Trovo degli origami sul gradino di casa. Uno per ogni mattina dal secondo giorno in cui sono venuto ad abitare qui. La rana, l’anatra, la tartaruga. Ma anche certe creature che difficilmente riesco a codificare. L’ippogallo. La forbicapra. Il polpospino. Così decido: devo rimanere sveglio, stanotte, vedere chi è che viene a portarli.
Mangio tardi, seduto vicino alla finestra, il piatto sulle ginocchia, il bicchiere che riempio direttamente dal rubinetto del lavello. Le luci spente. Posso vedere lo scalino fuori della mia porta ma da fuori non possono vedermi. C’è la luna che fa scintillare la neve che ricopre interamente le strade, e il paese. Nient’altro. Neanche un lampione acceso. Nessun essere vivente si avvicina a casa mia. Alle due di notte mi preparo un caffè senza perdere di vista il quadretto. Non torno a sedermi, resto in piedi per la paura di addormentarmi. Alle tre e dodici minuti passa un cane nero. Alle quattro e ventisei un furgone con le catene agli pneumatici che rallenta qua davanti, accosta, si ferma. Dal lato del passeggero scende una donna che grida forte, infuriata, in questa lingua di cui non capisco niente. Con una mano si regge la pancia. Procede un po’ ingobbita verso il gruppo di case alla mia sinistra e ancora si volta verso il furgone e sbraita, gesticola, scalcia la neve, poi s’infila in una porta di legno e rapidamente la richiude. Mi sembrava che perdesse sangue dagli occhi. Dalle orecchie. Ho sonno. Il furgone se ne va. Nessuno si avvicina alla mia porta. All’alba esco per passeggiare nella neve e comprare del pane nero. Trovo un origami sul gradino di casa. Lo raccolgo. Stavolta è facile da identificare: il cobramanti – due serpenti avvinghiati, uniti nell’immortalità dell’amore, nella fragile potenza della carta. Centinaia di microscopiche pieghe inequivocabili ed esatte. Un corpo solo. Di botto, mi sento felice.
Emiliano Gucci
(ph.: Camilla – Zelda was a writer)
piccolo e doveroso ps di Camilla (mi scuso con Emiliano): se volete imparare a fare degli origami migliori di quelli che ho fatto io – e magari lasciarli furtivamente di fronte a porte sconosciute -, ecco qui lo schema con cui tentare…
Nel caso fosse ostico, cosa assai probabile, ecco un link di comprovata serietà: Origami channel.
Buona serata e grazie a Emiliano!
xoxo
cavolo che bello. il racconto dico, di per sè gli origami mi inquietano perché non sono mai riuscita a farli.
due anni fa sulla metro verde, all’altezza di vimodrone, un ragazzo sudamericano che giocherellava con un pezzo di carta verde e che continuava a fissarmi, prima di scendere dal metrò mi ha dato in mano un origami dicendomi: “e che ti porti fortuna”.
sono rimasta paralizzata. un po’ perché tutti mi guardavano, un po’ perché di fortuna ne avevo proprio bisogno.
ce l’ho ancora. in un cassetto della biancheria. dentro alla scatola dei bracciali/gioielli della DoDo.
ciao cami
d
ciao danidani! te ne voglio fare uno io, adesso che ho imparato!!!
in tutto questo il mio primo collegamento mentale va a blade runner… capita solo a me? bacini, pa
assolutamente puntuale, pa!!
bacini a te!
Vero, bellissimo racconto.