Ho pensato tanto all’Arte, in questi giorni. Non perché sia una pensatrice sopraffina, da sguardo perso nel vuoto e calepino alla mano per nuove teorie cognitive. Nono, magari!
Ci ho pensato perché sapevo che, giunta all’opening di BRANDING ART, la mostra evento che inizia oggi e di cui vi sto parlando da qualche tempo (qui e qui), mi avrebbero intervistato. Lo so… Sono di una banalità disarmante!Ma, tornando a bomba, pensa che ti ripensa, ho capito cosa continua a muovere i miei entusiasmi: che sia dolce come polvere di lampone o densa e oscura come fuliggine, l’Arte racchiude tutta la mia più sfrenata speranza nell’Uomo.
Ultimamente non c’è giorno in cui io non mi trovi a inorridire per nefandezze di vario tipo: cieche logiche di potere, violenze inaudite, prevaricazioni disarmanti e lunghissime liste di furberie affollano i canali d’informazione e contribuiscono a indebolire la già affaticata speranza nel futuro.
Come faremo? Che ne sarà della lista di attese e speranze per il futuro? Che ne sarà dei nostri figli? Qualche approdo di coraggio e fiducia potremo costruire per loro, se le fondamenta continuano a sgretolarsi?
Queste domande continuano ad abitare i pensieri dei più. Poi arriva la vita con le sue ondate impazienti di quotidiano e così – forse per fatalismo, forse per praticità – le domande si smorzano, anche se un fastidioso sentimento d’incertezza continua ad abitare lo sterno, affaticando gli slanci e le salite.
Per me l’Arte è lo sblocco dello sterno, il fluidificante del respiro.
Non le ho mai chiesto di farsi capire, di sorridere se vuole prendermi a male parole, di lasciarmi volare se ambisce ad ancorarmi al pavimento.
Lei, l’Arte, è la mia cartina di tornasole, la prova provata che se, nonostante tutto, esiste ancora un tale anelito all’espressione di sé, beh, allora deve per forza esistere anche una meravigliosa riserva di speranza!
L’Arte è la noia di un pomeriggio in cui da bambino non hai avuto lezione di tennis/calcetto/danza/scherma/nuoto. Non sapevi cosa fare, i tuoi amici non rispondevano al telefono, e tu ti sei buttato sul letto e hai sfogliato un libro. Hai scoperto che era scritto da Salgari ma non sapevi chi fosse. Hai iniziato a leggere e non hai smesso più.
L’Arte è quello stupore bambino. Un sentimento galvanizzante e insopprimibile di dire qualcosa. Di estrapolarlo dalle pagine del nostro sotteso, di renderlo forma, contenuto, schiaffo o un infaticabile e costante rumore.
Sono grata a Bugnion per avere messo nelle mani di 11 giovani artisti questo meraviglioso bisogno di dire.
Sono grata di aver regalato libertà piena, di aver lavorato con brand lungimiranti che hanno fatto lo stesso. Bonduelle, Braccialini, Braulio, Bugnion, Collistar, Colussi, Ducati, Guzzini, Ignis, Lindt e Riello si sono buttati sul letto dei loro primi stupori bambini e hanno dato fiducia alle pagine di un libro d’avventura.
E quelle stesse pagine – Lele De Bonis, Martin Cambriglia, Dude Selection, Giulia Iacolutti, Danilo Bozzetto e Umberto Diecinove, Elisabetta Forte, Nicolas Navoni, Marcello Gatti – Myoopia, Attilio Romero, Marco De Rosa, Michele Mich? Faré – hanno raccontato il meglio di sé, dando vita a una mostra che sarà aperta al pubblico (da oggi fino al 15 giugno a Milano, in via Dante al 14 // facebook e twitter) e che chiede solo di essere festeggiata, capita e ringraziata.
Supportare un simile evento significa regalarsi un’occasione in più per vivere in un Paese consapevole e votato alla bellezza. Significa creare un primo passo per nuovi eventi e nuovi artisti, per nuovi intrecci e nuove sinergie, per nuove occasioni e nuovi piccoli miracoli. Per nuove folgoranti idee che contemplino nuovi gruppi e nuovi motivi.
Nuovi, sì. Perché quello di cui abbiamo drammaticamente bisogno è una nuova visione del mondo: un sentimento di gruppo, una rete che intrecci nodi e salvi da ipotetiche cadute.
Abbiamo bisogno di un costante lavoro sui piccoli passi, sui gesti, sul significato delle parole e della presenza nelle cose. Ci serve un ultimo tassello del puzzle, un piccolo ma sostanziale passo verso lo sterno di chiunque.
E ci serve anche confessare ammirazione, stringere mani, non vergognarsi dei complimenti fatti e di quelli ricevuti. Alzare la mano e fare una domanda, non vergognarsi di scrivere biglietti di auguri a sconosciuti, essere infaticabili nel cercare risposte.
Ieri ho detto tantissimi grazie e ne ho ricevuti altrettanti.
Credo sia meraviglioso regalare entusiasmo, a patto che sia sentito: si tratta di un atteggiamento costruttivo, utile, galvanizzante. Vorrei dire “civile”, se non temessi di rendere questo articolo smaccatamente retorico. Ecco, come al solito ho parlato troppo!!!
Lasciatemi solo ricordare che giovedì 12 organizzerò uno SWAP CREATIVO con la mia Associazione culturale Bastian Contrari. Stampando e compilando questa ricevuta, avrete la possibilità di regalare una competenza creativa e di riceverne una in cambio.
Durante questa settimana farò in modo che il gioco (sì, lo ammetto, si tratta di un pretesto per ritrovarci nella vita vera) vi sia il più chiaro possibile, intanto voi, se avete dei dubbi, potete ripassare con questo post.Tornare a lavorare con l’Arte è stato quanto di meglio potessi chiedere a quest’anno così complesso e, proprio perché poche righe fa ho detto che ringraziare fa bene, lasciatemi dire pubblicamente che sono felice di averlo fatto con persone come Alice e Viviana e con tutta la splendida realtà di Bugnion!
Ieri sera, mentre assaggiavo le fantasiose creazioni dello chef Ilario Vinciguerra, per un attimo ho cercato il cielo. Era lì che mi guardava, ho alzato gli occhi e ci siamo salutati.
Buonissimo fine settimana a tutti!
Camilla
Zelda was a writer
ph. credits: la foto di me che tento di mettere il rossetto è di Marcello Gatti, autore dell’opera alle mie spalle.
ciao camilla, per caso ti serve una stagiaire?! XD XD XD
progetti mozzafiato, l’uno più dell’altro!
baci, roberta-pixelmc
:)))
baci a te, mia cara!