, qual è la gestione corretta di un fenomeno tracimante e variegato?
Non credo di saperlo come chi l’ha studiato ma come chi lo sta vivendo sul campo.
Ecco la mia personale lista di priorità:
1. Premiare il contenuto: difenderlo con i denti, alimentarlo, affrontare una devastante lista di no.
2. Lavorare sulle idee: cosa ce ne faremo dell’inventario di saluti su instagram tra qualche anno? Porsi queste domande e testarle su un’idea continua ad avere un’importanza vitale. Una vera e propria prova del nove.
3. Conoscersi: basta ai blogger che non conoscono il prodotto e basta alle agenzie/Aziende che mi chiamano per un lavoro e poi mi chiedono di che cosa mi occupi attualmente…
Se non credi che un blogger possa fare al caso tuo, non chiamarlo. Semplice come connettersi a internet e cercare il profilo facebook di un tizio che ti piace.
Se credi che un’Azienda sia portatrice di un messaggio che non è il tuo, non lavorarci. Semplice come connettersi a internet e cercare una vecchia amica dell’asilo per vedere come è diventata.
4. Dare valore al lavoro: pagare/farsi pagare, in sostanza. Quando lavori, nessuno ti fa un favore: stai fornendo un servizio. Se continui ad accontentarti del regalino/sorpresina che ti arriva a casa, succede questo: nessuno ti considererà un professionista e almeno due professionisti cadranno sul tragico cammino della libera professione.
[Postilla a margine: I liberi professionisti in questo Paese non sono affatto tutelati. Non fatemi dire di più e accendiamo un cero, grazie].
5. —> Sentirsi gruppo: se qualcosa di male viene fatto a me, dovrebbe essere un problema anche tuo. Non stiamo parlando di amicizia o di carità cristiana ma di identità professionale…
Ok, vivo nel mondo delle fiabe.
6. Rispettare profondamente l’ambito con cui ci si interfaccia: hai chiamato un blogger? Rispettalo. Sei stato chiamato da un’Azienda? Lavora sodo. Basta selfie e saluti della regina. Lavora.
7. Ringraziare sempre le persone con cui si è lavorato bene: questo è quello che si intende per mantenere i contatti. Il resto è solo aria fritta.
8. Scappare a pie’ pari da chi non ci ha trattato bene: basta con la sindrome di Norimberga. Anche Rossella O’Hara alla fine se n’è fatta una ragione. Insomma, il mondo è pieno di opzioni e di incastri. Basta trovare i propri. Frequentare quelli che ci rispettano e allontanare quelli che non ci comprendono.
Credo che questo possa bastare. Credo che questo potrebbe sortire un grandissimo risultato.
Non si tratta di niente di diverso da quello che viene richiesto in altri contesti professionali, in altri campi. Capirlo e lavorare perché ciò sia di dominio pubblico potrebbe essere la via giusta per rendere la passione della vita un lavoro solido.
O forse no… Siamo assolutamente certi che tutta la realizzazione del mondo passi da un blog?
Buona giornata a tutti!
Camilla
Zelda was a writer
E condivido anche questo. Due su due. In questi giorni sei il mio faro :)
ahahahahah!!! Ho un sacco di pensieri che non riesco a condividere per mancanza di tempo… Sedimentano per lunghe settimane e poi trac! arriva magicamente il momento!
Grazie sempre, Jane Pancrazia Cole :) <3
Camiiiiiiiiii, questo post è il perfetto decalogo da frigo.
Da mantra mentre si colaziona.
Lo stampo e ci faccio un altarino, così accendo un cero anche per interposta persona!
Sei top.
Ciao Mic, io ti adoro!
Punto e a capo.
E ora baci. Moltissimi.
Ti vedrei bene a presiedere il Sindacato Bloggers Onesti, e già dall’aggettivo che ho aggiunto avrai intuito dove andrò di qui a poche righe a parare… Non trovo disdicevole il considerare un lavoro l’essere blogger, ciò che mi irrita è una certa scorrettezza diffusa, da parte di alcuni tuoi colleghi, di non specificare da nessuna parte (in capo, in coda, nelle note a fondo pagina) che i loro post sono sponsorizzati. Eppure non ci vuol molto ad accorgersene, e questo (almeno ai miei occhi) ha un effetto boomerang non indifferente, sia per il blogger (il cosiddetto «marchettaro», scusa la volgarità ma rende bene l’idea) che per l’Azienda/Agenzia/Ente.
