
ph. Alessandra Di Gregorio – Mani e appunti: Conny Russo
Lo scorso anno la foto del corpo senza vita del piccolo Aylan, il bambino curdo approdato esanime sulle sponde turche, ha rappresentato per molti il volto più crudo e reale del disperato esodo siriano.
Quando Fabio Bucciarelli, fotoreporter vincitore del prestigioso premio Robert Capa (2013), ha aperto il suo intervento per TEDx Milano (ne avevo già parlato qui) interrogando la platea sull’ambiguo ruolo della fotografia nel mondo dell’informazione contemporaneo, il ricordo dell’immagine di Aylan ha nuovamente colpito la mia mente.
Le fotografie di contesti di guerra, le immagini tragiche dei profughi, ci rendono veramente più consapevoli di quello che succede nel mondo – si è chiesto Bucciarelli – o i nostri sguardi sono così saturi che viviamo una sorta di anestesia digitale alla visione della violenza?


Susan Sontag ritratta da Anne Liebovitz
Susan Sontag, nel suo intenso testo “Davanti al dolore degli altri” si era posta un interrogativo non dissimile da quello che animava il discorso del nostro fotoreporter. Secondo la scrittrice statunitense essere spettatori di calamità che avvengono ad altre latitudini è parte integrante dell’esperienza della modernità.
Ma qual è l’eredità di questa forma di osservazione? O in altre parole, cosa ce ne facciamo della conoscenza dell’altrui sofferenza trasportata da queste immagini?
Non posso fare a meno di essere d’accordo con Bucciarelli che, non potendo dare una risposta esaustiva a questi interrogativi (chi potrebbe?), si è soffermato sul rapporto fra conoscenza e responsabilità: sapere significa assumersi delle responsabilità, svestirsi dei panni dello spettatore e aprirsi alla riflessione critica.
La personale riflessione critica di Bucciarelli sul modo in cui rappresentare la tragedia dei profughi siriani ha prodotto il progetto “The Dream”.
Un racconto fotografico notturno, in cui i soggetti non sono in balia delle acque internazionali, o immortalati in altri scenari sensazionalistici, ma semplicemente e umanamente dormono, e magari sognano.
Attraverso il sogno, il racconto di un mondo fatto di occhi chiusi, Bucciarelli ha pensato di poter descrivere l’umanità di queste persone prima ancora del loro status politico.
E poiché, come scriveva Susan Sontag, la moralità di un fotografo-testimone si può rintracciare nella sua volontà di rendere il dolore meno spettacolare, i volti dormenti di Bucciarelli possono aiutarci ad aprire uno squarcio nel nostro cielo di carta stampata.
Lo scorso 3 giugno a Lampedusa è stato inaugurato il Museo della fiducia e del dialogo per il Mediterraneo, ospite d’onore di questa esposizione permanente è stato l’Amorino dormiente del Caravaggio. Un altro fanciullo disteso con gli occhi chiusi, come quelli del piccolo Aylan. Mi piace pensare che la speranza inaugurata dalla ricollocazione di questa meravigliosa opera d’arte sia il sogno realizzabile di un mare senza confini.
Conny Russo
Riflessione quanto mai attuale e importante…
Bellissimo contributo di Conny Russo! <3
Grazie sempre Camilla per gli spunti di riflessione che ci regali (in prima persona od ospitando contributi interessantissimi) e che ci portano a non dare nulla per scontato, a farci domande e non accontentarci mai!
<3
grazie <3