1 Febbraio 2024

Febbraio!

Camilla - Zelda was a writer

Febbraio!

Febbraio, ci siamo! Volevo salutare il mese con un post sul rispetto dovuto al lavoro dei creativi, visto che meno di un mese fa mi è stato sottratta un’illustrazione, che poi è diventata un enorme poster in giro per una città italiana. Ma la verità è che il pensiero di scrivere per l’ennesima volta quattro belle frasi sulla fatica che faccio, sul dolore che ho provato e sul desiderio di lasciare andare questo lavoro per trovarne uno meno coinvolgente a livello sentimentale mi ha fatto letteralmente addormentare sulla sedia.

Mi sembra di ribadire l’ovvio da troppo tempo e forse, mi sono detta, non è più un problema mio, ma di un mondo che non si ferma a chiedersi neanche per un attimo se un’azione sia lecita, se possa ferire o togliere spazio e possibilità di espansione ad altri.

La questione è più che risolta, comunque. La sto “usando” per parlare di altro. Seguendo la moda degli ultimi anni, avrei potuto far scoppiare un caso sui social – una fantastica shitstorm, si dice così, no? – che togliesse punti a qualcuno e ne regalasse a me.

Ma, sinceramente, ne abbiamo ancora voglia? 

E non dico tanto di mettersi lì a gestire tutta questa enorme ondata di sconforto collettivo, che raggiunge picchi altissimi e si esaurisce velocemente, ma di alimentare una rabbia che ha già oltrepassato la soglia del pericolo e affossa ogni slancio, ogni possibile costruzione. Quindi, per la qualità di questo posto, per voi che ogni tanto ci passate e pure per me, ho agito in altri modi e, quando proprio avevo della rabbia da sfogare, ho disegnato o mi sono lamentata con qualche amico.

La verità è che ho una tale rabbia dentro che non posso più permettermi un passo falso, pena la completa distruzione dell’unico potere di cui disponga: la creatività – quella dimensione libera da tutto, che non deve seguire percorsi già tracciati, che può stare in silenzio, che non ha bisogno di risultati tangibili, per cui ricevere complimenti, che so, su LinkedIn.

Se perdo quell’incantamento lì sono finita e questa è la cosa che più di tutte le urgenze mi interessa onorare. Perché se non ci fosse più lei, non ci sarei più io – l’io che mi fa riconoscere ogni mattina, per intenderci. Perché se non ci fosse più lei, vedrei nemesi ovunque e cederei il passo al vittimismo più distruttivo.

La rabbia e tutti i suoi amici oscuri sono sentimenti da provare, su questo siamo d’accordo, ma a volte ho la sensazione che questo presente ci faccia vivere in una pentola a pressione con un difetto di fabbricazione, che si carica di tanto, troppo vapore, ma non dispone di una valvola che ne consenta lo sfiato.

Da qui l’innamoramento per l’altrove.

Stamattina, per esempio, scorrevo anelante le foto del profilo instagram di una ragazza che si è trasferita su una microscopica isola scozzese con il compagno solido e rincuorante. Bevono caffè mentre dal loro letto scrutano l’orizzonte brumoso. Un vento epico lambisce le finestre del piccolo nido al riparo da tutto, loro se ne infischiano e costruiscono librerie bellissime, mentre degli enormi cinnamon rolls cuociono nel forno, con pacifica rassegnazione sui loro tempi di cottura.
È verità o rappresentazione? Non mi interessa, mi basta che accenda in me un bisogno di semplicità mai provato, di cambiare tutto, di essere nuova, con nuovi cammini, con nuovi desideri – forse finalmente miei.
Capita forse anche a voi?

Gennaio è finalmente terminato, la buona notizia è che stiamo per uscire dal letargo.

Mi sono lasciata andare in questi mesi, ma sento che tornerà il momento della cura. Voglio fare di questo posto un diario, non so se terrò fede all’intento, come del resto non so davvero che ne sarà di me nei prossimi mesi. Ho costruito un sito nuovo di pacca e mi faccio milioni di domande sulla prossima tappa del mio cammino professionale. Ci sono stati giorni di nebbia fitta sulla città e spesso l’inquinamento sulla Pianura Padana è stato tale da sentirsi sfiniti con il calare della sera. Ieri ho comprato dei pastelli a olio che non so usare.

