29 Maggio 2013

ALIAS // Ada scrive a Leone

Camilla - Zelda was a writer

ALIAS project

alias banner | zelda was a writer ALIAS inizia oggi, anche se è un progetto di scrittura che ho in mente da tempo immemore.
Ogni volta che mi imbatto nelle fotografie antiche, specie nei ritratti, mi chiedo da dove vengano, quale tassello di vita raccontino. Alcune vengono vendute in meravigliosi album che profumano di Tempo: con loro è facile intuire i percorsi, i legami, gli amori. Ma con altre, sciolte e perse in un mare di altre storie, è praticamente impossibile.

Ho deciso di dare una storia a tutte le fotografie che troverò da qui a non so quando. Quelle mancanti di nomi e di riferimenti. Quelle che un destino beffardo ha mischiato ad altre senza regalare loro una didascalia.
Lo faccio per un esercizio di scrittura e perché sento che certi incontri con i frammenti del passato continuano a essere interessanti occasioni di creatività presente e futura.
La domanda sorge spontanea: mi volete seguire anche in questa diavoleria?
Se la risposta è sì (evviva!!!)… Vi presento la fotografia di Ada e Leone, l’ho amata dal primo momento in cui mi è capitata tra le mani!
Mi ha colpito l’intreccio di mani e lo sguardo fuori campo, verso un domani difficile da definire. Loro due, ben saldi e fiduciosi, eleganti e misurati, si perdono nell’oscurità di un bosco fitto e misterioso, oltre il quale la vita non sarà buona quanto i loro intenti.
Lo sfondo mi ha fatto immaginare che i due vivano in prossimità di un bosco e che lei, Ada, piccola e minuta, da lì a qualche mese tirerà fuori un coraggio da leone (da qui il nome di suo marito).
Possiedo un altro ritratto di Ada, una foto bellissima e densa di particolari. Credo che prossimamente vi verrà descritta dalla viva voce di Leone.

Chiedo perdono per il tono triste della missiva. Non mi è ancora chiaro se i due si ritroveranno, ma in fondo – mi dico – certi tipi di legame sono destinati a non sciogliersi mai, neanche per volere di una grande – e ottusa – guerra.
Che sia una buona serata per tutti voi,
Camilla

alias -ada e leone | zelda was a writerLeone, tesoro mio,
sei partito in un giorno senza nome, con un fagotto di paura mal celata.
Ti ho guardato procedere di spalle, come si fa con certi sogni non realizzati, ti sei girato solo alla fine della via e con gli occhi mi hai detto di non preoccuparmi. Ho sperato che scappassi, che prendessi la via del bosco. Ma era chiaro che tu non l’avresti mai fatto.
Nella tua valigia c’erano due pantaloni, la nostra foto nel bosco, il libro di un russo e due camicie bianche. Ti ho stirato i colletti con perizia – quasi dovessi recarti a un incontro di lavoro – e, segretamente, li ho riempiti di baci. Spero che siano lì con te, spero che ti proteggano dal male.

Il tempo senza di te accumula i giorni con indicibile volgarità. Ieri era oggi, oggi sembra un giorno qualunque della scorsa settimana, domani – lo so già – mi rapirà il terribile presentimento di vivere eternamente. Eternamente sola e sospesa.
Una litania inesorabile di minuti ha deciso di condannarmi a una perenne attesa. Mi pare ne valga sempre la pena ma, durante la notte, specie se accompagnata da un temporale o dal fruscio del vento, mi dico che non sarò mai tanto forte.

Ogni domenica, verso il tramonto, mi appresto a provare la nuova speranza di tornare a stringere le tue bellissime mani. Passavo ore a contemplarle, mi perdevo lungo la fitta trama delle vene, le seguivo per arrivare al tuo cuore. Tu allora me ne passavi una sul collo e io mi sentivo al sicuro, protetta da uomini e lupi.

Il lunedì passa con difficoltà ma tengo duro perché la fatica di ogni istante in cui non ti presenti alla nostra porta mi pare un buon motivo per non cedere nel desiderio di riaverti.
Inizio la settimana lavandomi i capelli e, se il clima lo consente, gironzolo per il giardino a piedi nudi, in attesa che si asciughino.
Con i capelli gocciolanti, controllo il cammino dell’edera e quello del gelsomino. Crescono bene: sono tenaci e delicati, procedono con costanza e coprono i buchi del muro, le crepe dell’intonaco. Anche le rose sul retro si espandono senza posa, non m’interesso molto della loro sorte: paiono forti e volitive. A ogni mio passaggio, anche il più silenzioso, si voltano a cercarti, come fossero girasoli famelici di calore. Dovresti scorgere la delusione dei loro petali ogni volta che, abbassato lo sguardo, si accorgono che sono solo io. Per di più arruffata e a piedi scalzi.

Fossi io un sole, Amore caro, fossi una qualunque stella potente. Forse potrei tenerti d’occhio dall’alto, forse conoscerei l’esatto punto in cui piangerti, raccoglierti, portarti a casa. In silenzio, senza pestare i piedi sui giochi degli uomini, senza sciogliermi nella disperazione più bieca.

E invece non so dove tu sia. Non conosco i tuoi pensieri, né la direzione del tuo cammino. 

