Questa mattina il mio bar mi ha regalato le certezze di ogni mattina: tutte e tre le Sorelle G., il caffè lungo con lo zucchero di canna, la solita brioche con le pepite di cioccolato, i bambini che giocano con le figurine, la pancia di Isa che cresce ogni giorno di un imporante pezzettino, i volti amici che mi rendono un pozzo di storie e gratitudine.
Stamattina però c’era una sorpresa in più: Versetti meticci, il nuovo libro di Alberto Tagliati (ExCogita Editore).
Questo signore, dall’eleganza trasparente almeno quanto i suoi occhi azzurro cielo, è un mio amico prezioso, il mio irrinunciabile incontro paterno e illuminato di ogni giorno, una superba supplenza di quello che il destino ha voluto togliermi.
Non ringrazierò mai abbastanza i tragitti reiterati verso quel bar: a furia di passarci è finito che una volta mi sia seduta ad un suo tavolino e che l’amore per le parole scritte abbia fatto il resto. Alberto Tagliati è una persona straordinariamente immensa, dotata di un’intelligenza lucida, divertita, piena di piccoli controviali in cui rifugiarsi con il piacere dell’ascolto, della curiosità, della risata. Non ci sono parole per descrivere il bagaglio di bellezza viva e lucente che mi porto dietro dopo la nostra conoscenza fortuita.
Oggi gliel’ho detto. Oggi, dopo aver letto i suoi Versetti meticci, gli ho detto che è troppo bravo e che gli voglio un mondo di bene.
Ci sono sentimenti sconfinati che neanche le parole più ricercate e chirurgiche riescono a rendere con precisione… è così strano: vorrei rendervi tutta l’adorata ammirazione che provo e ad un tratto l’interruttore della loquela s’interrompe, lasciando spazio solo ad un silenzio sorridente. E che silenzio sia, Amici. Facciamo parlare i suoi versetti…
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ALLE NOVE DELLA SERA
(Milano-Turro, lunedì, 20 ottobre 1930)
Alle nove della sera
sulla ca’ de ringhera
(el Cairo di via Boiardo,
assomoir di immigrati
scampati alla grande crisi)
pioveva la nebbia a spegnere
le finestre sui ballatoi
e l’Elsa, affranta,
mi dava alla luce
di una lampadina
da venticinque candele.
Al fischio asmatico
dei tram bianchi
calamitati dalle ferriere
di Sesto silicotica
mi ammalai quasi subito
di bronchite, si capisce.
Mia sorella andava alla scuola
“Eleonora de Fonseca Pimentel”
(La mamma declamava
tutto il dodecasillabo
come un riscatto
delle nostre angustie).
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PREGHIERA
(Milano, 15 dicembre 1993)
Fu il viaggio della tua vita
inganno di musica e luce,
un rapido abbaglia tra il nero
fragore di due gallerie
e dove sei giunto non so,
non so dove approda la nostra
disgregata biologia
di uomini senza più ombra,
ignoro le pagine gialle
del libro di tutti i profeti,
ma nella tua essenza fluiva
un liquido argenteo sonoro,
cantavano i Beatles e, forse,
se è vero che il vivere, solo
è flebile nota di eterno,
sperduti nell’opalescenza
di virtuali illusioni
laddove nascesti e ritorni
quegli atomi di Yesterday
che fosti si raccoglieranno
a chiudere sul pentagramma
la tua incompiuta melodia.
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Fortunato quell’uomo che è disposto ad incontrare se stesso negli altri. Fortunato chi ama se stesso in quel fantastico modo che li renderà facile amare le persone in cui ci si riconosce. Fortunato l’irrinunciabile bisogno di scambio e confronto che ci lega a poche e selezionate persone, quelle che sanno dare un senso specialissimo ai continui nostri tentativi di fare bene.
Fortunata me.
Buon pomeriggio, Amici preziosi!
xoxo
love.
tanto love!!
La tua vita è magica, sei fortunata sì!
<3!!
nel 2o15 ho trascorso una giornata con Alberto a zonzo per il delta del nostro Po, abbiamo pranzato con menù Veneto-Ferrarese a Cà Cornera dove abbiamo trovato Elisabetta, la sorella di Sgarbi, che, con il suo cast era in quel territorio per girare un documentario. La sera siamo finiti al Sottoportego di Loreo per assistere al Karaoke. Giornata indimenticabile, persona indimenticabile , penso che tu Alberto sia finito nel Paradiso dei sapienti, girone dei Migliori. Ciao Alberto il tuo amico Massimo Cavalieri.