Gli F24 mi guardano dalla bacheca in sughero, su cui campeggia anche il disegno di un lungo serpente colorato, regalo del figlio del mio adorato custode. Mi sembra che tra tutti fogli appesi, lui sia il più importante e così cerco di ridare un senso alle priorità. La mia agenda sembra la Smemoranda (addio Smemoranda, è stato bello) che avevo al liceo, piena di liste, piena di ritagli di giornale. 

Voglio disfarmi di moltissime cose, più o meno materiali, ma non voglio in alcun modo che sia questo tempo immemore e sciatto a darmi indicazioni su cosa selezionare. Non voglio, per esempio, che chiuda i miei occhi sul mondo. E spero davvero che lo vorrete con me, perché è tempo di fare gruppo e sì, pure la rivoluzione.

Buon febbraio a tutti!
Camilla
Zelda was a writer

21 Aprile 2022

Un mondo libero di Valentina Cebeni

Camilla - Zelda was a writer

Un mondo libero di Valentina Cebeni | Zelda was a writerIL CORAGGIO DELL’AMORE:
LA LETTURA CREATIVA DI “UN MONDO LIBERO” 
di VALENTINA CEBENI
(SPERLING & KUPFER)

Eccomi qui, a qualche giorno dalla conclusione della lettura creativa di aprile! Il libro ospite del nostro viaggio attraverso parole e immagini è stato “Un mondo libero” di Valentina Cebeni (Sperling & Kupfer).

Le vicende del secondo capitolo della saga dei Fontamara (il primo capitolo è qui —> “Una nuova vita“) si svolgono a Roma, in un arco temporale piuttosto breve: dal 4 ottobre 1942 fino a poche settimane dopo la liberazione della capitale, avvenuta tra il 4 e il 5 giugno del 1944. Siamo negli anni cruciali della Seconda Guerra Mondiale. Gli anni delle leggi antiebraiche, del razionamento dei cibi e del coprifuoco, del rastrellamento del ghetto ebraico e delle Fosse Ardeatine. Anni in cui la vita delle persone vale pochissimo e la prevaricazione è l’unità di misura della maggior parte dei rapporti.

Ciò che mi ha maggiormente colpito leggendo “Un mondo libero” risiede proprio nel racconto di questi anni che, considerate le fatiche, le privazioni e pure le violenze, sembrano durare decenni. Anni che non finiscono mai e che raccontano di una guerra lontana nel tempo, ma ancora drammaticamente attuale.

Se ne ho parlato con tanto trasporto è perché credo davvero che questo libro sia arrivato nel momento giusto, a indicarci una strada di bellezza oltre ogni più becera espressione dell’orgoglio e del possesso. 


Un mondo libero di Valentina Cebeni | Zelda was a writer

Per parlare di “Un mondo libero” e per mostravi immagini ispirate alla sua lettura, ho deciso di costruire un diario intimo, un insieme di ricordi dal sapore vintage e di parole scritte a mano.

Il taccuino si è così trasformato in uno scrigno di domande sospese, di strappi cartacei e di piccoli momenti di amore, di nostalgia. Un supporto costruito su tanti livelli di senso, che ha cercato di rappresentare tutti i Fontamara e il loro tentativo di salvare un’idea di futuro che potesse permettere loro di continuare a camminare, nonostante tutti gli orrori di cui erano stati testimoni.

Un mondo libero di Valentina Cebeni | Zelda was a writerUn mondo libero di Valentina Cebeni | Zelda was a writer


Un mondo libero di Valentina Cebeni | Zelda was a writer

LE SEI PAROLE CHIAVE

Per analizzare il libro in vostra compagnia ho selezionato sei parole chiave, ognuna delle quali è diventata il tema portante di una doppia pagina del taccuino.

