Bienvenue à Marly-Gomont è un film da vedere: delicato, ironico e immensamente dolce.
L’ho scovato su Netflix (mi sentirete spesso parlare di Netflix, perché la mia scoppiettante vita sociale l’ha reso uno degli investimenti meglio riusciti dell’ultimo periodo) e me ne sono letteralmente innamorata.
A Marly-Gomont piove tanto e i suoi abitanti, uno sparuto numero di francesi della Piccardia, non si sono mai spinti oltre le loro valli dense di umidità. Non hanno grandi interessi, quelli di Marly-Gomont, se si escludono il gioco delle freccette nell’unico bar del paese e la messa domenicale dove, vestiti di tutto punto, si recano a testimoniare la loro ineccepibile condotta da credenti modello.
Marly-Gomont è un villaggio reale, così come la storia raccontata nel film.
Siamo nella perfetta metà degli anni ’70 e Seyolo Zantoko, un medico condotto congolese (allora zairese), vi si trasferisce con la famiglia, dopo che una lunga lista di colleghi ha dato forfait.
Sarà suo figlio, il “rapper rurale” Kamini (diventato famoso nel 2006 per una canzone tormentone su Marly-Gomont), a onorare la memoria di questo uomo tenace e umano.
L’idea iniziale era una sit-com alla maniera di Willy Il Principe di Bel Air ma più tardi, complice la morte improvvisa del padre, Kamini ha deciso di impegnarsi nella stesura di una sceneggiatura per un lungometraggio. Il film è stato diretto da Julien Rambaldi, con Marc Zinga nella parte del padre e Aïssa Maïga nella parte della madre (eccola nel video di una canzone che adoro), ed è uscito l’anno scorso.
Seyolo Zantoko scappa da una dittatura e, come tutti i padri del mondo, sogna per i suoi figli un futuro migliore.
Dal suo arrivo nel paesino dovrà combattere tante battaglie e subire altrettanti soprusi ma non smetterà mai di credere nel paziente avvicinamento dei suoi detrattori, l’unico modo per dissipare diffidenza e ignoranza.
La conoscenza dell’Africa da parte degli abitanti di Marly-Gomont è pari a zero e in tutta la loro vita non si sono mai imbattuti in uomini o donne dal colore della pelle diverso dalla loro. Hanno costruito tutta la loro esistenza su una manciata di rincuoranti e tiepide certezze: una di questa è che gli uomini si somiglino tutti, che siano semplici lavoratori della terra bianchi.
Il lavoro di avvicinamento dal parte del dottore e la loro definitiva fiducia nei suoi confronti è capace di generare una serie infinita di episodi paradossali e buffi, come nella migliore commedia francese.
Si ride e si piange. Si piange per la semplicità dell’amore e per quel meccanismo candido che fa pensare a chiunque – qualunque sia la sua provenienza – che il proprio sia il migliore e il più completo dei mondi possibili.
Bienvenue à Marly-Gomont ci racconta di quanto le paure e la diffidenza siano umane e assolutamente affrontabili, di come capiti a tutti di sentirsi incapaci di comunicare e di capire, di quanto la semplicità, la conoscenza e la cultura possano scoperchiare vasi di Pandora fantasiosi e ricchi, rendendoci la gioia del vivere, del conoscere ciò che ci è lontano per usi e consumi, ciò che non abbiamo mai conosciuto.
Per quanto l’atteggiamento degli abitanti di Marly-Gomont sia deprecabile, sarebbe bello se anche noi avessimo la medesima innocenza, se le nostre menti non fossero tanto infarcite di paure e proclami catastrofisti. Sarebbe bello essere liberi, sgombri, come una rincuorante tabula rasa, come un vuoto da riempire, sarebbe bello lasciar parlare i fatti, metterci di fronte alle differenze e farle parlare, senza paura, senza costrizione alcuna.
Non parlo solo del colore della pelle, parlo di tutte le differenze che il nostro mondo tanto evoluto e moderno non riesce a smettere di percepire come errori, veri e propri vizi di forma, creando mostri e un patimento gratuito e imperdonabile.
Che bello questo film così semplice e colorato, così piovoso e caotico (specie quando arrivano i parenti africani di Montpelllier), così pieno di possibilità e di cambiamento, così utile a ricordarci che la vita è molto più sorprendente di ogni finzione, che tutto può cambiare, se c’è la volontà di ascoltare quello che non rientra nella zona protetta delle nostre certezze e conoscenze.
Camilla
Zelda was a writer
(le foto di questo post sono tratte da AlloCiné)
Ho appena visto il film su Netflix. Bellissimo. Alla fine ho pianto dalla commozione. Peccato che non sia stato pubblicizzato in Italia.
Bellissimo film! Se posso, sempre su netflix dello stesso regista c’è un’altra commedia altrettanto commovente e colorata, sul tema dell’adozione. Molti degli attori sono gli stessi del cast di Marly Gomont :)
Se puoi?! Hai fatto benissimo! Lo cerco <3 Grazie!
Ho visto il film insieme alle mie bimbe. Bello e commovente, in tempi bui come questo, è un raggio di luce.
Concordo, cara Carla!
Visto il film, ho cercato qui ora notizie non pensavo di trovare un film così dolce e forte nello stesso tempo. Bello e vero
Ho visto il film su netflix a caso leggendo la trama..una piacevole sorpresa.bello e commovente
Concordo! Ho trovato il film cercando su Netflix film francesi ed è stato una gran sorpresa; ora curiosando sulla storia di questo medico mi sono imbattuta in te, Zelda, e ora cercherò ci capire meglio questo spazio che ti appartiene.
Benvenuta qui, cara Tiziana!!!
Ciao, mi sono imbattuta in questo film durante le vacanze di Natale. Pensavo fosse frutto di immaginazione e invece era una storia vera. Mi ha fatto pensare ai ragazzi figli di famiglie straniere e vivono e studiano nel nostro paese. Anche mia madre un giorno venne visitata da un medico di colore che esercita in provincia di Verona. Ebbero un bel interscambio e l’aiutò a superare certe credenze…
Appena terminato di vederlo, belle le tue parole.
Bellissimo film, la storia di questo medico dovrebbe essere più conosciuta!