Amos Oz, nel suo libro Gli ebrei e le parole (scritto con Fania Oz-Salzberger) cita Pierre Manard, autore del “Chisciotte”, un racconto di Borges.
Il racconto è geniale: tale Pierre Manard, scrittore francese inesistente, un giorno si siede alla scrivania e scrive il Don Chisciotte di Cervantes. Non lo sta copiando, lo scrive perché gli è venuto in mente. Lo scrive in spagnolo, stesse pause, stessa punteggiatura. Però non è di Cervantes, è suo. Si tratta di un libro nuovo, è il Don Chisciotte di Menard.
Come mai Oz cita questo racconto? Lo fa perché gli serve come prova a favore di una verità sostanziale: quando leggiamo un libro noi lo autoriamo, diventa nostro, delle nostre vite, dei nostri innamorati che sanno di fazzoletti puliti, delle nostre madri che stanno morendo.
Almeno fino all’arrivo del prossimo Menard, quel libro è nostro.
Il Bookeaterclub di ieri sera all’Appartamento Lago ha fatto sedere al tavolo tantissimi Menard.
Ognuno di noi aveva in mano la sua Invenzione della Madre, ognuno di noi aveva posto la firma sulla pagina finale di questo libro chirurgico, duro e al contempo denso di tenerezza, di vitalità.
Ci siamo arrabbiati tantissimo con Peano.
Molti di noi non gli hanno perdonato di aver scoperchiato un vaso di Pandora che vorremmo sempre tenere serrato: lì albergano le nostre paure più profonde e il desiderio di congelare il tempo della serenità, dei punti di riferimento certi, della vita che ci regala senza toglierci nulla.
Immagino anche che alcune delle defezioni di ieri sera (complici anche la pioggia e un simpatico virus stagionale che rende le viscere piuttosto vibratili) siano dovute a questo sentimento di fastidio.
Nei giorni precedenti al book club, ho ricevuto moltissime mail che mi dicevano che non ce l’avrebbero fatta a finirlo, che si scusavano ma era troppo per loro. Ho chiesto a chiunque non se la sentisse di evitare di procedere nella lettura ma intanto mi sono domandata che forza censoria possa avere la storia della malattia sui nostri vissuti.
Alcuni la vivono con sofferenza, e credo che chiunque possa comprenderne le motivazioni, ma per altri arriva ad essere un’offesa, un terribile sgarbo fatto al loro panorama di certezze.
Ho la stessa storia di Mattia alle spalle, i suoi stessi anni, la sua stessa paura di non registrare tutto, di perdere il ricordo. L’unica differenza tra di noi è che io ho tentato/tento di inventare un padre.
Per il resto, abbiamo condiviso dieci anni di una malattia insidiosa e devastante, mille ospedali, mille drammi quotidiani. Un corpo che si svuotava con spietata coerenza e che, con la sua mostruosità, sapeva impaurire chiunque non ne conoscesse le cause. Abbiamo provato la stessa rabbia, io e Mattia, la solitudine, un rapporto d’amore perso per strada, la sensazione di avere 26 anni per sempre e di portarci dietro la condizione di eterni adolescenti orfani di un genitore.
Forse, dieci anni fa un libro come questo non l’avrei mai voluto sfiorare.
Ma c’è tantissimo altro, ne L’Invenzione della Madre: c’è la vita, quella vera, non di certo perfetta e non sempre felice. La vita dei legami, del polline di certe giornate in controluce, dei Capodanni a cui chiedere la realizzazione di sogni impossibili.
In questo libro si respira la matematica certezza di essere contenitori di acqua piovana (sempre Calvino, me ne scuso), bacini di immagini e di Memoria.
Tra le sue pagine troviamo l’accesso a vie di comunicazione privilegiate con chi ci ha lasciato. Vie ad accesso limitato, forti e incontaminate, prodigiose e intime. ph: Giui
ph: Giui
ph: Giui
Il libro di ieri sera mi ha dato la prova provata di quanto la condivisione di un’emozione renda la stessa più profonda e importante.
A un anno di distanza dalla nascita di questo book club, mi rendo conto di attendere con crescente gioia e speranza il nostro ultimo mercoledì del mese. Sento che, solo incontrandoci e parlandone insieme, il libro inizia a essere nostro. Non di Peano, non di Menard. Nostro.
E ora fatemi ringraziare chi sta sostenendo la mia avventura. Non basteranno mai le parole per descrivervi cosa questo significhi per l’impresa!
Grazie quindi a Lago Design per avere creato la casa perfetta nella quale trovare un’immediato e rincuorante senso di famiglia e di gruppo.
E grazie a Birra Moretti, nuova amica delle nostre sessioni, per aver regalato al tavolo un viaggio di gusto e tradizione con Le Regionali. Ieri sera abbiamo degustato la Piemontese, in onore di Marco Peano, e la Toscana, tutta dedicata (per un bellissimo esempio di puro caso) al nostro prossimo autore.
Grazie a tutti per ieri sera, grazie per essere invischiati con un tale inesauribile entusiasmo in questa diavoleria di lemmi!
Siete nel mio cuore, tra le pagine, i capitoli e le preziose storie, quelle magie aeree che aleggiano nella mente di ogni lettore seriale che si rispetti!
Camilla
Zelda was a writer
Ci vediamo mercoledì 29 aprile alle 19 con Chi manda le onde di Fabio Genovesi (Mondadori).
Buona lettura!
Eppure, cara Camilla, io ti sono grata proprio perchè grazie a te leggo libri a cui probabilmente spesso non mi avvicinerei. In fondo, non ci si nutre di sole cose a noi affini e congeniali: il contrasto è scoperta.
Quindi grazie, ancora!
Grazie a te, Pamela!
Sono contenta di conoscerti! <3
questo club del libro mi attira molto…peccato la lontananza!!!!!!veramente sarei cuoriosa una volta di venire……
poi il prossimo autore è a me caro, perchè mio compaesano e le cose chescrive sono fantastiche!!!!(neanche un po di parte eh!!!!!)spero un mercoledì di riuscire a venire …
ciao veronica
Ciao Camilla, grazie per questi consigli di lettura. Purtroppo non riesco a partecipare alle tue serate anche se sarebbe fantastico! Volevo avere una piccola curiosità, se possibile. Ma scegli tu il libro per il mese dopo o é una decisione presa durante la serata? Ti ringrazio e per quello che può valere ti seguo sempre e piano piano sto comprando i libri che consigli per gustarmeli. Complimenti ancora, vorrei avere progetti interessanti come te da portare avanti! Stella
Ciao a tutti,
mi ha consigliato questo blog un’amica e sono subito rimasta affascinata da questi incontri, specialmente perché Genovesi è un autore a me caro dai tempi di “Esche vive”.
Una domanda però, per partecipare vige la regola del “basta presentarsi”? :-)
Nel caso, a mercoledì 29 aprile…
Eccomi,Giulia!
Certo che sì: presentati e sarai dei nostri ;)
Un sorriso!