Un inedito e paradossale senso del TEMPO, il richiamo della COSCIENZA, la strada dell’AMORE, il desiderio vitale di LIBERTÀ, il valore della BELLEZZA e la difesa del FUTURO mi hanno permesso di sondare il repentino e intenso svolgimento delle vite racchiuse nel libro, sullo sfondo di uno dei più grandi cortocircuiti della Storia. 


Un mondo libero di Valentina Cebeni | Zelda was a writer

Ognuna di queste parole meriterebbe lunghe descrizioni, ma oggi voglio soffermarmi su una sola, voglio parlarvi della bellezza. 

In questo secondo capitolo, la guerra scoppia letteralmente tra le mani della Storia, spargendo sale sulle ferite dei corpi e su quelle della memoria. Ma non c’è mai un momento in cui i personaggi di Valentina Cebeni smettono di credere nel potere della bellezza. Ogni fiore che sboccia, ogni cielo che si apre diventano un’ancora di salvataggio potentissima, un gancio capace di ricordare loro perché è tanto urgente lottare. Ogni dettaglio microscopico diventa un epico richiamo alla lotta, alla necessità di ripristinare un ordine che riposizioni tra le sue priorità il rispetto per la vita e la difesa della bellezza. 

Non trovate sia ancora oggi una missione per cui valga la pena di lavorare alacremente?

Un mondo libero di Valentina Cebeni | Zelda was a writer

ECCO LE IMMAGINI DELLA MIA LETTURA CREATIVA

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SESTA TAPPA
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ECCO COSA STO ASCOLTANDO MENTRE VI SCRIVO…


La grande fortuna di questo progetto è stato poterlo terminare in compagnia della sua autrice, Valentina Cebeni. Qui trovate la diretta che abbiamo organizzato qualche giorno fa, spero che vi regali una corsia preferenziale nella lettura delle sue pagine.

Un sorriso, anzi due.
Camilla

Questo progetto è il risultato di una collaborazione con Sperling & Kupfer di cui vado molto fiera. 
Grazie per il sostegno che dimostrate al mio lavoro.

14 Marzo 2022

Il mondo dove è bianco di Jemma Wadham

Camilla - Zelda was a writer

Il mondo dove è bianco di Jemma Wadham | Zelda was a writerTRA ALLARME E STUPORE:
LA LETTURA CREATIVA DE “IL MONDO DOVE È BIANCO” 
di JEMMA WADHAM
(ABOCA)

Buon lunedì!
Spero che stiate bene e che le mie parole possano regalarvi una piccola pausa da questo periodo difficile.

Arrivo da voi con l’entusiasmo di chi ha attraversato pagine galvanizzanti e torna per raccontarle.
Nelle ultime due settimane, infatti, ci siamo avventurati tra le storie di “Dove il mondo è bianco” di Jemma Wadham, un memoir edito in Italia da Aboca edizioni.

Jemma Wadham, la sua autrice, ha seguito se stessa oltre ogni limite e ogni aspettativa sociale. Ha studiato Glaciologia in un contesto accademico decisamente maschile, non si è mai fatta scalfire dal pensiero comune che la vedeva troppo fragile e, in mezzo alle mille e democratiche fatiche della vita, ha raggiunto le vette più impervie. Fuori e dentro la metafora. 

Oggi, se vorrete seguirmi, vi porterò nel pieno della nostra ultima #letturacreativa.


La professoressa Jemma Wadham ha girato il mondo in lungo e in largo, cercando tracce di vita sotto strati e strati di ghiaccio, a un passo da suoli insondabili, misteriosi e pure tanto lontani nel tempo.

Leggendo i resoconti delle sue incredibili avventure, dalla Groenlandia al Perù, oscillerete tra la voglia di prendere lo zainetto e partire con lei e lo sconforto per tutti i disastri che l’essere umano è stato in grado di creare sul Pianeta Terra. 

La potenza del suo racconto, però, risiede in una lucida e sconsiderata voglia di continuare a camminare. Una voglia di abbracciare ogni aspetto del vivere e dello scoprire. Non fermandosi solo ai dati più evidenti e non cercando risposte posticce a domande troppo grandi.

