E alla fine è capitato: la mia preziosa amica di sesamini (e perdonate la frase criptica, ma lei capirà) mi ha portato la mia boule à neige.
Lei mi vuole molto bene e quindi pretendeva io avessi il meglio. Mi ha chiamato da Parigi abbastanza allarmata e mi ha chiesto, con quel suo modo di ironizzare sulla vita che adoro:
– Vuoi i due innamorati sulla panchina o quelli che procedono sulla barchetta lungo la Senna?
– Uhm… panchina! – dico io. E lei aggiunge, con piglio scientifico:
– Comunque ti devo avvertire, la neve produce uno strano movimento rotatorio, niente di reale… è pure poca roba, per la verità! E poi, ci sono degli antiestetici pezzi di glitter che si muovono più lenti… insomma, niente di buono. Prendo?
Eccola qui. La mia palla di neve svalvolata che se la capovolgi ci pensa un attimo a come creare l’effetto. Eccolo, il mio attimo di sospensione che scende male, ma alla fine scende. E va ad innevare un Valentino e una Valentina che sono troppo grandi rispetto a Lei, alla Tour E.
Oggi penso che dovrebbe essere giornata di lettere da scrivere. Non so come mai ho questa strana sensazione. Oggi credo che non si dovrebbe rimandare o, che so, demandare ai gesti. Oggi bisognerebbe proprio scrivere. Lettere non inviabili, sporcate di tutto il nero dell’inchiostro e con qualche spazio bianco che dia fiato al resto. Oggi bisognerebbe dire perché domani è un pretesto e invece esserci costa fatica. Perché, a rigor di logica, se ci sei partecipi, ma se rimandi sei costretto a riferire di vissuti altrui… che poi è sempre scrivere, ma uno scrivere diverso. Di secondo o forse terzo grado.
Una lettera che inizi con i baci e termini con le intestazioni. Che ferisca, ottunda, smorzi, crei, graviti in superficie o sia buona da prendere a morsi.
Oggi, mi dico, bisognerebbe scrivere. E poi inviare. Senza paura di punteggiatura fuori posto o di ego tradito. Ma chissà, magari questa convinzione è solo l’impeto di un istante… così, nel dubbio mi sono messa a cucinare farfalle. E le ho lasciate libere di essere belle e profumate.
Nel dubbio ho comprato fiori ciclaminei. E ho radunato tutte le cose che mi fanno stare bene, vicine e strette a quella me di me che mi sta abbastanza simpatica.
Nel dubbio ho comprato creme alla mandorla e vocali che si sposassero con consonanti vigorose. E poi le ho sussurrate, perché le cose sussurrate mi creano da sempre l’impressione del tuono che accarezza e spacca.
Ho pensato alle cose che condividi e che ti sembrano più ricche…
Alle cose inutili, tanto inutili da essere irrinunciabili…
(questi orecchini li trovate qui)
Alle cose che mi mettono subito in pace con la carta (Nathalie Leté)
Nel dubbio ho pensato a quello che farò il prossimo week-end…
Scrivete piccoli pezzi di niente capitati. Lo dico come se fossi l’ultima dei maestri, sia chiaro. Appuntateli malamente sul pezzo di carta che gravita da troppo tempo nella vostra borsa… non avete mai pensato che la sua presenza non dipenda dal vostro disordine, ma da un preciso disegno del Destino dei Piccoli Appunti di Niente?
Pensiamoci. Magari sbaglio io.
Bacibellissimi!
A presto. Ti bacio. Esserci, fra le cose, dentro ai colori, nei sapori bislacchi di una domenica non più qualunque. Questo desidero. Ti lascio due righe che dicano di me. Buonasera!
[Appunto al contrario]
La tua Cami. Buona serata, cara Rob Pulcina!! … credo dipenda dal fatto che sei innegabilmente guizzo e speranza! tu sai sempre come rispondere al mio bisogno di guizzo e speranza. Cara Amica Mia,