28 Novembre 2012

A day with: Francesca Capellini

Camilla - Zelda was a writer

A day with...

Si chiama Francesca Capellini e sicuramente avete fatto colazione con lei la domenica mentre leggevate La Lettura, visto he collabora alacremente con il Corriere della Sera con un intuito per il colore e la composizione non comuni.
Sì, Francesca è un’illustratrice di grande talento ma c’è tanto di più: lo capisci appena scorgi una sua nuova intuizione del tratto o seguendo il suo bellissimo instagram. Per questo, qualche tempo fa, le ho chiesto di farci passare un giorno con lei.
Mi ha risposto con questa meraviglia parigina e sono contenta che vi arrivi in questa giornata dalle 50 sfumature di bleah.
 Sono certa che vi ritornerà il sorriso, sono certa che preparerete un valigino qualunque per raggiungerla.

Grazie dunque a Francesca e buona giornata a Voi!

xoxoSono arrivata a Parigi un anno fa, esattamente in questi stessi giorni.
In 15 anni ho cambiato la mia vita tante volte e ho ricominciato da zero in 4 città diverse. In un’altra vita, ma anche in questa, sono una Nomade.
Seguendo quasi un copione romantico posso dire che mi sono trasferita qui per Amore.

È stato così sì ma ho una sorta di relazione combattiva e combattuta con Parigi.
Non so bene come esprimere il misto di sensazioni ed emozioni che ho vissuto sin da quando sono arrivata. Qualche volta è stata proprio dura, è come se la città mi avesse messo alla prova. In realtà mettendo la mano dietro l’orecchio per ascoltare con cura, ho capito giorno per giorno quale sia la vera Parigi.
La Francia tutta ha un’anima così disperatamente e malinconicamente poetica che quando la riesco a percepire non riesco a smettere di struggermi per lei, perché la sua poesia è inarrivabile e sceglie lei quando presentarsi a te.
Amo i parigini poveri, semplici che appaiono come dal passato: operai, portinaie, spazzini, camerieri, panettieri, spazzacamini, edicolanti, anziani dimessi.
Questa Parigi è piena di delizia, è tranquilla e sinceramente minimalista, discreta e dolcemente triste. È quello che cerco ogni giorno ed è quello che vorrei farvi sentire con gli occhi, orecchie e il naso prendendo la vostra mano nelle mie.
Si parte.

La mia giornata inizia molto presto, verso l’alba il gatto Robinson comunica solo in quel momento tutto l’affetto che ci lega e lo fa così intensamente che non posso fare a meno di svegliarmi. Si dormicchia ancora un po’ tutti e tre insieme e poi ci si alza per andare al lavoro. Il mio compagno è un produttore di cartoni animati, lavora in uno studio mentre io mi agghindo per andare nel mio piccolo atelier.
La prima musica del mattino deve essere qualcosa che mi mette l’allegria nel cuore e così mi accompagno subito con Amelie Les Crayons e la sua “La garde robe d’Elizabeth”.
Saluto Robinson con un bacino e appena fuori casa devo rinfrancarmi ancora un attimo prima di buttarmi nel metrò.
Vivo in un quartiere a nord dietro la collina di Montmartre, un quartiere border-line tra il popolare e il borghese ma protetto dal Sacro Cuore che vedo lì su in alto.

Mi piace tantissimo interagire e scoprire la mia strada: il panettiere arabo che fa la baguette buonissima, il losco caffè dei narghilè, un hotel a una stella con la portinaia sempre affacciata alla finestra con i bigodini, la lavanderia dove vanno solo uomini indiani, il mio amico clochard che è un uomo così mite e gentile che gli lascio sempre qualcosa oltre al mio sonoro “Bonjour Monsieur”, perché lui si che è proprio un signore.

E poi entro nel mio caffè con la burbera signora portoghese che ormai mi conosce e mi fa subito arrivare il caffè e il latte freddo.
Ha molto gusto musicale la signora portoghese e adoro entrare da lei quando mette su la musica di Jacques Brel.
Quell’atmosfera mattutina mi dona calore e tranquillità, fa parte del puzzle che io compongo ogni giorno per sentirmi anche qui “a casa”.

E poi bùm, come Giona mi butto nel ventre della balena e tengo il fiato.
Nel metrò non si possono fermare le onde e il reflusso umano. Mi piace guardare le abitudini dei parigini la mattina, le coppie si danno mille bacini e le mamme africane si fanno quelle fasciature interessantissime per cullare i loro bimbi sulla schiena.
La mia linea del metrò è una delle più popolari e affollate della città, connette nordsudsudnord.
Su questa linea io attraverso il globo terrestre sottoterra: Africa, Arabia, India, Russia, Americhe.
Guardo i vestiti della gente, i loro capelli, i loro cappelli, guardo i loro sguardi che raramente sostengono il mio, le loro mani. A volte tutto questo mi mette anche agitazione e allora è necessario lasciare il posto nelle mie orecchie all’elettronica. E così mi ascolto i Little Dragon.

Il viaggio in metrò è piuttosto lungo, le distanze sono grandi ma finalmente arrivo a Montreuil, periferia parigina, una zona dove gli affitti sono più bassi e molti artisti credo abbiano scelto di vivere e lavorare.
Io ho avuto una enorme fortuna a trovare il mio spazio di lavoro perchè è veramente un luogo a parte.
Quando apro la porta del mio cortiletto mi sento come Alice nel Paese delle Meraviglie, li è tutto ordinato , verde, luminoso.
È sempre pieno di bimbi polacchi che giocano nel pomeriggio e sono diventata amica con tutti loro.

