14 Marzo 2011

Straniero: Lavanderia – Emiliano Gucci

Camilla - Zelda was a writer

Non categorizzato

Oggi ho scelto la lavanderia. In contrasto con la mia idea iniziale non sarà una lavanderia automatica: troppe anime in attesa davanti agli oblò, troppi occhi, troppi grovigli di stoffe e pensieri; altissima la probabilità che qualcuno tenti di approcciarmi per domandarmi chissà cosa. Nella lavanderia centrale ho contato settantaquattro persone ad aspettare, e altre sei sono arrivate mentre ero lì; oltre centocinquanta polmoni, millecinquecento dita in attesa: troppe. Sono venuto via. La mia lavanderia sarà quella voltata l’angolo in fondo alle scuole, prima dei giardini pubblici bruciati. L’uomo che la gestisce è gigantesco e nero, sporco. Non può domandarmi niente: io appoggio i miei vestiti sul bancone e lui uno a uno li valuta, ci applica un tagliando colorato e numerato spillandolo con una pinzatrice di metallo, batte l’importo sul registratore di cassa. Mi chiedo se anche nel resto del mondo funzioni così. Mi chiedo se in questo posto smetterà mai di nevicare. Pagando, volontariamente, faccio scivolare via dal mio portafogli una fotografia sbiadita e vedo che l’omone se ne accorge – è evidente lo scatto del suo sguardo ed è quello che volevo: per capire se dirà qualcosa, magari d’incomprensibile ma pur sempre qualcosa, oppure semplicemente la raccoglierà per porgermela, oppure niente. Lui incassa la banconota e poi conta il resto, correttamente, e me lo consegna insieme a una ricevuta. Io vengo via lasciandogli sul pavimento la fotografia di mia madre, la sola che avessi – la cosa più importante che mi portassi appresso.

Emiliano Gucci

(ph.: Camilla – Zelda was a writer)

2 pensieri su “Straniero: Lavanderia – Emiliano Gucci

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.