È un sentimento strano, una sorta di sospensione pensosa, che miscela la certezza di essere piccoli (e in un certo senso inutili) a una profonda connessione con le forze della Natura. Un sentimento che mi sembra l’unica via possibile per attraversare i faticosi anni che verranno.Il mondo dove è bianco di Jemma Wadham | Zelda was a writer


Il mondo dove è bianco di Jemma Wadham | Zelda was a writer

COSE NON FACILI DA DIGERIRE

L’autrice di “Dove il mondo è bianco” è tornata alle nostre latitudini per raccontarci cose non facili da digerire. Ricordandoci che la Natura fa sempre il suo corso, che senza acqua siamo spacciati e che i ghiacciai sono seriamente compromessi. Però l’ha fatto con l’approccio di chi ascolta, di chi si avvicina e cerca, ipotizzando soluzioni.

Non è vero che tutti gli esseri umani sono abitati da desideri di potere, interesse e distruzione. A volte basterebbe investire solo su coloro che, attraverso la loro infinita voglia di conoscenza e partecipazione, ci forniscono occhiali graduati sulle nostre possibilità di azione e di coraggio.Il mondo dove è bianco di Jemma Wadham | Zelda was a writer

Jemma Wadham ha calzato gli Stivali delle Sette Leghe forte delle sue competenze, ma è sempre stata pronta a capire, ad ascoltare, ad attraversare, in un’eterna ridefinizione del suo sapere. Grazie alle storie che ha incrociato, ai dettagli su cui si è soffermata, alle misurazioni che ha compiuto. Grazie all’ascolto della natura misteriosa e selvaggia, che le ha permesso di entrare in profonda sintonia con gli elementi, con le energie dirompenti del nostro Pianeta blu, con l’infinitesimale che lo abita.

Questo è il tesoro che mi porterò via dalle sue parole: essere instancabili nelle perlustrazioni della vita e attraversare ogni limite, nella netta convinzione che esistano nuove vie, nuove possibilità, nuove scoperte.


Il mondo dove è bianco di Jemma Wadham | Zelda was a writer

Leggendo questo libro ho capito che, oltre all’anima contemplativa della sua autrice, avrei dovuto raccontarvi la forza e la tenacia che hanno contraddistinto ogni sua avventura.

E così sono nate queste grafiche piene di vita, che registrano lo stupore dei colori, la pazzia della musica sparata nelle cuffie di un walkman e l’incontro con animali pericolosi e mitici.
Un’esplosione pop ispirata all’energia della sua autrice, insomma.

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L’amore di Jemma Wadham per i ghiacciai mi ha messo di fronte al dolore di una natura sempre più compromessa dall’azione sconsiderata degli esseri umani. I rappresentati di questo mondo sono impegnati in azioni spesso scellerate e poco lungimiranti, che rimandano impegni urgenti e pianificazioni a lungo termine.

Credo che la rabbia di questi giorni dipenda da un sentimento di impotenza rispetto a eventi su cui non abbiamo presa e che potrebbero danneggiare ulteriormente il nostro già debole equilibrio. La rabbia è tracimante, ma non ci impedirà di tenere gli occhi ben aperti.

Spero che sarete d’accordo con me ❤️

Un sorriso, anzi due.
Camilla

Questo progetto è il risultato di una collaborazione con Aboca edizioni di cui vado molto fiera. 
Grazie per il sostegno che dimostrate al mio lavoro.

2 Marzo 2022

L’Opposto di me stessa di Meg Mason

Camilla - Zelda was a writer

L'opposto di me stessa | Zelda was a writerUNA MALATTIA SENZA NOME: LA LETTURA CREATIVA DE “L’OPPOSTO DI ME STESSA” di MEG MASON (HARPERCOLLINS)

Eccomi di nuovo da voi, in un periodo che non avremmo mai creduto di vivere, dopo due anni di enormi fatiche, appesantiti da un carico di domande sospese che, inutile mentire, non hanno trovato risposte soddisfacenti.

Ci sembrava di avere sperimentato l’impensabile e poi ci siamo trovati testimoni di una guerra che sta agitando questo mondo già profondamente compromesso.

