La nostra Storia patria, i suoi ultimi decenni di rivolgimenti e le grandi, grandissime contraddizioni che li hanno caratterizzati sono quanto di meglio possa esistere per guardare avanti.
Si dice che ci sia una lezione solo negli atti, fallaci o sconclusionati che siano, si dice che le teorie, alla fine, si riducano a poca cosa. Si vive per imparare, si vive per lasciare un messaggio al futuro.
E noi… Cosa possiamo dire di aver imparato dagli ultimi trent’anni?Il libro di Nadia Terranova è stato un bellissimo viaggio in giorni che gran parte del Bookeaterclub non ha vissuto.
Se volessimo fare una statistica in merito, ieri sera – ore 19, via Brera 30 – il tavolo Lago del nostro club di lettura era invaso dai figli della generazione raccontata, i figli di Aurora e Giovanni. Tanti Mara e Mario, dunque, e poi qualche fratello e sorella maggiore.Sapere che le pagine de Gli Anni al Contrario – che molti hanno definito veloci, troppo veloci per la densità che si portavano dietro, troppo definitive per due eroi tragici che ognuno di noi avrebbe voluto salvare a ogni riga – siano state oggetto di analisi e confronto con genitori e parenti mi ha fatto pensare a quanto questo incontro mensile sortisca bellezza e miracolo.
Abbiamo parlato di stereotipi, messo sul tavolo tutte le nostre conoscenze, rispolverato antiche paure, aneddoti nascosti nella memoria di molti, forse per pudore o forse per paura.Queste pagine hanno raschiato l’anima di molti, smosso le lacrime di altri. Nessuno le ha trovate neutre, nessuno è rimasto indifferente.
Ci siamo chiesti come mai sia ancora così difficile per noi Italiani mettersi a un tavolo e parlare degli anni di Piombo, senza che recriminazioni e voci troppo alte vanifichino tutto.
Noi, per la cronaca, ci siamo riusciti. Abbiamo citato Aristotele e Zola, con la matematica certezza che il primo avrebbe approvato la struttura di questo piccolo gioiello di scrittura.
Ci ha colpito il momento – di un giorno qualunque, in un letto di ospedale – in cui la lotta titanica per diventare eroi, anche in modi illeciti, si è scontrata con la solitaria presa di coscienza di essere stati dei semplici er(r)o(r)i. Senza grandi conseguenze, senza grande clamore.Questo libro ci ha unito. È un fatto certo. Siamo stati noi, anche se non eravamo lì. C’erano i nostri morti, anche se non eravamo parenti. I nostri figli, anche se non siamo genitori.
Ad un tratto è saltata fuori la mamma di Messina che l’ha letto e si è confrontata con sua figlia, dicendole che no, Giovanni non era esagerato, che di Giovanni, quando era giovane lei, ne sono esistiti tanti e tanti sono morti con una speranza eroica nel cuore.L’intimità è cresciuta – sebbene fossimo più di 50 (ci sarà mai un modo per dirvi grazie senza essere banale? No credo…) – e una di noi ha raccontato di suo padre, della sua eterna sindrome da Peter Pan. Questi padri li vorresti corcare di mazzate (mi si perdoni il francesismo) e invece, crescendo, arrivi a capire tutto, non li perdoni fino in fondo ma inizi a provare tenerezza.
La tenerezza. La stessa che ti ispira un Fascistissimo e la sua morte di crepacuore, la stessa delle rondini che di certo torneranno, delle polpette portate al proprio padre morente, delle scatole piene di foto in cui scopri di essere stato giovane anche tu.
I padri che muoiono, i figli che diventano padri, la lotta tra le generazioni che si risolve nello stesso atavico meccanismo dell’autodeterminarsi attraverso la propria progenie.Abbiamo parlato dei cieli sconfinati, ieri sera, di una generazione che ha tentato di vivere in modo diverso, senza temerne le conseguenze, dell’immobilismo conservativo dei nostri giorni, delle paure, delle sospensioni. Su di noi le stelle di Stromboli che, come in ogni piccola isola che si rispetti, ti porti sulle spalle, da tanto sono grandi e pulsanti.
