Per festeggiare la pubblicazione dei due workshop dedicati al variopinto mondo delle ZINE (le info qui), nel fine settimana ho creato una piccola pubblicazione dedicata alla poesia LA PIPA di Raymond Carver (la trovate in Orientarsi con le stelle, di Minimum Fax).
L’ho stampata sulla carta quadrettata di un vecchio quaderno e l’ho appiccicata su un’illustrazione de L’Internazionale. Due carte – la donna e il jack di quadri – come copertina e due fiocchi trasparenti a chiuderla. E poi, me ne scuso nel caso dovesse inquietarvi, un profluvio di occhi.
Perché, se mi chiedessero di descrivere questo periodo, io direi: guardo, osservo, vedo, sono.Da qualche settimana, mi sono resa conto che tutto continua a spingermi verso Magritte.
E non lo dico solo per la maglietta che mi sono autoscritta e regalata o per la foto di René e Georgette che compare sulla scrivania del mio Mac a manovella… Non lo dico neanche per il mio amore fulmineo e totalizzante per quel semidio di Lothar Wolleh, fotografo tedesco che l’ha ritratto in pose piene di bellezza e significato. No, neanche per questo. Sarà, forse – ma vi avverto: sto per buttarmi nel gorgo di un’iperbole senza fine – che a me le negazioni stanno simpatiche. Che spesso, non avendo in mano un’asserzione soddisfacente, mi accontento di un giro machiavellico di no/non che alla fine si elidono, regalandomi un approdo a cui aggrapparmi.
C’è anche da dire che non sempre le azzecco, le negazioni che si elidono, ma che è fatto incontrovertibile che io mi ci impegni seriamente.
Insomma, la negazione può diventare un solido alleato in periodi di evidenze schiaccianti e io consiglio con trasporto la sua frequentazione. Non potrà non andare che bene (giusta, no?).Questa poesia di Carver, LA PIPA, è talmente bella che va protetta, custodita.
L’ho pensato dalla prima volta che ci siamo incontrate. Non l’ho invidiata, non ho cercato di scompigliarle un verso, né di assomigliarle. L’ho guardata da vicino e poi da lontano, ancora da vicinissimo e poi da chilometri, con il solo ausilio della mia memoria traballante, e mi è parso che, pur inarrivabile nella sua perfezione, mi regalasse uno spunto per procedere. Nei sogni, nei versi, nelle ipotesi di future parole, di future intenzioni.
Questa poesia racchiude tutto quello che per me è importante: la scrittura, l’amicizia, le stelle, i fili d’argento che si muovono sotto la luna nuova. Ci sono anche le violette raccolte un’ora prima di pranzo, un caminetto scoppiettante e fasci di scintille, pronti per essere sparati al cielo per la poesia che la succederà. Una poesia più da pipa, che da sigarette. Per finire con i vaneggiamenti di questo post, vi chiedo di non commentare la presenza delle oche. Le stavo ritagliando e ho pensato sarebbero state benissimo tra i versi di una poesia tanto semplice e al contempo tanto speciale.
Un (non) pensiero che, con le dovute cautele del caso, secondo me Magritte avrebbe apprezzato parecchio.Buon martedì a tutti!
Domani sarà ospite di queste pagine una mia amica che ci scrive da lontano. Parlerà di libri anche lei. Lo farà in un modo irresistibile, tanto da lasciarvi incollato sul viso un sorriso duraturo e soleggiato!
Ve lo posso assicurare.
Baci belli.
Camilla
Zelda was a writerps: lo sfondo/sottofondo di questo post è KOOKOO di Debbie Harry, con la mitica copertina di HR Giger.
4 Febbraio 2014
Mi è piaciuto molto il tuo blog e soprattutto come è architettato, le fotografie che utilizzi e naturalmente anche i tuoi contenuti. Brava! Faber Albert Fissi
Grazie Alberto, sono molto felice di leggere questo commento!
Benvenuto qui!
Camilla
Beh, che dire, adoro Magritte, le negazioni e tutto questo turbinio di parole in cui ogni volta mi fai perdere!
Un bacione Camilla!