Giulia l’avete conosciuta qui, per un memorabile A DAY WITH da Berlino, il tempo è passato e la sua vita è cambiata in modo decisivo. Un salto a piè pari, dall’inverno europeo all’estate della Nuova Zelanda.
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Oggi Giulia è una libraia di Auckland e, con impegno e determinazione, sta provando a suonare un ukulele giallo. Ma c’è moltissimo altro e abbiamo deciso che ogni mese la troverete (anche) qui, pronta a raccontarvi le sue rocambolesche avventure tra i libri. Parlerà anche di outfit da perfetta bookeater, di un Celentano suonato con l’ukulele e di piccoli grandi progetti del cuore.
Al mio tre, un applauso per Giulia!!!
1… 2… 3…
Giulia, datti un contegno, ti guardano tutti.
Rido e parlo da sola. I muscoli della mia faccia sono contratti in una smorfia verso l’alto e mi fanno anche un po’ male. Rido e non riesco a smettere. Ho trovato lavoro e, come se non bastasse, è uno dei lavori della mia lista d’oro dei mestieri che farei volentieri anche di notte: scrittrice, ricercatrice di vecchi documenti e foto ingiallite nelle soffitte delle persone, biografa, bibliotecaria, costruttrice di alberi genealogici, dama di compagnia per cani e… Libraia! Ad Auckland c’è una libreria che ha un posticino per me: un bellissimo negozio specializzato in edizioni rare e libri di seconda mano. Quei volumi vecchi, con le copertine grosse e piene di fregi dorati che, se li apri in prima pagina e sei particolarmente fortunato, ci trovi una dedica del 1899 o un vecchio articolo di giornale di ottant’anni prima ritagliato e conservato chissà per quale motivo.
Avete capito di che cosa parlo, vero? Proprio il posto che fa per me.
Come da tradizione, seleziono sul mio iPod la canzone del trionfo, quella – per intenderci – che ascolto quando immagino di camminare tra due ali di folla: tutti applaudono e urlano il mio nome e io stringo mani con benevolenza, saluto e mi inchino per ricevere le ovazioni del pubblico. Me lo merito, no?
(Per chi volesse provare l’ebbrezza, la canzone in questione è “Don’t stop me now” dei Queen).Il mattino dopo, inizio l’esplorazione del mio – povero e scarno – armadio da viaggiatrice che può caricare sull’aereo solo un bagaglio da trenta chili e dentro deve farci stare tutte le stagioni.
Come mi vesto? Intellettuale di sinistra con citazione letteraria sulla maglietta? Signorina bon-ton? Vintage con camicia della nonna?
Opto per la signorina bon-ton e indosso per la prima volta un vestito stampato a piccoli gufi, regalato dalla mamma prima di partire. Mi guardo allo specchio: occhiali quadrati con la montatura nera, chignon finto spettinato, scarpe da Mary Poppins consumate. Sì. Sono una caricatura, lo stereotipo ambulante della bibliotecaria. Mi piaccio.
Immaginate una giornata scandita da antichi volumi da consultare con le mani protette da guanti di candida seta dietro al bancone lucido del negozio. Immaginate conversazioni amabili e appassionate con collezionisti miliardari, immaginate lenti di ingrandimento e valutazioni, dibattiti sui fulgidi esempi di letteratura americana contemporanea. Immaginate ore e ore trascorse a consigliare libri ai clienti che si prostrano davanti alla mia immensa cultura letteraria. Immaginate calici di ottimo vino rosso d’annata, gentilmente offerto da uno dei collezionisti americani di cui sopra.
State immaginando? Bene. Ora cancellate tutto.
Il primo compito che mi viene assegnato è trasportare casse piene di libri da esporre all’esterno del negozio. Otto casse da venti chili l’una e quattro carrelli da spingere per i corridoi tortuosi e pieni di tappeti della libreria. Io sto indossando un vestito di seta. Nuovo.
Ripenso con desiderio alla mise da intellettuale di sinistra con la citazione sulla maglietta.Il proprietario della libreria, che si chiama come uno dei Take That, guarda il mio chignon spettinato ormai non solo più ad arte, sorride comprensivo e mi illustra brevemente la seconda occupazione della giornata. Ancora con il fiato corto, prendo la tavoletta di sughero che mi porge e ascolto attentamente. In pratica, si tratta di andare in magazzino e di cercare tutti i libri segnati nelle decine di foglietti colorati appuntati sulla cartellina. Se il titolo di un libro viene riportato su uno di quei quadratini di carta, significa che è stato venduto ma che ne abbiamo un’altra copia. Il mio obiettivo sarà proprio quello di recuperare quei volumi per rimetterli sugli scaffali a disposizione dei clienti.