Io sono totalmente ottimista in merito. Credo che l’imbuto del tempo premierà, non tanto la supposta bravura, ma coloro che hanno lottato per contenuto e trasparenza.
Poi ci sta che non sia per nulla facile, che tutto si stia costruendo man mano che viene posto in essere ma certe cose, prima tra tutte il rispetto che si deve alle proprie idee e a quelle di chi legge, dovrebbe essere il diktat di qualsiasi comunicatore.
Ti stritolo e ti mando una serie zuccherina di baci e sorrisi :)))
Alla fine ci salveranno GLI ‘MBUTIIIII, come li chiamava l’annunciatrice del Rieduchèscional Channel.
XD
P.S. Ricambio gli abbracci e si aggiunge anche lo stritolatore di 115 cm, che per la sua età è abbastanza bravo a stringere forte.
In alto le mani per gli IMBUTI!
E viva tutti gli stritolatori seriali <3
Parole sante! Ops scusa la blasfemia.
Ahahahahahhahahahaha!!!
Un sacco di belle idee da far fermentare nei nostri yogurt interiori. Dovresti fare (un domani) la consulente di vite creative. Fai la differenza, mica come gli influencers! ;)
Voglio un bel camper per girare con libri e book club! Ecco cosa mi piacerebbe da matti ;)
UN BACIO!!!
ti ho già lodata su facebook, senza pseudomino, guardandoti con la mia faccia senza alias, e te lo ribadisco: questo post è eccellente.
Il lavoro del blogger? Scrivere ma non solo. Il blog ha due grandi vantaggi: può essere aggiornato e può creare interazione nei commenti. Quindi il lavoro del blogger è questo: scrivere ottimi articoli, articoli in grado di incrociare le esigenze del lettore e quelle dell’autore, ma anche creare una connessione con l’utente.
Questa è la mia idea.
Credo anche che il lavoro del blogger stia anche nel fare pace che non saranno gli articoli a pagargli le bollette. Ma che attraverso quelli, la connessione con l’utente e le esigenze del lettore, possa arrivare a creare mondi professionali paralleli di grandissima soddisfazione personale. Tu ne sei un esempio! Ciao ;)
E poi ci sono ancora molti sguardi perplessi quando dici di avere un blog. Il mio nasce per passione, ma, ora che mi sto avvicinando al mondo della comunicazione come studentessa e poi (si spera) come professionista, è anche il mio biglietto da visita. E se un giorno dovesse diventare anche un lavoro sarebbe davvero il massimo! Io sono ottimista: “lavorare sulle idee”, impegnarsi, secondo me è sempre la strada giusta e, comunque vada, si potrà essere fieri di se stessi.
E poi infischiarsene degli sguardi perplessi ;) Conta quello che si realizza, non il nome che diamo alle cose.
Baci forti e in bocca al lupetto <3
Camilla come dici tu le cose non le dice nessuno.
e proprio ora che sto iniziando a LAVORARE in questo mondo mi accorgo che è proprio come dici tu e anch’io sono ottimista sul fatto che le Aziende inizino a capire qual è il modo giusto per lavorare con noi. L’unica cosa che penso – ma correggimi se sbaglio – è che mi pare che, in questo momento storico in cui ancora non è tutto così chiaro, per far capire il valore del nostro lavoro forse può essere utile qualche volta lavorare con un compenso materiale (e non parlo di un sacchetto di farina) perchè è l’unico modo per avere l’occasione di dimostrare quello che siamo in grado di fare, una sorta di scotto da pagare, di sacrificio nel vero senso della parola: rendere sacro (oggi blasfemia a manetta) il nostro lavoro e quindi degno di un compenso. Io ce la sto mettendo tutta, soprattutto in questi giorni che sto lavorando a un progetto con tutto l’impegno del mondo per dimostrare come sono in grado di trasformare la tradizionale forma di comunicazione. Della serie “ti è piaciuto quello che faccio, come lo faccio e perchè? ecco, tutto questo ha un costo: il mio”. se si lavora sodo i risultati arrivano. Con me sta funzionando!
Ti abbraccio e ti stimo immensamente
Blasfemia a manetta, oggi… ahahahahhahahahah!
