Buon lunedì, Amici belli!
Leggo dal bellissimo libro di Concita De Gregorio – Così è la vita – Imparare a dirsi addio – che la parola “destino” in spagnolo significa sia “destinazione finale” sia “sorte”. E mi pare che in una manciata di lettere venga riassunto il senso più profondo del nostro essere qui: destinati ad un incrocio di contingenze, a una fitta trama di strade di varia pendenza, di controviali alberati e rasserenanti, ma anche di semafori, non sempre del colore desiderato.
Siamo i protagonisti di un cammino che, comunque venga intrapreso – per quanto conti o non conti l’agire della sorte, dei santi o del nostro volere – ci porterà verso un risultato finale.
Un po’ come capita con le lunghe operazioni matematiche, appuntate sul dorso di qualche foglio volante, quando a un tratto si tira la riga del risultato: è importante aver addizionato o sottratto bene, è importante che ci siano tutti gli elementi della nostra somma, della nostra sottrazione.
Mentire alle operazioni sarebbe da stupidi, chiamarle con un altro nome rasenterebbe l’inutilità.Consiglio a tutti voi questo libro. Lo consiglio alle madri, ai padri e a chi si ostina a credere nella propria immortalità e rimanda, rimanda, rimanda… ché tanto poi ci sarà tempo.
Così è la vita – Imparare a dirsi addio è un colorato ventaglio di volti e cuori, tenero e vitale, abitato da persone che sopravvivono nei fiori, nelle saponette nuove e nei ricordi, tra i mezzi sorrisi illanguiditi dal tempo che passa. Parla le parole di tantissime persone, concede spazio ai bambini, al candore, al bisogno che si racconti loro la verità.
Mi piace moltissimo Concita De Gregorio, mi piace la sua penna e questo indugiare su un tema tanto ostico, specie ai nostri lidi italici. Vi siete mai chiesti perché non esistano (o quasi) libri per preparare i bambini alla morte? Perché, secondo voi, per i media italiani si muore solo per incidenti e omicidi? Dove sta il senso intimo, atavico, familiare di uno degli appuntamenti a cui tutti, santi o peccatori, siamo destinati?
Il problema del nostro momento storico è la cancellazione definitiva della fine. Cercate la fine, non la troverete. Inseguite la vecchiaia e sarete guardati con apprensione. Non si parla della morte, non la si contempla, si lavora perché i cambiamenti della nostra epidermide non la testimonino. Si traslano i dati di fatto, in un profluvio di metafore, nomignoli e scuse.
Se la fine è un tabù, la vecchiaia è la sua prova evidente e, in questi anni, chirurgia estetica e pillole blu lavorano per mitigarla, per stendere le rughe, alzare i seni, togliere tracce di passaggi, tentativi, fallimenti. E così l’esperienza diventa accessoria, come se il nostro procedere fosse un maledetto avvicinamento al decadimento, come se non esistesse nessun tipo di elevazione spirituale e cognitiva.
– Prima di cominciare cerca di concentrarti sulle tue riflessioni finali – mi diceva sempre la mia insegnante di italiano delle medie – Cosa vorresti dire alla fine di tutto?
Come nel migliore tema delle medie, anche nella vita il senso della fine potrebbe diventare il migliore alleato dello svolgimento (non a caso il libro della De Gregorio non si intitola Così è la morte…). Potrebbe regalare un senso speciale agli attimi, dare impeto alla forza dell’esserci, al bisogno di tentare. Potrebbe scalfire la coltre di insicurezza che caratterizza moltissimi dei nostri atteggiamenti, veicolati spesso da un assunto paradossale: non inizio per non finire.
Nel libro troverete alcuni guizzi vitali che albergavano in voi senza identità, riscoprirete il senso dell’assenza e quello del ricordo, vi sentirete avvolti da un abbraccio che non vi mente, vi sostiene. Con delicata semplicità.
Niente scompare davvero. Ma di certo si può annullare il senso di quello che ci abita, se improvvisamente sopraggiunge l’oblio, la scusa, l’indifferenza.
Non esistono giustificazioni per certe ingiustizie del vivere ma forse, guardandola dal giusto punto di vista, la vita ritorna ad essere un’occasione magnifica per tentare e procedere, una parabola ascendente di prese di coscienza, di azione e amore. E la morte – sì, pure lei – in fondo è lì, in una non definibile lontananza, a ricordarcelo con convinzione.
