Inizia oggi T-WORDS, un piccolo appuntamento dedicato all’amore sconfinato che nutro per le magliette. Tutte le magliette del mondo. Meglio se improbabili, meglio se scritte, se illustrate, se provenienti da non ben identificati contesti. Meglio se, arrivata a casa, mi trovo ad aprire il portatile (cose nuove, lo so) per cercare notizie sulle scritte che si portano dietro.
Impazzisco per le t-shirt, è vero, ma no, non si tratta di una collezione!
Buona parte di questa passione risiede nel cercare i miei feticci in posti davvero improbabili, senza che ci sia alcuna previsione sulla possibilità di accaparrarmi il pezzo più insolito, quello più oscuro.
Insomma, credo che ci faranno presto un programma. Dopo Malattie improbabili e Accumulatori Seriali, presto, su questi schermi, assisterete a Magliette Assurde.
Ovviamente mi candido per la conduzione!
Iniziamo con la prima maglietta?
L’ho trovata a un banchetto del mercato, pieno zeppo di magliette provenienti da tutto il mondo. Magliette di eventi, concerti e assicurazioni (sì, assicurazioni) per lo più americane e canadesi, spesso create per staff e dipendenti.
Alcuni drammaticamente orribili e quindi stupende. Chiaro, no?
Ho preso due magliette da quello stock. Una è quella che vedete.
Inutile mentire proprio a voi… L’ho scelta per le quattro barbe e per il cuore. E ora smettete pure di seguire questo blog: ne avete tutti i motivi!
Arrivata a casa, ho scoperto che faceva riferimento a un reality americano seguitissimo, che è arrivato da poco alla sua settimana stagione.
Si chiama Duck Dynasty e narra le vicende dei Robertson, una famiglia barbuta della Louisiana che produce richiami per anatre.
La mia amica Cinzia, che vive negli Stati Uniti e conosce il programma, mi ha avvisato di alcune uscite non tanto felici del patriarca, l’ultra-religioso Phil, uscite parecchio violente contro gli atei, capaci di sollevare un vero polverone mediatico…
Insomma, ho avuto 5 feroci minuti di dubbio amletico sul fatto di pubblicare o meno questo post ma poi mi sono detta che qui si parlava della maglietta e del fatto che, valicando frontiere in un modo che non mi spiego, sia passata dalla Duck Famiglia e il suo merchandising alla bancarella di un commerciante nordafricano. Sono ancora qui che mi chiedo come sia possibile…
Cinzia, comunque, mi ha rincuorato: non tutti i barbuti in questione sono tanto violenti! A questo punto potrei ipotizzare una bella toppa giallo canarino sulla barba di Phil. Ora ci ragiono…
Insomma, se siete curiosi di sapere chi sia questa famiglia, cliccate qui.
Intanto vi lascio una foto per contestualizzare la tipologia e dare un senso alle mie quattro barbe… Per inciso, non trovate sia perfetta per The Familiarist?
Torno prestissimo: ho millemila nuove t-shirt da raccontarvi!
Buona giornata,
Camilla
Zelda was a writer
#zeldish
Mi piacciono le T-shirt (io le chiamo magliette, forse solo più mia nonna ed io le chiamiamo così) ma non le so portare/abbinare, mi sento subito “in tuta”, non so se mi spiego… Forse tu e la tua amica calzamutanda potete farci un post di stile. :-)
Quei quattro barbuti fanno paura…
Francesca
P.S. Quest’anno verrai al Salone del libro di Torino? Mi piacerebbe incontrarti!