LE VOCI DELLA MONTAGNA:
LA LETTURA CREATIVA DI
“IO CANTO E LA MONTAGNA BALLA” di IRENE SOLÀ
(BLACKIE EDIZIONI)
Abbiamo appena terminato un’altra lettura creativa, la quarta da settembre, e la nostalgia per le pagine del nostro libro ospite si fa sentire. Sono qui, come di consueto, per riassumerlo a chi si fosse perso qualche pezzo del nostro viaggio, ma anche – ve lo devo confessare – per tentare di non lasciarlo andare via.
“Io canto e la montagna balla” di Irene Solà (Blackie edizioni) mi ha letteralmente stregato. Inutile fare troppi giri di parole.
Nelle sue pagine ho trovato talmente tanto nutrimento che tutta la programmazione dei contenuti che avevo ipotizzato è saltata improvvisamente, facendomi arrivare da voi ogni volta che il libro e le sue mille sfaccettature mi parlavano. In pratica, mi sono palesata a voi con l’urgenza che ben conoscono gli appassionati di libri, intenzionata a raccontarvi tutto quello che mi aveva detto, a consigliarvi di ascoltarlo, di avvicinarvi a lui con pazienza e attesa.
Oggi sono qui per fare ordine tra i suoi infiniti regali.
“Io canto e la montagna balla” è una lunga poesia animista, sussurrata dalle alte cime dei Pirenei spagnoli e dai loro magici abitanti. I protagonisti delle sue pagine non sono solo uomini e donne, ma anche nuvole con le pance doloranti, streghe, fantasmi, animali e funghi.
Grazie ai loro racconti abbiamo potuto attraversare storie e leggende, mondi capovolti e temporali improvvisi.
Ci hanno chiesto di abbandonarci alle loro parole con fiducia e ci hanno permesso di viaggiare nei segreti della montagna, negli anfratti di una natura che parla, nel pieno di esistenze capaci di rimettere in discussione ogni logica temporale per farsi vento e acqua che scorre, per trasformarsi in presenze magiche e universi paralleli.
Tra le tante voci che hanno raccontato la storia di “Io canto e la montagna balla”, a un tratto è arrivata la Montagna, che ci ha rivolto parole crude, non prive di una certa violenza. Parole accompagnate da una serie di disegni che illustravano la tettonica a placche e il lento e paziente movimento della Terra per ridefinirsi di continuo.
La Montagna ci ha detto che, alla luce di questa eterna rivoluzione di confini e punti di riferimento, gli sforzi di noi esseri umani per sfuggire all’oblio non avrebbero avuto alcuna risonanza.
È stato qualcosa di terribile da sentirsi dire, eppure, senza che potessi prevederlo, mi ha immediatamente rilassato.
Siamo piccoli punti in un mare di energie e ridefinizioni. Siamo parti in causa, non di certo “dei ex machina“. Accettarlo mi è sembrata una buona occasione per fare pace con il nostro assurdo desiderio di immortalità e per iniziare a occuparci di noi nel presente.
La Montagna ci ha consigliato di essere gloriosi nei fugaci attimi della nostra esistenza e, considerati gli sviluppi di questo anno piuttosto faticoso, non solo ho pensato che nessuno di noi avesse il diritto di contraddirla, ma mi è sembrato un consiglio davvero amorevole.
LE STORIE DEL BOSCO
“Io canto e la montagna balla” è una storia di amore e di perdono, tutta umana e imperfetta. Quello che non smette di colpire il lettore – e, in un certo senso, di destabilizzarlo – è la modalità con cui questa storia viene raccontata.
Si tratta di una narrazione corale, di un tripudio di punti di vista strambi e colorati, di aneddoti che sembrano condurre lontano dalle vicende dei suoi protagonisti. È solo una sensazione, in realtà, perché tutto, proprio come accade nelle storie piene di mistero, è inesorabilmente connesso.
I suoi racconti stratificati, sapienti e poetici, sono intrecciati come una corona di margherite appena colte e restano nella memoria del lettore che decide di avventurarsi nel bosco senza ansia di catalogazione, che procede senza paura di perdersi nei suoi infiniti meandri.
Arrivati a pochi passi dalla cima, ci si accorge che questo era l’unico modo di raccontare la storia.
Come ben dicono le trombette dei morti, un gruppo di funghi neri e assai pregiati che ci parla nella prima parte del libro, “il bosco è di quelle (storie) che non possono morire. Che non vogliono morire. Che non moriranno perché sanno tutto. Perché trasmettono tutto. Tutto ciò che si deve sapere. Tutto ciò che si deve trasmettere. Tutto ciò che è. Seme condiviso. L’eternità, leggera. Quotidiana, piccola”.
Questo libro è una poesia leggiadra – e al contempo oscura – che fa tanto bene al cuore. E ci ricorda che nel regno della Natura niente muore per davvero.
ECCO LE IMMAGINI DELLA MIA LETTURA CREATIVA
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ECCO COSA STO ASCOLTANDO MENTRE VI SCRIVO…
E con queste ultime righe saluto un libro bellissimo, nella speranza di poterne sondare di nuovi con voi!
Grazie a Blackie Edizioni per avere dato vita a questa preziosa occasione.
Un sorriso, anzi due.
Camilla
Questo progetto è il risultato di una collaborazione con Blackie Edizioni di cui vado molto fiera.
Grazie per il sostegno che dimostrate al mio lavoro.