Nella prima parte di questo lunghissimo anno di lavoro da casa ho sentito il bisogno di un computer portatile che potesse seguirmi, se non in giro per il mondo, almeno in ognuna delle sei stanze del mio regno.
Lo so, sembra un controsenso: quando ero la regina di ogni centimetro del mio indomito cammino (indomito cammino è una licenza letteraria, voglio essere sincera almeno con voi) lavoravo su un fisso e, nei mesi del contenimento della pandemia, mi sono trovata a desiderare con tutta me stessa la mobilità, la leggerezza, la facilità!
Il desiderio è stato ascoltato e oggi vi scrivo dalla tastiera del mio nuovo notebook Galaxy Book Flex, grazie a una collaborazione nata con Samsung poco prima delle vacanze natalizie.
Son qui per due motivi essenziali. Il primo per dirvi che la legge dell’attrazione evidentemente esiste. Quindi non mi sentirete gridare a gran voce un “chiedete e vi sarà dato”, ma “alzate la posta delle vostre domande al Destino” mi sembra un buonissimo consiglio non richiesto.
Il secondo motivo della mia presenza sul blog?
Il lavoro su questo piccolo miracolo della tecnologia è andato ben oltre il semplice resoconto e, con lui sempre al mio fianco in questi giorni di lento riassetto dei pensieri, ho iniziato a immaginarmi cittadina del nostro nuovo mondo capovolto.
Insomma, per farla breve: sono qui che scrivo ad alta voce e sarebbe bellissimo procedere in vostra compagnia!
Poter lavorare in ogni angolo della mia casa immersa nel sole, sfruttandone luci e suoni, silenzi e piccoli squarci di cielo azzurro, nuvoloso, invaso dai fiocchi di neve mi è sembrata da subito un’esigenza non trascurabile. E anche un’innegabile fortuna, ci tengo a specificarlo!
Benché io continui a pensare in analogico, è indubbio che tutto quello che ha a che fare con il mio lavoro, dalle semplici comunicazioni alla creatività, viaggi per moltissima parte lungo strade digitali.
Lo smart working è sempre stata la mia dimensione professionale, ma c’è da dire che prima le giornate erano molto più movimentate e diverse tra loro. Credo sia stata la stasi dell’ultimo periodo a ridefinire il mio lavoro da casa. Ho deciso, per esempio, di non lasciarmi andare alla tuta e alle pinze per i capelli – non tutti i giorni, perlomeno – e di investire in strumenti che mi semplificassero la vita, facendomi arrivare alle mie mete con minore fatica, in un tempo più sano. Ho deciso, insomma, di investire sul mio lavoro.
E proprio mentre ragionavo sul da farsi, è arrivato il mio amico nuovo Galaxy Book Flex… Ditemi se questa non è magia!
Quello che so è che continuerò ad alimentare cambiamento e mobilità. Mi piace pensare di utilizzare il tempo di una giornata per buttarmi a capofitto su un progetto che non mi lascia letteralmente dormire, da quanto è ingombrante, urgente, necessario.
Mi piace pensare di tirare dritto per tutta la sera, se voglio e se gli occhi reggono, per poi indugiare al tavolino del mio bar preferito la mattina seguente, assonnata e sospesa, poco dopo essermi dedicata a una conversazione fiume con il mio edicolante.
Mi piace questa dimensione temporale autogestita, sapere di poter essere ovunque grazie alla tecnologia, ma sapere anche che, proprio grazie alla sua facilità, io possa spegnere ogni bottone della connessione per tuffarmi in un buon libro, nella scrittura di un progetto, in un disegno estemporaneo o nella mail ottocentesca che riservo a una amica lontana.
Ecco cosa vorrei che succedesse.
Come ogni abitante del Pianeta, vorrei che il mondo tornasse finalmente libero, accessibile, osservabile con tutto il corpo, attraversabile in lungo e in largo, senza paura di essere troppo vicini o, al contrario, troppo lontani per gli standard degli altri.