Lavoro in un atelier collettivo dove io ho la mia stanzina a parte.
Con me ci sono altri tre fumettisti italiani molto conosciuti, un belga e due amiche francesi che si occupano di design. Sono tutte persone estremamente creative, bislacche e interessanti e questo ambiente mi piace tantissimo.
Quando arrivo nel mio piccolo atelier metto su il tè caldo, pulisco un po’, ordino le matite per colore e mi metto al lavoro.

Ho bisogno anche qui di calore e di ispirarmi molto, quindi ho curato il mio spazio con grande attenzione, prendendo cose da mercatini e mettendo un po’ ovunque il mio materiale di lavoro. Metto su un po’ di musica, dipende dalle giornate ma ultimamente sono una grande fan di tutti gli album della cantante Camille, che è proprio un genio.

Ho iniziato a fare l’illustratrice solo da qualche anno e sono molto contenta di tutte le mie collaborazioni sia con il Corriere che con alcuni editori francesi. È un mestiere per cui non ti fermi mai, e devi saperti promuovere in continuazione, devi sempre avere progetti ed è molto stimolante per mantenerti presente, creativa e colta.
Lavoro qui tutta la giornata, disegno, schizzo, mando mail, leggo. Seguo il percorso del sole dalle mie grandi finestre. Ogni tanto faccio due chiacchiere con gli altri ragazzi e su skype con gli amici in Italia.
Spesso non torno a casa prima delle 21 ma oggi che ci siete voi con me vorrei uscire un po’ prima e fare una passeggiata sulla via del ritorno verso casa.A volte scendo qualche fermata prima della mia, ad Abbesses, il lato più famoso di Montmartre e mi faccio tutta la collina a piedi. Metto le cuffie e mi ascolto Vincent Delerm e la sua bellissima “Il Fait Si Beau“.

Canticchio da sola e qui di nuovo quella Parigi incredibile mi si ripresenta. È una zona molto turistica ma a certe ore del giorno ci trovi solo gli abitanti. Salgo in su per le scalette, odoro il verde, guardo le case e le brasserie con la gente seduta di fuori a fare aperitivo.
Mi immagino come era un tempo e mi commuovo.

Quando arrivo in cima alla collina guardo giù verso casa e li c’è un posto che io amo tanto. Si vede l’unica vigna che è rimasta intatta dal passato, da cui si ricava ancora un vino e si fa la vendemmia i primi di novembre.
C’è la vigna e anche un orto dove piantano dei girasoli.

È bellissimo. E anche le case sono piccole e basse, una delizia.
Scendendo passo a comprarmi una baguette fresca di sfornata pomeridiana, ancora croccante, prendo l’insalata verde bio e le noci, guardo i funghi e le castagne e mi rendo conto che è autunno.
Un autunno che ha odori così diversi dall’Italia che neanche me ne sono resa conto.Preparo tutto a casa dopo aver dato il mio secondo bacino a Robinson, accendo tutte le mia belle abat-jour per la casa, le lucine di Natale sulla finestra e stendo la tovaglia a cuoricini che ho comprato al Mercato Saint Pierre.
Metto su un po’ di musica, a me la sera piace tanto il pezzo di Amelie le Crayon “Jasmin Tea” perché ha tutto ciò che uno ha bisogno per sentirsi in pace con se stessi.

Quando una ti canta

“T’as l’air d’avoir froid
J’te prête un pull
Ici c’est comme ça
Moi j’ai l’habitude
J’te mets un, deux ou trois Sucres
dans ton thé ?
Du miel d’acacia
Ca va t’réchauffer”

“Hai l’aria di avere freddo, ti presto un maglione, qui è così e io ormai ho fatto l’abitudine, ti metto uno o due zuccheri nel thè, il mie di acacia ti riscalderà”

Cosa vuoi di più dalla vita? E la serata parigina vola che è un piacere..

Alla prossima.
F

28 pensieri su “A day with: Francesca Capellini

  1. yliharma

    Paris….mon amour….quanto tempo che non ci torno. Chissà se mi piacerebbe viverci, se riuscirei a fare amicizie, a sentirmi “a casa”?
    grazie cara, in una giornata deprimente come questa ci voleva proprio :)

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  2. Biancume

    mi ci sono immersa e riemergo con gli aperti e l’aria di chi ha fatto una passeggiata rigenerante.
    Mi pacerebbe passare tanti giorni con Francesca dentro quella parte di Parigi che ha condiviso con noi.

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  3. vitaparallela

    Magnifico post scritto da una magnifica persona. Le lacrime agli occhi che non se ne vogliono andare, la musica che non si allontana dalle orecchie, come ringraziarvi?
    Un abbraccio forte forte.

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  4. *anto_a_pois

    Grazie cami, e grazie fra. Sono una fedelissima del tuo instagram, ma leggerti e camminare con te è stato un incanto. E’ da ieri che ripercorro questa strada, l’ho fatta mille volte ormai, forse perché i tuoi posti di Parigi sono anche la mia Parigi. Ho un consiglio colazionifero da darti… il Coquelicot, lo conosci? E’ proprio lì ad Abbesses!
    A quando il prossimo giro?

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    1. fra

      Ciao bella, sono così contenta di quello che mi ha portato questo piccolo scritto. Tante persone amiche e curiose che mi hanno scritto…insomma una bella gioia.
      Vorrei potervi conoscere tutte e portarvi in giro con me.

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  5. sara

    Ciao Fra, leggere il tuo post mi ha fatto sentire piú vicina a te, mi ha fatto immaginare com’é la tua vita lí, e dopo tanti anni di lontananza e scarsi contatti ci stava propio. Approfitta di questa esperienza, di questa cittá, di queste cartoline, degli odori, della gente, delle sensazioni che provi ogni giorno. Forse un giorno rifarai la tua vita in un nuovo posto, e ti mancherá quello che ora ti sembra quotidiano.
    A presto, spero!
    sara

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