Non voglio mentirvi, non è facile essere qui a parlare di libri, ma sento che è l’unico modo che ho per partecipare a questi giorni con gli occhi aperti e la mente viva, per cercare di dare ampi spazi a empatia e confronto, per ricordarmi che, azzerato il potente lavoro sui dettagli, i quadri d’insieme si fanno tetri e spesso molto pericolosi.

Oggi voglio raccontarvi come è andata la lettura creativa di febbraio. Magari non c’eravate mentre ne parlavamo su instagram, magari ve la siete persa. Il libro di cui abbiamo parlato si chiama “L’Opposto di me stessa” di Meg Mason (HarperCollins) e il lavoro creativo che ne è nato ha a che fare con un mazzo di carte da gioco, le “Milanesi”.

Nelle prossime righe, se ne avrete voglia, vi racconterò come è andata la nostra ricognizione di tre settimane nelle sue pagine.

L'opposto di me stessa | Zelda was a writer

“L’Opposto di me stessa” è un libro che introduce il lettore in un’atmosfera da commedia inglese, spassosa e irresistibile, ma, tra le vicende di personaggi spesso sconclusionati, tra le mille scorribande della vita e i suoi infiniti paradossi, si intercetta da subito una frequenza sotterranea, spesso molto dolorosa.

È la frequenza di Martha Russell Friel, la sua protagonista, impegnata a definire se stessa e il suo opposto, anche in rapporto a una malattia mentale mai chiamata per nome e, per molto tempo, neanche guardata in faccia. 

Il nostro viaggio nella sua storia ci ha permesso di entrare nella complessa e appassionante tematica del “non è come sembra”.

Grazie a Martha abbiamo ridotto le distanze di sicurezza con la malattia, quella che non si vede e che, per molto tempo, è stata catalogata come espressione di animi bizzarri, annoiati, viziati.
Camminando a ritroso nella sua vita abbiamo passato in rassegna i danni causati dal non essere ascoltati e quelli derivanti da un’idea di noi stessi che spesso ci ostiniamo a conformare a modelli inesistenti.
È stato proprio in mezzo ai suoi cortocircuiti che abbiamo parlato del sentirsi diversi in un mare di simili (o supposti tali), del bisogno sempre più urgente di abbracciare tutto di noi, anche le parti più oscure, quelle che reputiamo meno nobili e che ci fanno sentire sbagliati. 

I toni colloquiali, quotidiani e spesso divertiti di questo libro ci hanno consentito di non scappare a gambe levate dalla malattia mentale, una condizione che fa tanta paura, che non è ancora chiara, che spesso ci viene raccontata come un fallimento personale.

E sapete cos’è successo?
Guardarla negli occhi, posizionarla nell’economia della vita di Martha e capire che era assolutamente gestibile è stata una liberazione.

L'opposto di me stessa | Zelda was a writer

“L’Opposto di me stessa” di Meg Mason mette in scena il ribaltamento di una serie di prospettive che la protagonista si trova costretta a operare allo scoccare dei suoi quarant’anni, nell’esatto momento in cui sembra che tutto quello che ha costruito stia fallendo miseramente.

Il rapporto con se stessa e con i suoi desideri, la relazione con una famiglia disfunzionale e un matrimonio in apparenza perfetto sembrano sgretolarsi come castelli di sabbia costruiti troppo vicini al mare, costringendola a una feroce e dolorosa rimessa in discussione di ogni suo punto di riferimento.

Di fronte a questo continuo cambio di prospettiva, il lavoro creativo sviluppato sul mazzo di carte da gioco mi ha permesso di mettere al centro di tutto una figura femminile che diventa duplice, che non sceglie di rinnegare tutto, ma, al contrario, abbraccia tanti aspetti del suo essere, insieme a tante facce e a tante voci interiori. Anche aspetti di sé che non conosce e che forse un giorno arriveranno.


L'opposto di me stessa | Zelda was a writerIL DRAMMA DELLE DOMANDE MAI POSTE

I personaggi del libro di Meg Mason sono schiacciati da una serie di domande mai poste. Le persone che sono loro vicine non chiedono. Spesso immaginano o danno per scontato, spesso non vogliono sapere. Forse perché la loro esistenza è già satura di domande sospese, forse per paura che qualcosa di doloroso e ingestibile si scagli sulle loro vite e le stravolga completamente. 