Non vorrei essere fraintesa: non credo che tutto richieda un pagamento. Non nei modi canonici, perlomeno.
Ognuno sceglie la sua scali di priorità, le persone con cui creare progetti per così dire “pro bono”, i progetti su cui investire tutto (perché ci credi, perché ti formano, perché aumentano le tue possibilità di conoscenza e di consapevolezza), i risultati da raggiungere e il profitto da realizzare. In più, bisogna continuare a dare un grande valore alla formazione, alla cosiddetta gavetta. Non mi sono mai risparmiata e continuerò a lavorare in questi termini.
Ma c’è un ma. Non sono più d’accordo con l’idea che non ci si deve fare pagare per far vedere quello che si sa fare. Non perché questo assunto non abbia un valore umano e pedagogico ma perché, ahimè, moltissima gente ci marcia sopra alla grande.
In bocca al lupo, cara Rita, stai facendo un lavoro STUPENDO!
Ok allora sono assolutamente d’accordo con te su tutto tutto tutto. (Grazie per l’incoraggiamento preziosissimo ♡)
ti stritolo!
Per amor di sintesi: applausi.
Ok, allora faccio un inchino :)))
Ciao Camilla, ti seguo da un po’, ma mai mi è capitato di scriverti un commento qui sul tuo blog. Su Facebook ti sei scusata di essere troppo seria o saccente. Io ti volevo appunto scrivere per dirti che ogni tanto dire le cose come stanno, fa bene. A noi che ci muoviamo in questo mondo, che per un attimo smettiamo di sentirci soli, e a chi con questi professionisti come te, ci vuole lavorare. Sei in gamba e un gran esempio per me, blogger novellina. Un abbraccio da Madrid! ;)
Grazie Valentina!
In realtà, in questo ambito, siamo un po’ tutti novellini. Si sta delineando tutto mentre siamo qui, che tentiamo e proviamo. La cosa migliore? Essere connessi, consapevoli e instancabili, anche nello scambio di pensieri come questi!
Un bacio forte, a te e a Madrid <3
L’influencer è come quello che dava i volantini a scuola per andare all’Ipotesi (per chi non sa Ipotesi=discoteca truzza delle domeniche pomeriggio anni 90)
Urca, l’Ipotesi :OOOO
Che faccio, mi ripeto? Da esterna del mondo dei blogger di lavoro, hai espresso benissimo il mio pensiero. Tifo per le persone come te che fanno la differenza.
Francesca
E io per persone come te, cara Francesca <3
E’ un piacere leggere quello che scrivi e come lo scrivi!
Grazie Nastasia!!!
Che posso dire… per una “wannabeablogger” come me questo pezzo è davvero un piccolo pozzo da cui attingere conoscienza!
O almeno per provarci! Grazie!
Quindi seguo il consiglio di Mic: stampo e appiccico al frigo.
Ogni mattina berro’ caffè nero e ripeterò i mantra… nell’attesa di poterti chiamare collega e aderire al sindacato!
Grazie a te, cara Sara!!!
:)))) E in bocca al lupo per il tuo progetto!
Ciao, sono Virginia e ho un blog! :)
Di tutte le cose che hai scritto (che condivido e che stamperò anch’io per appiccicarle al frigo) quella che trovo più interessante, e che cerco di tenere sempre a mente, è il sentirsi gruppo, anche nel promuovere i contenuti validi di un collega! La collaborazione fra blogger, per me, è fondamentale.
Posso scrivere una cosa da groupie? Adoro il tuo blog :)
Grazie Virginia!!!
La collaborazione è una prova del nove, quella che ti darà grandissime informazioni sulla persona che hai di fronte ;)
Baci forti
Ciao Camilla, sono Marta e da ventunenne ho una domanda sola: ho un blog ma non so come si fa a farlo diventare un lavoro sono presa male?
Un abbraccio
Ciao Marta! Non sei affatto “presa male”. Io ti direi questo: inizia a chiederti cosa vuoi e come potresti realizzarlo. Inizia a frequentare incontri e workshop. Eventi di un certo valore, non cose che ti facciano perdere tempo e soldi. Leggi tanto, informati. Cerca di raggiungere i tuoi prossimi colleghi e le dinamiche che caratterizzano il lavoro che vorrai intraprendere. Insomma, tranne rarissimi casi (capitano, ma non si può contarci) nessuno ti busserà alla porta di casa. Ma te lo posso giurare: cercare la propria strada non è poi così male! ;)
Baci
Ciao Camilla!
