Buon penultimo giorno dell’anno, Amici!
Non so voi, ma ho una voglia infinita di lasciarmi tutto alle spalle e di ricominciare: comunque andrà, saremo nuovi, rigenerati, in azione. Non trovate che tutto questo sia quanto meno stimolante?
Secondo le mie stime (ma potrei sbagliarmi!), il prossimo dovrebbe essere l’ultimo giorno di dicembre con…
Voglio ringraziare tutte le protagoniste di questi viaggi meravigliosi! Per la generosità della condivisione e la disponibilità a potarci per mano nelle piccole cose dei loro occhi, nelle ricchezze di ogni risveglio e di ogni tramonto.
La protagonista di oggi si chiama Cecilia, ma tutti la conoscono con il nome di Cevì. Il suo è un mondo fatato, pieno di elementi vivi, di osservazione silenziosa e di fantasia. Tanta, tantissima fantasia.
Se volete farvi un giro di quelli memorabili correte senza indugio al suo sito. Semplicemente PAZZESCO!Ho scoperto che nelle serate del 6, 7 e 8 gennaio, Cevì sarà al Teatro Libero di Milano per lo spettacolo “DIZIONARIO DELLA POLVERE”, un monologo dell’autore veronese Alessandro Bertolini del quale realizzerà dal vivo le scene dipingendo in live sulla lavagna luminosa.
Se siete interessati, cliccate qui per maggiori informazioni!!
Infine – e poi mi placo – vi ricordo che Cevì ha partecipato al calendario È Liguria terra leggiadra e che potete acquistarlo qui per partecipare al progetto di Don Gallo, L’arca del pensiero e del movimento, per la ricostruzione della Scuola Statale Papa Giovanni XXIII. Il risultato è a dir poco magnifico e le aspettative di aiuto per Genova sono altissime, volete aiutarci?
Grazie alla nostra fantastica Cevì e pure a voi. Sempre!
xoxo
Svegliarsi è aprire gli occhi per cause naturali, le ore passate tenendoli chiusi non devono assolutamente scendere sotto il numero di cinque, la buona media dell’ultimamente è nel numero di dieci. Ecco.
Alzarsi in piedi descrive letteralmente la prima azione della giornata, che la mia navicella sognante poggia su terra di piastrelle, di seguito è immediato lo spalancare la finestra che dà il via al cinema sotto casa, evviva i piccoli supermercati! Il film più bello passato è di qualche tempo fa: L’uomo con 3 valigie.
I rumori capitombolano nelle orecchie e nella stanza insieme alle parole, che ore sono? Le leggo all’orologio dell’omino che negozia sulla strada davanti, come una giovane Raymond Dufayel fatta di sonno anziché di vetro.
Vado in bagno a lavare la faccia, incrocio gli occhi di Vinz che mi parla incazzoso attraverso lo specchio e penso al sottile strato che separa il sonno dalla veglia, lo immagino mobile come la superficie dell’acqua o quella di un foglio di plastica che ondula nell’aria sbattuto con forza, i colori son argentei con iridescenze arcobaleno. Una volta l’ho presa in mano quell’immagine
Mando avanti veloce il nastro, potrebbe succedere di tutto oggi come altresì potrei inciampare in uno di quei circoli viziosi in cui parto preparando il tè, salto sul balcone a revisionare i ciclamini, intanto stendo uno strato di bianco sulla faccina di un PUPO, mentre asciuga rispondo ad una mail, intanto sistemo le foto delle ricette fotografate ieri da Miralda, mi stanco e sistemo un po’ il tavolo della camera, passo dal bagno e mi viene da pulire un po’, accidenti il documento da firmare e scannerizzare! Un altro strato di colore da dare! Scendo in posta al volo a spedire quel portachiavi, risalgo e in cucina c’è una macchia d’ acqua sul ripiano di marmo che pare un essere vivente devo troppo fotografarla, forse dovrei mangiare qualcosa sono quasi le tre … e bum! Si fa buio.
Per fortuna suona il telefono, ed è una chiamata felice: fra mezz’ora? Occhei fra mezz’ora.
Arrivo in ritardo perché le mie vie respiratorie non hanno il coraggio di uscire in bici. Camminiamo, c’è il sole che taglia i tetti e gli alberi mettendogli cappellini rosa, voglio entrare in un giardino ma fatti 10 passi arriva un omino gridando “Si chiude si chiude, retrofront!”.
La mostra ha una fila lunga fuori allora puntiamo tutto su piedi e occhi e teniamo i due obiettivi per altri giorni futuri. Mi piace ogni tanto avere degli obiettivi su Milano perché lei ho deciso di viverla, mentre tutte le altre città le affronto istintivamente, guide e itinerari mi fanno venire le bolle.
Nel parco ho numerosi dejavù e mentre mi racconti qualcosa di bello io mi perdo in una foresta luminosa
Poi passa un trenino vecchio e piccolino, le rotaie mentre lo aspettano mi chiedono di ritagliarle con il 50 mm perché vorrebbero raccontare di altri luoghi immaginari che non stanno qui, UAU!Adesso ti porto a vedere i fenicotteri rosa, vieni è per di qua. Ehm no forse dovevamo girare a sinistra, però guarda c’è una casa tutta ricoperta di edera. Fermati qua, fai finta di parlarmi, c’è una vecchina che stira in vetrina incorniciata dalle lucine di natale è bellissima, click. Troppo tardi si è girata a chiacchierare con la sua amica.
Camminiamo tutta la città? Un pezzettino al giorno, diamoci appuntamento ogni volta in una zona diversa, setacciamola con le suole e le parole.
È tardi devo andare, ma la mano è calda lasciamela, ciao.
Cambio di scena, il freddo aumenta, incontro due amici, metro, piedi, tavoli, bicchiere, vino, piatti, casa.
Dicembre sta finendo, il mio quadernino sta finendo, mancano 4 facciate ma non riesco a finirlo, anche questa volta! Non riesco mai a finire un quaderno fino in fondo, quando manca pochissimo lo lascio per cercarne uno nuovo come se qualcosa di nuovo potesse cominciare con lui, ed io ho fretta.
Scrivo su quello nuovo qualcosa tipo:
Avere due Cecilie dentro
Dovrei rieditare anche i dejavù
Lavare la grafite dal bordo della mano e ricominciare a scrivere
Entrare per capire
Decidere non definireBuona Notte *
Cevì
WOW!
ecco, l’ho pensato pure io… ma poi sono svenuta #sdeeeng!