Una volta, ho letto che per scrivere davvero si deve aver conosciuto profondamente la sofferenza: nell’articolo che avevo tra le mani si sosteneva che per scrivere si deve aver conosciuto l’esperienza del lutto, del lutto di un genitore.
Ne capisco ampiamente la forzatura e non mi dilungherò a dimostrare che sia una verità inalienabile. Molte volte paradossi del genere inducono all’analisi, al ragionamento e li ritengo utili soprattutto per questo.
Ho sempre scritto. Da quando ho avuto la possibilità di incastrare bene le vocali con le consonanti.
Nei pensierini delle elementari, pieni zeppi di errori, mi scocciava limitarmi a dire che la penna era molto bella e il sole era giallo… Io volevo affabulare.
Spesso questo desiderio di dire era talmente ingombrante che scoppiava dalla mia bocca, in pensieri senza capo né coda. Ero come un Nembrot in minatura. Mollavo a due passi dalla fine per il bisogno di raccontare tutto, di raccontare altro.
Una volta capitò che descrivessi il mio primo viaggio sulla nave che mi portava in Sardegna. Mi ricordo ancora quella frase che mi costò un male + sul quaderno dalle righe ciccione:
“e salii colla mano nella mano della mamma”.
Ripensandoci… Dovrei fare un salto in cantina per salvare le delizie dei miei primi aneliti di scrittura dalla muffa e dalle ragnatele…
Non ci sono più andata in Sardegna, manco da circa dieci anni e un po’ la temo, temo che la tristezza che vi ho colpevolmente abbandonato mi stia attendendo al porto di Golfo Aranci, pronta a farmi affrontare cose che ho deciso di accantonare.
Laggiù mio papà si è aggravato in maniera irreversibile e, tornati a casa, è morto dopo circa un mese. Voleva portarmi in vacanza, diceva. Non voleva proprio che la malattia ci rovinasse i piani.
Non so perché, ma in un certo senso è così: da quando mio padre è mancato, il mio bisogno di scrittura è aumentato in maniera esponenziale.
Alcune volte mi sono chiesta cosa mi spinga a descriverlo sempre, a metterlo sempre in mezzo, come fosse prezzemolo. La sua vita è stata di certo interessante per me ma non per tutti. Rientra nelle avventure anni ’60-70 di tantissimi ignoti come lui, che vivevano tutto con passione e coraggio e con un senso di futuro e impegno che a noi è stato precluso. Io però continuo a inserirlo, quasi fosse un necessario segno d’interpunzione.

Anna Maria Ortese – La Repubblica 31 marzo 2010
Ieri Clelia mi ha citato la frase di un compositore famoso. Non ricordo né il nome del compositore né la citazione (fosforo, pls!!) ma il suo senso sì, è tutto scritto qui, nel cuore. Diceva circa così: Ci sono persone che ritengono la bellezza un’offesa personale.
Poi ha cambiato repentinamente discorso e mi ha detto:
– Ah, pensavo… il tuo libro lo pubblichiamo noi, ho anche in mente come presentarlo, mica possiamo attendere! Devi scrivere ancora mille cose!!
Quando Clelia dice noi intende lei e me. Non siamo un gruppo affollato, in effetti, ma sentiamo la forza di un progetto comune che ci duplica, come Gremlins di fronte all’acqua. Questa cosa non smette di emozionarmi. Questa cosa mi rende proprio forte e serena.
Oggi continuo a pensare a quella frase e a come certi tuoi intenti diventino magicamente la preoccupazione di altri cuori.
C’è molta gente per cui la bellezza è un’offesa, perché la sua presenza significa una rimessa in discussione di sé, della propria inerzia. Ma ci sono anche tantissime altre persone per cui i tuoi sogni sono speranza pura, cose su cui investire fatica, ardimento, coraggio. Persone per cui la tua speranza è la speranza di tutti.