Ci si mette un po’ a capire come funziona il mondo dei blog e come il proprio venga percepito dagli altri. Chi ha qualcosa da condividere, lo lascia volare nell’aria e non sa a chi arriverà. A volte tornano indietro un messaggio e una grande soddisfazione, raramente si prospetta una collaborazione interessante, mai (nel mio caso) un lavoro. Credo che valga il detto “sbagliando s’impara”, che è poi la gavetta di chi ha buon senso ma poca esperienza. Perché sia un lavoro, va inteso però come lavoro: quotidiano, serio (ma divertendosi, eh, o tanto vale scegliere altro) e con un progetto per il futuro. Per il resto, rimane un bellissimo percorso di condivisione di quello che ci piace ;)
Evviva i blogger!
Il problema è la stasi. Nulla ti arriva se non lo cerchi. Hai ragione: ci vogliono tantissima fatica, tenacia, volontà e una grandissima dose di costanza… ma questo è quello che si richiede a ogni lavoro ;)
Mille baci e grazie di essere passata qui <3
Mi sento di ringraziarti ancora per tutto quello che sto imparando da quando, in autunno, per caso ho iniziato a seguirti. Tu, con la tua esperienza, dai forma e consistenza alle mie idee confuse . Magari un giorno poter dire di aver degnamente seguito le tue orme.
Ti abbraccio
Cara Raffaella, ti confesserò che sono molto confusa anch’io :))) Scrivo per mettere ordine. Da sempre, in effetti!
Mille baci <3
Trovo interessantissimo sentirti parlare di futuro dei blogger, proprio mentre io stavo avendo l’impressione che i lettori andassero troppo di corsa per fermarsi un attimo a leggere gli articoli come facevano un tempo. La maggior parte di loro non va oltre Facebook, e commentare è per i più uno spreco di tempo. Ma forse hai ragione tu, e vale davvero la pena di tenere duro e mantenere in vita il proprio diario virtuale, che lo si faccia per guadagnarci o meno. Dopotutto, almeno per quel che mi riguarda, faccio fatica a limitare la mia espressione alla ‘profondità’ di un tweet, o di un commento.
Per il resto i punti che hai menzionato sono tutti validi, e sono validi sempre, anche per cose che non riguardano strettamente il lavoro…
Diciamo che è cambiata la disponibilità all’approfondimento. Questo però da qualche anno e in vari contesti della comunicazione. Tutto corre veloce e moltissime sono le sollecitazioni a cui siamo chiamati. Ci sta. Il tutto sta nel comprendere le nuove modalità di diffusione del contenuto. Siamo fortunati, in questo senso: abbiamo mille linguaggi a disposizione!
Un abbraccio :)
Semplicemente PERFETTO. ” Sei stato chiamato da un’Azienda? Lavora sodo. Basta selfie e saluti della regina. Lavora”…chapeau
Grazie Anna!
Questo me lo stampo!
Se ne vedono di cotte e di crude, sia tra i blog che tra i vlog… A cosa saremo destinati in futuro lo scopriremo vivendo. Ormai è chiaro, alcuni brand hanno capito che i blog portano pubblicità a costi ridottissimi, e obbligano a commercializzare cose a dir poco brutte in modo imbarazzante! (Lo fai notare e le blogger sono costrette a cancellare il tuo commento hihihi)
Dall’altra parte i buoni contenuti non vengono mai premiati abbastanza…
Non esiste una deontologia chiara in questo ambiente perché si sta costruendo con l’ambiente stesso. Certo, alcune regole appartengono molto più alla buona creanza che a una coscienza professionale…
❤️❤️❤️❤️❤️
smaaaaack!
Bellissimo, il “nostro mondo dei blogger” mi piace sempre di più. E la cosa che ritrovo straordinaria è che in linea generale ci accomuna la passione per lo scrivere, una positività che potremmo salvare il mondo e una creatività, che con la mia professione di architetto e designer è il dogma della mia vita, con la quale caratterizziamo qualsiasi argomento. Adoro “lavorare sulle idee”. Grazie delle tue riflessioni. ciao
Mi piace la tua positività, Stefano! E non voglio scalfirla di una virgola ;)
Grazie a te per essere passato qui!