Questo, secondo me, è il tema più forte dopo quello centrale, legato alla malattia mentale.L'opposto di me stessa | Zelda was a writer

Camminare lungo un cammino intenso come quello della vita senza che qualcuno ci domandi dove stiamo andando è piuttosto faticoso perché ci definiamo anche in funzione di quelle domande. Rispondere a voce alta vuol dire fare il punto della situazione, vuol dire guardarsi dentro. 

Dopo aver finito “L’Opposto di me stessa” ho pensato ai nostri giorni e a quanto la definizione di un sé esibito e autorevole – almeno lungo le arterie del virtuale – contempli sempre meno domande poste agli altri.

E allora, per tenere fede alla mia anima didascalica, finisco la ricognizione di questo percorso condiviso con una domanda: non sarà che a furia di evitare di prenderci del tempo per ascoltare gli altri, finiremo per perdere di vista anche noi stessi?


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Ti lascio con un sorriso. Ti lascio con la ferma convinzione che le storie regalino potenti chiavi per accedere ai mondi dell’empatia e del rispetto. Ti prego di non smettere di considerare l’impegno verso la condivisione e la speranza una forma di resistenza al male.

Grazie per essere qui con me!
Un sorriso, anzi due.
Camilla

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Grazie per il sostegno che dimostrate al mio lavoro.

7 Febbraio 2022

40 cappotti e un bottone di Ivan Sciapeconi

Camilla - Zelda was a writer

40 cappotti e un bottone | Zelda was a writer

UN ROMANZO DI FORMAZIONE:
LA LETTURA CREATIVA DI “40 CAPPOTTI E UN BOTTONE”
di IVAN SCIAPECONI (PIEMME)

Buon fine settimana! Oggi sono qui per salutare una lettura creativa che ci ha tenuto compagnia per ben tre settimane sul mio profilo instagram.

Sì, mi sto riferendo a “40 cappotti e un bottone” di Ivan Sciapeconi (Piemme), libro protagonista del mese di gennaio.

Se è la prima volta che ti trovi da queste parti, sappi che non sono tanto costante nelle comunicazioni su questo blog, tranne per quelle volte in cui qualcosa di bello e articolato è passato nella mia vita creativa e io non vedo l’ora di raccontartelo, di renderti parte integrante della mia gioia. Perché non esiste avventura memorabile che non sia condivisa!
40 cappotti e un bottone | Zelda was a writer

“40 cappotti e un bottone” trae ispirazione da una storia realmente accaduta a Nonantola, in provincia di Modena, durante gli anni della Seconda guerra mondiale.

Fu proprio allora che la sua piccola comunità si spese senza riserve per aiutare ben 73 bambini e ragazzi di origine ebraica provenienti da Germania, Austria, Bosnia e Croazia. Gli abitanti di Nonantola, infatti, benché colpiti duramente dalla guerra e dalla sue terribili sofferenze, si spesero senza sconti per difendere e aiutare queste giovani vite nella fuga dalle persecuzioni razziali di cui erano vittime.

La storia di Villa Emma, la villa in cui dal luglio del 1942 il gruppo venne ospitato in attesa di raggiungere Eretz Israel, è stato per lungo tempo sottratta alla memoria, forse perché la ferita della guerra appena conclusa era troppo fresca e serviva una certa distanza critica per tornare a parlare di quello che aveva così profondamente cambiato il destino di tutti. O forse perché per gli abitanti era un fatto assolutamente normale aiutare qualcuno in difficoltà, specie se così giovane e indifeso.

In ogni caso, il ricordo di questa storia densa di umanità è tornato a far parlare di sé e continua a vivere grazie alla Fondazione Villa Emma e, da qualche settimana, grazie al libro di Ivan Sciapeconi. 