Scusate la logorrea tardo-mattutina :D!
Buona settimana a tutti!
Camilla
Zelda was a writer
xoxo
Si! Questo libro mi ispira proprio!! Avevo anche visto la presentazione mi pare a Che tempo che fa…
Me lo leggerò sicuramente!! :)
ottima compagnia per pensieri e ispirazione!
un saluto :D
Buongiorno, Amica bella. Avevo intravisto la foto di un libro misterioso, con le tue ditine smaltate e brillante (vero???), e mi stavo giusto chiedendo che libro stessi leggendo.
Come sempre, i tuoi consigli sono preziosissimi. Procedo all’acquisto.
Peccato che, per leggere tutti i libri che vorrei leggere, una vita non basta!
A proposito: quasi sullo stesso tema, ti consiglio l’ottimo, illuminante saggio di Hillmann: “La forza del carattere.
Cara Guru, sì, era proprio lui nella foto! In realtà sono in un periodo di letture a singhiozzo a causa di poca concentrazione e, ahimè, una dose d’indolenza da raffreddore perenne… Ma ieri era una domenica speciale e così l’ho preso in mano e l’ho letto a morsi!
Ho scritto il tuo consiglio, domani mi fiondo in libreria, dove tra le altre cose ho ordinato Lo scialle andaluso della Morante… mai letto, e tu?
Bacio con schiocco!
No, non ancora. Ma se lo leggi tu e ci fai la recensione…
meraviglia!!
“Non inizio per non finire” è proprio un classico… anche mio :( Però uno dei buoni propositi per il 2012 è smettere di pensarlo ;)
Smettiamola, sì! Al massimo non finiamo! ;))
Ciao carissima.. ma Tu si che hai del vero talento! Ti seguirò con grande passione!! Io ho iniziato da poco a scrivere “qualcosina”.. vedremo cosa ne uscirà. Nel frattempo, cercherò di prendere esempio dalla tua spontaneità. complimenti davvero. Vaty
cara Vaty, tu mi rendi felice!
In bocca al lupo per le tue parole scritte!
un sorriso,
Camilla
Mi piace tanto Concita. E anche il libro, che mi aveva rapito prima di natale in libreria.Chissà da dove viene questo così comune “non inizio per non finire”, sembra un po’ “non lo faccio per paura di riuscire”. baci e a presto
Ciao Fab!!
Devono averci fatto credere che la nostra immortalità sia possibile… mutui trentennali e chirurgia estetica devono averci convinto. E così, certi di essere destinati al per sempre, rimandiamo ferocemente, attaccati a tristi brandelli di un’adolescenza posticcia.
Buongiorno, comunque! E pure ettttciiiuuuù! (sì, ancora)
Ho sempre odiato questo motto “non inizio per non finire”…aggiungo…e mi perdo quello che sta in mezzo??? noooo
Però è verissimo e io stessa quando un anno fa ho perso mio nonno, una delle persone più care che ancora spesso cerco dietro il bancone della mia farmacia, ho avuto difficoltà a spiegare l’evento ad Elena che aveva due anni e mezzo.
Ho detto che il nonno nonno era andato dagli angioletti ma credo che lei lo abbia accettato per “fede” nella mamma.
E’ una società che nega il passare del tempo, in cui se dici che hai 33 anni ti guardano con aria interrogativa. E pensano…beh potrebbe dire che ne ha di meno.
Ma ho avuto la fortuna di avere un nonno che fino alla fine mi diceva di non aver paura perché finisce solo la vita terrena e chissà cosa ci aspetta lassù.
Scusa la contro logorrea mattutina ma hai risvegliato dei ricordi che sembravano lontani.
Il libro lo cerco al più presto.
Ciao Flo! Leggilo, ti piacerà moltissimo! Ne sono stra-certa!
Buona giornata ;)
Anch’io l’ho preso. E’ lì in stand by…però ho dato qualche sbirciatina.
si tratta di una bellissima carezza, sono sicura che ti piacerà!
buon pomeriggio!
Grazie conosco Concita come giornalista ma la tua recensione mi ha conquistata, lo leggerò sicuramente
Grazie Rita!!! <3