Semplice, no? E che meraviglia! Un grande archivio tutto per me, dove trascorrere un po’ di tempo inginocchiata per terra a sfogliare rapita gli antichi volumi!
Quando entro nel magazzino – costituito da due stanze attigue – mi rendo immediatamente conto di aver sottovalutato l’avvertimento di Mark.
“Purtroppo i libri non sono in ordine alfabetico” mi dice, prima che io parta di corsa verso il retro del negozio. Io gli urlo un “No problem!”. Incosciente che non sono altro.
Sarebbe riduttivo dire che le due stanzine, piccole e male illuminate, sono piene di libri. Traboccano, straripano, esplodono. Tutti gli spazi disponibili – scaffali, finestre, pavimento – sono occupati da volumi grandi e piccoli ammucchiati alla rinfusa e senza un ordine logico. Non c’è posto per muoversi, altro che inginocchiarsi per terra! Dove non ci sono libri, ci sono vecchi cappelli da marinaio, raccolte di articoli di giornale, timoni, foto, spade, modellini di navi, soldatini di piombo, quadri e stampe. Avevo dimenticato di dirvi che la libreria ha una sezione molto ampia specializzata in tutto ciò che riguarda la letteratura militare e tutti i vari memorabilia del caso.
Non so come come muovermi né da che parte iniziare. Appena mi giro, faccio cadere qualcosa.
Dopo due ore, riemergo dal magazzino stravolta ma soddisfatta: i foglietti sulla cartellina sono decisamente diminuiti. Sono distrutta, ma trovato quasi tutti i libri.
In quel preciso istante, mi sento incredibilmente fortunata: sto ancora starnutendo per la polvere, ho le braccia che mi fanno male perché sto trasportando una pila di volumi più alta di me, i miei occhi lacrimano e le mani prudono e io sono esageratamente felice. Mi rotolo nella polvere, mi sporco il vestito nuovo, mi arrampico sugli scaffali e vorrei mettermi in un angolino e commuovermi per la fortuna che mi è capitata.
Mark mi squadra divertito e impressionato dalla mia tenacia.
“Sai” mi confessa “nessuno vuole mai andare in archivio a cercare i libri! Hai fatto un ottimo lavoro. Adesso cerca di sistemarli sugli scaffali, così ne approfitti e inizi anche a capire come siamo organizzati”.E la mia giornata finisce così.
Non ho bevuto vino rosso con i miliardari, non ho ammaliato nessuno con i miei consigli letterari, sono scarmigliata e paonazza in viso e non ho più nulla della signorina bon-ton di qualche ora fa. Probabilmente domani non riuscirò a muovermi perché i miei muscoli pigri saranno a pezzi.
Puzzo di polvere, di muffa e di carta vecchia e sono seduta per terra a gambe incrociate a sistemare i libri di Enid Blyton nella sezione per ragazzi.
Lavorare in una libreria è terribilmente faticoso e solo ora mi rendo conto che è un mestiere per pochi. E io sono una di quelli. Respiro il profumo dei libri vissuti e segretamente mi commuovo di nuovo perché sono esattamente dove ho sempre desiderato di essere.
Giulia
The Blooker
che bella questa nuova sezione..e che meraviglia il primo giorno di Giulia, le cui avventure seguo gia’ sul suo blog ;)
Manu! Sono contenta ti piaccia! <3
Io saltello ancora :))
Saltelli saltelli, tutti per mano!
<3
Anche io la seguo da un po’ di tempo e ammiro la sua scelta e la sua “fortuna”.
Che belle tutti quei libri della Penguin: che invidia!!
Grazieeee!
Anch’io la segua già su suo blog. Che bello sentirsi avvolgere dal profumo dei libri!
Evviva i libri!
Giulia sei forte!!!
:)
Ciao Giulia,
qui Valentina (la bibliotecaria) ti capisco sai? Leggerò volentieri i tuoi post e seguirò anche il tuo blog oltre a quello di Camilla!
Resto in ascolto in caso di consigli, o aneddoti!
Smack!
V.
Evviva!