Gaia Segattini ha deciso di proporre un servizio di consulenza per crafter, maker e artigiani, totalmente modulabile a seconda delle esigenze. Qualche settimana fa il progetto è stato lanciato su Vendetta Uncinetta, centro propulsore di ogni sua iniziativa professionale e di condivisione.
Conny Russo l’ha incontrata proprio via Skype, il mezzo principale con cui Gaia gestisce questo progetto appassionato di tutoraggio e sostegno. Ecco il resoconto della loro conversazione.
“Non ho mai creduto nell’idea romantica dell’ispirazione – mi ha detto Gaia Segattini, aka Vendetta Uncinetta – penso all’ispirazione piuttosto come a una ginnastica: perché anche la creatività va allenata”.
L’allenamento di Gaia abita nel suo percorso ricco di spostamenti, mappati con la lucidità di un esploratore provetto, ma anche nell’enorme capacità di mantenere costante la messa a fuoco delle proprie abilità e dei propri obiettivi. Disegnare e parlare di abbigliamento, ma non come espressione di uno status o di un’aderenza alla moda di per sé, quanto piuttosto come “espressione di una gioia libera”.
“Forse la più acuta delle mie fissazioni è il concetto di connessione: ho sempre cercato di capire come nascono certi tipi di fenomeni, prima ancora che diventino trend, che si esprimano in maniera massiva”.
Alla ricerca delle connessioni, Gaia ha intrapreso la sua carriera nel mondo della moda alla fine degli anni Novanta, ma nel 2006, continuando ad allenare le sue ispirazioni, ha trovato nella scrittura una nuova palestra.
Ha cominciato a lavorare come content writer per glamour.it dove la sfida era parlare di fenomeni e cultura indie all’interno di un portale mainstream: “sono stata la prima in Italia a scrivere online di yarn bombing, una forma di street art al femminile che consiste nel rivestire alberi, ponti o panchine con filato lavorato a maglia o all’uncinetto”.

Quando in quegli anni sono sbocciate in Italia nuove forme di artigianato, Gaia ha cominciato a studiare le reti dell’handmade italiano e a scriverne prima per Style.it e poi per il suo blog Vendetta Uncinetta: “mi sentivo portavoce di un nuovo modo di fare artigianato… in produzioni piccolissime che partivano dal basso, ed eccomi a parlare di punto croce sovversivo!”.
Nel frattempo nuovi modelli del femminile hanno inondato le piattaforme social e in generale i mass media alla fine dello scorso decennio: è la rivoluzione del “difetto” che diviene non più qualcosa da nascondere e da ignorare all’interno della produzione di abiti, quanto piuttosto un elemento portatore di una dignità vera.
“Si è cominciato a ragionare sulle piccole fette di mercato invece che su standard immensi e in un certo senso omologanti, ci sono state donne che hanno rivendicato la propria forma come unica.”

Ma il digitale oltre che rivoluzioni e nuove sfide nasconde anche nuove trappole: “spesso la comunicazione sorpassa il contenuto, le nuove realtà artigiane hanno una grande disinvoltura nella gestione dei social, ma questo porta talvolta ad avere una valanga di oggetti mediocri comunicati benissimo”.
Contro questa trappola, il consiglio di Gaia è quello di “seminare una voce unica” e tornare a parlare di prodotto.
È da questo disincanto, unito a grandi capacità e a una passione tenace che nasce il progetto di consulenza di Vendetta Uncinetta: “bisogna trovare la propria differenza, avere il coraggio di mettersi in gioco in maniera critica e io sono contenta che a distanza di pochi giorni dal lancio di questo nuovo progetto mi abbiano già contattato realtà strutturate e con una storia, che non temono di rimettersi in gioco in maniera diversa.”
L’ispirazione è una ginnastica, ma anche una capacità critica e una volontà: sapersi sempre riconoscere in ciò che si fa.