Poi, però, vorrei attraversare non solo le nazioni, ma anche le vite degli altri, perdermi nell’osservazione, nell’ascolto, fare del tempo a mia disposizione non una gara al risparmio, ma una piccola opera della produttività, della passione sconfinata, delle mille occasioni agguantate al volto. Non per forza premeditate, non per forza le migliori.
Vorrei procedere secondo regole tutte mie, che non vanifichino di certo quelle altrui, ma che non ne siano neanche schiave.
E questa fortuna la vorrei per tutti.
Vorrei che la possibilità di riprendersi un tempo proprio coinvolgesse ogni persona. Si tratta di desiderio parecchio difficile nella sua realizzazione, me ne rendo conto, ma so anche che il nostro nuovo mondo al contrario ci ha insegnato senza sconti che tutto è possibile: le oscurità più limacciose, certo, ma anche i voli ambiziosi, quelli che ti fanno abbracciare ogni estensione, che ti fanno avere voglia di essere tuo e di tutti, qui e anche oltre, adesso e pure per sempre. ![Galaxy Book Flex | Zelda was a writer](https://zeldawasawriter.com/blog/wp-content/uploads/2021/01/4.jpg)
Per tornare a questo piccolo gioiello che mi sta permettendo di scrivervi, posso dichiarare senza paura di smentite che siamo in presenza di un notebook versatile e leggero, capace di seguirvi ovunque e di rispondere a ogni vostra esigenza.
Lo mettete sottobraccio e partite. Ah, che bellissima immagine di libertà!
In fondo, senza uscire da casa, è quello che ho fatto io, nella giornata di smart working ideale che ho cercato di raccontarvi attraverso le foto che vedete.
La sensazione è che Galaxy Book Flex e io potremo davvero indugiare lungamente al tavolino di un bar, dediti a osservare “la Vita, sempre la Vita”, come diceva il nostro Raymond Carver, sicuri di fare pure bella figura, grazie ai riverberi royal blue della sua cover.
E sarà bellissimo essere in ritardo su tutto e non preoccuparsi della sua ricarica. La batteria, infatti, dura 19/20 ore, il tempo necessario per farsi prendere dal sacro fuoco e scrivere, disegnare, ipotizzare, guardare, appuntare e pure ridere un po’, ché di questi tempi è un fatto importantissimo. E se mai il cellulare dovesse scaricarsi prima di lui, beh, nessun problema: basterà appoggiarcelo sopra e premere Fn+F11.
Galaxy Book Flex è un notebook, è vero, ma con una disinvolta flessione di 360 gradi si trasforma in un tablet. E, meraviglia delle meraviglie, con un veloce clic, ti permette di estrarre una pennina Wacom (la S Pen) e di scriverci sopra, proprio come ho fatto io su ognuna delle foto di questo post.
Insomma, al momento Flex nutre tre delle mie più grandi passioni creative: leggere, scrivere e disegnare. Ma mi ha tenuto compagnia anche nello svago delle domeniche (o forse erano martedì?!) mollemente trascorse sul divano. Gli ho chiesto di mostrarmi un film e lui l’ha fatto egregiamente, visto che ha uno schermo QLED – quello dei televisori, per dirla facile – e un impianto audio chiamato AKG, capace di farti finire dritto dritto nella storia che ti viene raccontata.
Infine, ma non da ultimo, se anche voi come me siete schiappe certificate in cucina, è abbastanza che lo posizioniate in piedi, in un angolo ben in vista del vostro piano di lavoro e, a schermo pieno, iniziate a seguire le indicazioni per una ricetta da veri intenditori. Non voglio mentirvi: non farà di voi grandi chef, ma di certo vi aiuterà a metterci tutto l’impegno possibile!
Come al solito ho scritto troppo, ma continuerò a sperimentare la mia nuova amicizia con Flex e a tenervi aggiornati sulle prossime scoperte.
Grazie per avermi accompagnato in questa felice ricognizione!
Un sorriso, anzi due!
Camilla
Questo progetto è il risultato di una collaborazione con Samsung di cui vado molto fiera.
Grazie per il sostegno che dimostrate al mio lavoro.