Elsa Morante – Corriere della Sera 24 Febbraio 2011 (articolo di Antonio Debenedetti)
Scrivo grazie alla nostalgia del passato e alla fiducia di questo mio presente così strabiliante. Scrivo per quella volta in cui ho preso male +, perché ho letto libri scritti in modi che non raggiungerò mai, scrivo per la speranza di fermare qualcosa sulla carta, perché sistemo la Babele di pensieri che mi abita, perché è esistita Gina Lagorio, per dedicare la mia fortuna in prima pagina, a mia madre e mio padre.
Scrivo per i ricordi del passato e per quelli del futuro.
Perché è oramai certo che sia così: io ho bellissimi ricordi futuri.
Vi bacio, Amici, buona fine di marzo!
xoxo
Leggo perchè spesso devo chiarirmi le idee (poche e confuse cit.)
Leggo per ricordare sensazioni di tempi lontani.
Leggo per non smettere di imparare.
A volte sorrido e a volte piango mentre leggo.
Adoro fermarmi qui a leggere..
A volte mi chiedo come farei senza di te, V preziosa.
Sei la bellissima presenza di tanti passi dorati.
Ciao Cami, trovo bellissimo quel vostro NOI. La forza che ne consegue e che lo precede. Che bello!
ciao ceci cara!
ti sorrido con i pensieri!
sei davvero mitica sai? e non mi frega se mitica è un aggettivo che andava di moda negli anni ottanta…
:DDDD!!! adoro il vintage gggiovane ;)
grazie pa! ma davvero ;)
tu. perché DEVI. altrimenti io non sarei io.
ma cosa devo fare con te, pulcina del cuore?
urge cenone amicale. urgentissimamente urge.
Ieri avevo trovato un momento giusto per leggerti e scriverti mentre il fanciullame compiteggiava. Ma poi sono cominciate le domande inutili (“maestra, ma le domande in rosso o in blu?” “maestra, ma se finisce la pagina cosa faccio, vado dietro?” “maestra, ma posso cambiare posto che Goffredo mi copia?”).
Mi sono interrotta e poi una volta a casa sono stata risucchiata dalle foto della recita.
Ma quello che volevo dirti è semplice: non ho mai messo un male+ anche solo perché non sopporto il cliché del grande scrittore che non era capito dalla maestra. Non vorrei proprio che qualcuno dei miei alunni tra 20anni diventasse un grande scrittore e dicesse che la sua maestra non aveva saputo leggerlo.
Tu sei una grande scrittrice e queste cose una maestramaestra le capisce subito. Modestia a parte :P.
ahahahah, adoro le domande inutili dei tuoi pargoli! :DDDD
e pure te, adoro. speciale e vicina nella lontananza.
cara ale della luce, la fortuna è questa: l’averti trovata.
bacio!
E’ vero la speranza degli altri è la speranza di tutti………..
Leggo solo ora questo post.
Grazie Camilla, grazie.
Grazie a te <3
Io scrivo cose che nessuno leggera’ mai. In questo momento su un quaderno con i gufi che tengo anche sul comodino, nello zaino, persino sulla scrivania dell’ufficio accanto al mouse.
Scrivo il piu’ delle volte perche devo “spegnere il cervello”. Ogni tanto leggere basta per staccare. A volte non basta e allora scrivo.
Ho iniziato a scrivere davvero (anche se la costanza non e’ il mio forte) quando stavo con il ragazzo sbagliato. Questo nessuno lo sa.
Oggi non passa giorno in cui io non mi senta un po’ miracolata e un po’ fiera di essere uscita da quella situazione. Sento di essermi salvata. Anche se a volte i fantasmi ritornano. Anche questo nessuno lo sa.
Ho iniziato allora a smettere di essere romantica. Scrivere e’ il mio percorso di riabilitazione per cercare di tornare ad esserlo.
Grazie per la consapevolezza che mi ha dato questo post!
Grazie a te, cara Silvia, per le tue parole e per il coraggio che hai avuto nel condividerle.
Mi hai reso felice <3
Camilla