—> Le foto che vedete in questo post a esclusione delle grafiche che ho realizzato io, sono tratte proprio dal suo sito.40 cappotti e un bottone | Zelda was a writer

“40 cappotti e un bottone” è un intenso romanzo di formazione che registra i pensieri di un ragazzino chiamato Natan. 

Dopo la terribile notte del 9 novembre 1938, conosciuta dai posteri come “La Notte dei Cristalli”, la sua vita cambierà repentinamente, costringendolo a lasciarsi alle spalle affetti e punti di riferimento stabili per fuggire da un mondo trasfigurato dall’odio e dalla violenza.

Berlino, la sua città natale, gli appare oramai priva di angeli. Le finestre chiuse e le spalle girate di chi potrebbe esporsi per salvare lui e la sua famiglia aumentano in maniera esponenziale il dolore, i dubbi e le domande sospese.

Natan porterà con sé questo bagaglio piuttosto ingombrante lungo un rocambolesco viaggio attraverso l’Europa, insieme a ragazzini in fuga come lui e a una manciata di adulti seriamente interessati a salvargli la vita, anche a costo della propria.

Grazie a tutti coloro che lo aiuteranno lungo il percorso, e di cui custodirà il ricordo per sempre, Natan riesce ad alleggerire quel bagaglio affrontando questioni come l’importanza del gruppo, il valore della fiducia e il coraggio di non farsi trasfigurare da tutto l’odio di cui è stato vittima suo malgrado.

Il suo viaggio lo porterà ad attraversare il dolore a testa alta, trovando nella costruzione di sé – un sé rinnovato e padrone del suo tempo – l’unica possibilità per immaginare un futuro diverso, senza confini e bandiere.


40 cappotti e un bottone | Zelda was a writer

UNA CLASSE IN GITA

La mia lettura creativa del libro di Ivan Sciapeconi si è focalizzata su due dettagli che campeggiano nel titolo: cappotti e bottoni.

Ho cercato sei foto degli anni ’40 che mi ispirassero il senso del gruppo e del mutuo soccorso e ho disegnato una serie di cappotti blu con grossi bottoni gialli su alcuni dei personaggi ritratti. Sulle figure più giovani, quelle che mi ricordavano i fuggiaschi nascosti a Nonantola.

L’ultima fase del salvataggio dei ragazzini di origine ebraica è stata decisamente creativa. Le donne di Nonantola, infatti, hanno confezionato una serie di cappotti tutti uguali per farli apparire come una classe di studenti in gita. Questo lavoro matto e non privo di criticità (per la povertà dilagante, la segretezza e il poco tempo a disposizione) permetterà ai ragazzini di raggiungere la frontiera con la Svizzera e di trovare finalmente la libertà.40 cappotti e un bottone | Zelda was a writerRidisegnare sulla Storia, come in fondo hanno fatto gli abitanti di Nonantola, mi ha permesso di ricordare una volta di più le nostre responsabilità nei confronti dei destini altrui. In tempi difficili come quelli dell’occupazione nazista, ma anche nel nostro presente così complesso e delicato.

Tutti possiamo scegliere che senso profondo dare al nostro passaggio nelle cose del mondo. Dopo anni spesi a studiare e a cercare storie – storie di qualunque tipo, senza classifiche d’importanza o di utilità – penso che la scelta migliore risieda nell’essere insaziabili di vita e di giustizia. La scommessa, però, è farlo a più largo raggio. Non solo per se stessi o per il proprio tempo, ma per tutte le persone che abitano il mondo e per i tempi che verranno. 


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ECCO COSA STO ASCOLTANDO MENTRE VI SCRIVO…


Ci sarebbe molto altro da dire su questo libro, ma inutile che ti riempia di parole quando ho la fortuna di poter condividere la chiacchierata di qualche giorno fa con Ivan Sciapeconi

Infine, se la storia di Villa Emma ti ha affascinato come è capitato alla sottoscritta, ti consiglio altri due link. Qui trovi un documentario pubblicato su Raiplay e qui il diario di Sonja Borus, una dei ragazzi di Villa Emma.

Grazie per il tuo entusiasmo e grazie per continuare ad avere voglia di viaggiare con me negli infiniti mondi che ci regalano le storie.

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Camilla

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