Domenica mattina, nelle mie perlustrazioni cittadine, ho trovato una fede nuziale in una pozzanghera. L’ho recuperata e ho prontamente cercato informazioni al suo interno.
L’anello riportava una data, 23 luglio 1966, e il nome di una donna, Vanna. Ho deciso che avrei tentato in ogni modo di ricongiungerla al suo legittimo proprietario.
Lunedì l’ho portata al bar nelle vicinanze della pozzanghera e ho chiesto di aiutarmi nell’impresa. Non avevo molte speranze sul suo esito ma per me era importantissimo tentare.
A ripensarci, faccio davvero fatica a spiegarvi perché fossa tanto importante.
51 anni di vita insieme erano un fatto da festeggiare e da difendere e io avevo la matematica certezza che qualcuno la stesse cercando.
Non era stata gettata via, ne ero sicura. Era scivolata. Forse era caduta a causa delle odiose buste delle spesa, che si attorcigliano sempre attorno alle falangi e confondono tutto. Forse si era sfilata, in un giorno di freddo improvviso, un giorno che assottiglia le mani e fa ballare quegli stessi anelli che durante la stagione estiva si comportano come lacci emostatici.
Volevo che il marito di Vanna trovasse la sua fede.
Lo volevo anche per me, perché essere autori di una storia a lieto fine è quello che vorrei tanto per la mia vita e per quella di un numero ristretto ma importante di persone a cui voglio molto bene.
Lo volevo ma sapevo che sarebbe stato quanto mai improbabile.
Il bar ha esposto alcuni cartelli che indicavano di avere trovato un anello. Non c’erano tante specifiche: chi era al bancone si aspettava che il legittimo proprietario, una volta giunto per chiedere, avrebbe completato le informazioni mancanti.
Il professore ha regalato orchidee al bar e una bottiglia di vino al fiorista di fronte, si è commosso e ha avvertito la moglie che l’anello era stato ritrovato.
Sono davvero felice che una storia tanto sospesa abbia trovato il suo naturale e meritato lieto fine!
Tutti vogliamo il lieto fine, tutti lo cerchiamo. Tutti siamo certi di possedere un foglio che certifichi la nostra legittimità nel bramarlo con tanta foga.
Forse non si dice abbastanza che una costante e disinteressata partecipazione alle storie degli altri rende la nostra la migliore delle narrazioni possibili. Sia essa un libro infinito che sembra non cambiare mai, sia un guazzabuglio di microscopici capitoli, nervosi e incalzanti, che desiderano con ardore solo una degna conclusione.
Buona serata a tutti!
Camilla
Zelda was a writer
Che meraviglia, Camilla!
bellissimo!
Grazie per avercelo condiviso!
Cavoli Camilla! Ogni volta che torno sul tuo blog trovo dei testi che mi fanno sentire decisamente meglio, ? grazie
Che belle storie!
Interessarsi agli altri, da un oggeto fantasticare su la storia che lo rappresenta, ogni storia, ogni racconto potrebbe avere migliaia di finali.. ma avere la certezza che abbia il migliore, il lieto fine più bello è solo per chi non si fa mangiare il cuore giorno per giorno dalle difficoltà ma le affronta a testa alta e spera nel domani!!