Vorrei ringraziarvi per aver condiviso con me pensieri forti, puntuali e pieni di voi. La meraviglia di questo book club risiede nel procedere insieme, con un sorriso garbato, con le parole chiave, con ben due pargoli che stanno crescendo nelle pance e nei pensieri di due di noi, con le torte fatte in casa che festeggiano il nostro primo anno di vita. Con la certezza che ogni volta sia casa, che ogni volta sia un piccolo momento nostro.Ieri sera tutto – la fatica, le mille corse, i milioni di punti di domanda – si è perso nei due mari che s’incontrano nello Stretto di Messina, nei colori di cieli sconfinati, nei silenzi dei pescatori. Nelle cose tragiche che hanno un nome e che non tutti hanno il coraggio di pronunciare, nel fatto – civile, bello, galvanizzante – di esserci e parlarne.
Ieri sera tutto mi ha fatto pensare a quanto siano sempre i libri a cercarci e a quanto ci mettano di fronte alla preziosa occasione di procedere con speranza e determinazione.Ci vediamo il prossimo mese, sempre all’Appartamento Lago di Milano, sempre di mercoledì e sempre alle 19.
Il 25 marzo 2015 parleremo de L’Invenzione della Madre di Marco Peano (Minimum Fax).
Portare la tessera più inutile della storia e le vostre bellissime teste.Ps: qualcuno ha perso il taccuino qui sotto o era un geniale messaggio in codice?
Scrivetemi, nel caso fosse vostro: lo custodirò gelosamente fino al prossimo incontro.
Buon pomeriggio!
Camilla
Zelda was a writer
I grazie di oggi sono per tutti voi, per chi è arrivato dalla Toscana e dalla Liguria e ha investito soldi in treni e pernottamento, per Lago, che ci ha regalato una casa mensile densa di fascino, per Piani Castellani, che ci ha permesso di festeggiare degnamente il nostro primo anno di vita (ma che vino meraviglioso abbiamo bevuto?!), per le torte che sono comparse sul tavolo (grazie a Mari e Sara) e per Roberta, che ha scattato le foto di ieri sera senza sedersi mai.
Sì, è proprio così: gli atti sono lezioni, le teorie si riducono a poca cosa.
Magari un giorno attraverserò mezza Italia anch’io, chissà. Nel frattempo vi guardo sempre da lontano, siete davvero, ma davvero, ma davvero, bellissimi. Ogni volta di più.
Un bacio con schiocco tutto per te, Elisa!
Ma che meraviglia, voglio venire pure io!!! :) Brava Camilla, sei una catalizzatrice di cose belle.
Grazie Antonella!!!
Che dici, ti aspettiamo?
Sono un po’ lontana, ma potrei far coincidere una visita a mia sorella con un Bookeaterclub!!
Più lo leggo più sono felice di farne parte. <3
Felice io che tu ci sia dall’inizio <3
Bravi!
Ad ogni appuntamento scopro sempre più entusiasmo: sarebbe bello festeggiare con voi ogni singolo
incontro di libri e cuori.
W i libri! W Camilla!
Grazie, mia cara!
Arriveremo, me lo sento <3
Letto tutto d’un fiato, sul treno, da Genova a Milano mentre venivo all’appartamento Lago… l’ho divorato con gli occhi questo libro, facendomi largo tra lacrimoni giganti che scivolavano fuori controllo davanti agli sguardi dei vicini di poltrona… sarà stato il pre ciclo?
Grazie Camilla, e grazie a Lago, nonostante la mia timidezza imbarazzante e imbarazzata è stato come sedersi a casa :)
muackete, mi sa ci rivediamo anche al prossimo!