Questa idea di solito mi assale il mercoledì mattina, quando il cuculo ritma un’inquietudine montante. Sistemo la cucina e controllo la dispensa. Apro sportelli già aperti e piego tovaglioli mai utilizzati. Faccio la lista della spesa e la dimentico sempre a casa. Verso le dieci esco per comprare il giornale e, se il tuo nome non compare tra le notizie, mi concedo un caffè. In piazza, dalle parti del negozio di stoffe, sono oggetto di qualche sguardo impietosito e sulla via di casa trovo sempre una vecchia signora che mi regala un uovo e un pezzo di pane, nero e fragrante.
Ci faccio colazione il giovedì, con un umore che gli assomiglia in tutto: buio e croccante. Metto un disco strappalacrime e, non appena si parla di un perduto amore, attacco a cantare come se fossi a un passo da un applauso fragoroso.
Nel pomeriggio, Bianca passa a prendermi e raggiungiamo il campo di papaveri sul retro della tetra fattoria dei Finzi. I grilli hanno sostituito le grida dei bambini e le rane tengono d’occhio il volo delle libellule.
Bianca ha deciso di vivere le sue pene parlando a sproposito, io invece frequento il silenzio. Le nostre sessioni pomeridiane seguono l’andamento sconclusionato dei suoi racconti: dagli amori patinati d’oltreoceano finiamo ad analizzare i baffi della lattaia o le gambe tozze di sua cognata. Sdraiata in mezzo all’erba alta, mentre le nuvole corrono nel cielo, aspetto che torni il buio e che mi conduca verso la nostra casa.

Leone caro,
copriti la gola, se sei ancora vivo. Sei sempre stato un uomo buono e delicato.
E poi, se la tua nuova vita te lo concede, prima di perderti in qualche ora di sonno, ricordati di me.

Che ti sia ben chiaro, Vita mia: in ogni dove e in ogni quando, nel suono aranciato del sole che si tuffa nell’orizzonte, ci saremo sempre io e te.
Mano nella mano, con una miracolosa voglia di amarci.
Ada tua
o.l.m.p.s.

27 pensieri su “ALIAS // Ada scrive a Leone

  1. Pastafrolla

    Che bella idea. La prossima volta che mi capita tra le mani una foto di questo tipo la guardero’ con occhi diversi, grazie!
    PS scusa ma cosa vuol dire o.l.m.p.s.?

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  2. Silvia A.

    Progetto bellissimo, scrittura evocativa e romantica. Bello!
    Ora ti racconto questa: mio fratello ha affittato una casa dai nipoti di una vecchietta che era morta da poco. Quando lui e il suo coinquilino hanno preso possesso dell’appartamento ci hanno trovato un po’ di tutto: robaccia vecchia da buttare e…un sacco nero (sì, di quelli della spazzatura) pieno di foto, cartoline e ricordi di una vita intera! L’amarezza, di fronte al gesto di quei nipoti impossessatisi della casa della nonna e immantinente disfatisi della vita di lei, o di quel che ne rimaneva per i posteri, era troppa e troppo grande. Così hanno preso tutte le foto (o quasi) e ci hanno tappezzato una parete della cucina. Io mi trovo sempre a fantasticare quando vado lì…
    Ora devono lasciare la casa: chissà cosa ne sarà di quella storia, di quella vita.
    Buona serata a te!
    Silu

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      1. Silvia A.

        Le hanno incollate proprio bene…bisognerebbe portarsi via il muro…
        :-)
        Prima che lascino andrò a farci delle foto, così poi te le faccio vedere e la sua storia la scrivi tu, per i posteri… Ok?
        Baci

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  3. Cristina

    HAI DEL TALENTO CAMILLA…davvero!!!…spero che presto ci siano per te e per la tua poesia tante altre pagine bianche da colorare con le tue, sempre, belle parole.
    Tanti baci tanti

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  4. Alina

    Hai risollevato una giornata cominciata un pochetto obliqua..
    Solletichi ogni volta la mia vena artistica, e mi fai sentire bene..
    Ti abbraccio..buona giornata Camilla..

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  5. Monica

    Mamma mia che bella! Sembra realmente tu sia Ada, immagini così semplici di vita quotidiana rese così dense di emozioni da rapirti sin dalla prima riga e farti arrivare tutto d’un fiato all’ultima parola e non voler smettere… Brava Camilla, sai sempre regalarci attimi di pura poesia in tutto ciò che fai!

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  6. Ophelinha

    quanta poesia nelle tue pagine, Zelda. E quell’acronimo, alla fine, che mi fa immaginare il linguaggio segreto di Ada e Leone…quella loro complicita’, fatta di tanti sguardi e poche parole, poesia di dita che si sfiorano e si intrecciano, baci rubati dietro un ulivo nodoso..
    Ti abbraccio, cara Camilla

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  7. yliharma

    Stupenda, come sempre <3
    Non vedo l'ora di leggere il seguito!
    Ma come ti vengono queste idee bellissime? Rimango sempre stupita di fronte alla fantasia delle persone, alla voglia di creare e immaginare qualcosa di nuovo…

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  8. Vagaluma

    Che bel progetto Camilla, ti seguirò con trepidazione!
    Ti prego continua con questi racconti, mi sembrava di essere accanto ad Ada.
    Tanti sorrisi per te :-)

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  9. Sebiana

    Ciao Camilla, è bellissima la tua idea!
    Grazie a te questi due personaggi non hanno vissuto “solo una vita” ma anche quella che tu gli hai regalato.

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  10. giuliadini

    Questo progetto è meraviglioso Cami! Me lo sono tenuto da leggere nel weekend e ho fatto bene! Va assaporato con calma insieme ad una buona tazza di the.

    Brava brava brava!

    Un abbraccio forte,
    Giulia

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