Mamma mia, parole sante!! Sono sempre stata una freelance per diverse testate, ho studiato comunicazione, sognavo di essere un incrocio da Brooke (un po’ meno SCIOCCHINA, magari…….) e Steve Jobs (ok, parliamo di sogni!), con uno stipendio da capogiro….invece mi sono ritrovata “precarissima” ad accontentarmi di spicci…ma a fare quello che sognavo: SCRIVERE! Poi ho aperto il blog su cui vorrei investire di più, ma quando finisco di scrivere per i giornali non mi rimangono molte energie…un po’ la storia del calzolaio e della moglie con le scarpe bucate! Comunque sì, anche le aziende mi sembrano un po’ confuse sulla collocazione di queste figure, io attendo, cerco di capire, studiare…perchè le cose cresceranno. Comunque sono io che mi sono assentata un po’ troppo dal web e non ricordo o qui sono cambiate un po’ di cose nel blog? (Tipo grafica layout….io me lo ricordavo diverso..!!) comunque complimenti e continua così!!!
Le cose cambieranno, me lo sento. Questo dato di fatto dovrebbe renderci molto più lungimiranti e pronti :)
Anche qui le cose sono cambiate, sì! Da qualche mesetto, oramai ;)
In bocca al lupo per le tue parole!
grazie! bell’articolo!
Articolo in cui hai superato te stessa.
Al primo posto, come sempre, la tua onestà.
Per capire davvero quello di cui parli in questo post, occorre seguirti su Instagram e Facebook, dove scatti e condividi i momenti della tua giornata, della tua passione e di ciò che ti tiene occupata (lavoro o passione? Difficile scindere le due cose, nel tuo caso). Il problema dei blogger di oggi è che si crede che quello del web sia un mercato facile, di lavoro e un po’ di markette per arrivare lì, dove stanno tutti gli Influencers. Si raccontano un po’ di ABC per Polli, e molti credono che così si facciano soldi a palate. Per cui, tutto quello di cui tu parli è Verità sacrosanta, uno di quei manifesti che chiunque dovrebbe leggere per sapere com’è davvero e come dovrebbe essere. O come è, in poche realtà bellissime. Credo che il grosso del lavoro, sul cambiare le cose, stia proprio ai blogger: fare capire cosa si fa, come lo si fa, perché lo si fa a quel modo e non in un altro.
Perché si “perde tempo in rete”.
Difficile, vero?
E tu, Camilla, sii fiera di essere la Zelda-Blogger di tutti noi: il mondo sorride sempre quando si passa dalle tue parti!
Ci sei andata fin troppo leggera con i sedicenti influencer. Anch’io sono seriamente in imbarazzo per loro e sono felice che finalmente qualcuno lo abbia detto :D
Come in tutti i cicli di vita dei fenomeni di comunicazione, in principio è solo caos e improvvisazione. Molti blogger non hanno un piano editoriale chiaro, uno stile riconoscibile. Arraffano clienti a destra e sinistra, trattano i prodotti di due competitor, non sanno minimamente raccontare i brand né i prodotti (no, “lo trovo fantastico” non basta), in alcuni casi, diciamolo, non sanno proprio scrivere. Le aziende sono spaesate, sentono che devono investire ma non sanno come scegliere, e diventa estremamente facile buttare i budget nel WC (mi contengo).
Non so quale sia il destino dei blog, ma penso che tu sia una perla rara di bravura e professionalità. E adoro la definizione sul tuo biglietto da visita!
Ciao Camilla, ero qui che mi perdevo nella lettura dei tuoi post e sono arrivata su questo sospinta dall’onda dei più letti. Probabilmente finirò per essere ripetitiva dopo i tanti commenti, ma hai proprio centrato il punto. E lo hai fatto in maniera talmente magistrale da farmi pensare che la prossima volta che un’azienda mi contatta con una proposta assurda glielo faccio leggere, così, in leggerezza. Perché prima o poi dovranno rendersi conto che dietro a un post c’è del lavoro da parte di chi scrive, a meno che chi “scrive” non si limiti a un “saluto della regina”.
V.
P.s. Naturalmente, adesso che ti ho scovata, non ti perderò di vista… Pardon, di lettura!