1 Marzo 2017

La Llorona – Lhasa de Sela

Camilla - Zelda was a writer

Music

La Llorona - Lhasa de Sela | Zelda was a writerQualche giorno fa, per puro caso, ho scoperto che lo scorso 4 febbraio La Llorona ha compiuto 20 anni. 

La Llorona (secondo il folclore latino-americano, la Llorona è uno spirito disperato che ha appena perso/ucciso il proprio figlio e lo cerca senza posa) è un disco fatato, vissuto, scritto e cantato da Lhasa De Sela.

Tutto in spagnolo, ambientato in un mondo parallelo, scritto guardando al Sud nel freddo clima del Canada, La Llorona è una fusione perfetta e fantasiosa di milioni di influenze culturali, scosse telluriche e tutti i suoni del mondo. 

Il primo disco di Lhasa, amatissimo e venduto come poche volte capita nella storia dei primi album, specie se indipendenti. Costruito ricordando il suo mondo bambino, condiviso con le sorelle e i genitori hippie (padre messicano e madre americana di origine ebraica) in un van che ha attraversato confini e storie, rendendo la gioia di chi guarda senza limiti, di chi sa assorbire e riportare in un modo unico e senza filtri. E senza muri, verrebbe da aggiungere.
La Llorona - Lhasa de Sela | Zelda was a writerIl primo disco di una carriera musicale che avrebbe prodotto tantissime altre meraviglie se il Destino non avesse deciso di impedirlo.

Lhasa de Sela è morta per un tumore al seno nel 2007. Ha vissuto con questo male per 21 mesi, tempo che ha impiegato dedicandosi completamente alla sua musica con l’urgenza delle ultime occasioni, con la passione divorante di certi amori che servono più dell’ossigeno.

Se non la conoscete già, mi farebbe piacere essere il vostro personale cupido perché sono certa che ne nascerà un amore immediato e profondo. Inoltre, in tal modo, restituirò un grande favore, visto che anche a me è capitato di fare la sua conoscenza per caso, grazie all’intervento di Roberta, una cara amica che ne era pazzamente innamorata.
lhasa_credit_ryan_morey-1400x937Non so parlare di musica. Ho la presunzione di pensare che le mie parole possano raccontare tutto ma con la musica è diverso: è un stato d’animo tanto parcellizzato, intimo e casuale da impedirmi di trovare frasi che riescano a rendere la gioia che è in grado di provocare nella mia persona, la sua presenza puntuale nei miei giorni, il suo decidere per me, allontanandomi dai generi e dai nomi, dalle contingenze e dalle mode.

Anche Lhasa ha fatto questo: mi ha allontanata da tutto. Con la sua voce fatta di cuore e di terra, è riuscita a tenermi compagnia per un lungo periodo della mia vita.

Quando torno ad ascoltarla, ritrovo tutto di quei giorni: le aspettative, le avventure ipertrofiche (e parecchio sconclusionate), la mancanza di un piano che fosse strutturato, la speranza e il rossetto color ciclamino. Lhasa non era un sottofondo ma un ritmo preciso e vitale che mi ha regalato moltissimo. 

Il suo primo disco, per certi versi ingenuo e irruente, mi ha messo di fronte alla necessità epidermica di certi esseri di regalare tutto di sé, senza sconti o paure, senza previsioni o ambizioni.

La sua breve vita ha lasciato tantissimo e continua a parlare una lingua senza passaporto, immersa nella bellezza della diversità, delle cose che nascono in un punto per attraversarne infiniti, che non devono per forza parlare i tuoi idiomi perché tu le capisca intimamente, perché diventino subito tue.

Lhasa de Sela ha continuato il suo cammino musicale, attraverso altri due dischi molto diversi (The Living Road e Lhasa), pieni di tutte le radici che hanno formato il suo fusto: la vastità silenziosa e persa degli Stati Uniti, le oscure leggende del Messico, i colori saturi e puliti del Canada. Dischi pieni di un bisogno inesauribile di dire, di liberare nell’aria melodie, di soffrire e gioire, di lasciare qualcosa di sé. Di accettare i paradossi della vita e di renderli più gestibili attraverso una melodia.

Dovrebbe essere questo il nostro più grande imperativo: costruire per tutto il tempo che ci sarà dato in regalo. Con la tenacia di un vento di frontiera che, pur sapendo di essere destinato a esaurirsi lungo la corsa, espira con tutta la vita di cui è capace.

Che sia una buona giornata per tutti voi!
Camilla
Zelda was a writer

 

7 pensieri su “La Llorona – Lhasa de Sela

  1. Jennifer

    Esattamente due giorni fa, quindi il 1 marzo, ho sentito il bisogno di riascoltare Lhasa e la sua voce che sa smuovere nel profondo la mia emotività. Lei riesce a portandomi in quella dimensione intima e liquida di me stessa in cui posso perdermi. E’ bello trovare questo tuo post, scritto lo stesso giorno. Condivido i tuoi pensieri e sorrido pensando a quanto la vera passione possa creare connessioni.
    Grazie

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  2. Barbara

    Grazie per questo post, che mi ha molto colpita!!! Adoro Cara a la pared, ho subito ordinato il cd.
    Che bello, che bello. E che malinconia, pensare a qualcuno che avrebbe potuto ancora dare molto e che il vento ha portato via…

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  3. Benedetta

    Cara Camilla,
    Non conosco questa cantante ed andrò sicuramente ad ascoltare qualcosa a cui sono certa seguirà l’acquisto di un CD…in cambio ti consiglio di ascoltare Lila Downs…..dalla descrizione di Lhasa che fai tu deduco che hanno molto in comune, il Messico, il Canada ed anche una canzone struggente Llorona…..
    Un bacio
    Benedetta

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  4. Rosa

    Wow, che scoperta! Grazie Camilla per le tue perle <3 Adorabile la canzone che hai linkato in questo post. Sei sempre uno spiraglio di luce nelle mie giornate alla ricerca di un qualsiasi senso (hanno senso le mie parole?)

    un abbraccio,
    Rosa

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  5. Mario

    Ho comprato la lorona nel 1998 a fnac del Principato di Monaco.
    Che dire… album fantastico come Lhasa, che oggi solo oggi apprendo della sua scomparsa.
    Una voce commovente, magica, come le note che il disco hasempre sprigionato.
    Ieri sera ho riascoltato il disco dopo tre / quattro anni che giaceva sullo scaffale dei cd.
    Ha suonato ancora spendido, potente e raffinato! Un piccolo capolavoro che merita di essere ascoltato e amato, da apprezzare con le orecchie e con il cuore.
    Mario

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