Mi sono innamorata di nuovo. In un modo dirompente e colorato.
E perdonate se spesso mi ripeto, se spesso esordisco dicendo che sì, sono definitivamente cotta di un libro.
Vi devo confessare che ho grandi attese circa questa tipologia di innamoramento – colpo di fulmine: mi aspetto che mi colpisca ancora mille volte, perché l’unica certezza di questi giorni è che esistano territori inesplorati che attendono solo la mia sorpresa.
Le mie scoperte sono le pagine dei libri. Inizio a essere felice appena intravedo una copertina, impazzisco per un segnalibro.
Ma procediamo.
Da pochissime ore ho tra le mani John Alcorn – Evolution by Design e continuo a cercarlo, a sfogliarlo, a indugiare, esclamare continui e sommessi “pazzesco”. Me lo porto a letto, sfoglio due pagine e penso: domani sarà un giorno di grande ispirazione!Vi avevo già parlato di John Alcorn e lo conoscevo come fonte inesauribile di ispirazione e gioia ma questo libro… Beh, questo libro è uno scrigno che tutti coloro che amano imprimere segni colorati sulla carta e nella mente dovrebbero avere.
John Alcorn era una mente geniale e inesauribile, un osservatore dell’infinitesimale, un mago scanzonato del colore, del tratto, del ritaglio e della composizione. Il libro in questione, una sorta di monografia della sua vastissima produzione, mi ha stappato almeno 5 chakra e la tentazione di mandare all’aria tutti gli impegni e mettermi a sporcare la carta è davvero altissima.
Io quando incontro persone così prolifiche e versatili impazzisco. Non ci sono altri termini per descrivere il mio stato di euforia: impazzisco letteralmente. Mi si muovono le gambe e ballerei, se mi riuscisse benino.Il libro ti introduce nel mondo di questo artista dalle mille vite, dalle mille sollecitazioni, dalle mille rinascite. Ti permette di conoscerlo intimamente, di entrare nel suo studio, di stringergli la mano.
E tu rimani senza parole perché hai di fronte a te non un uomo nato in America (come suggerisce l’anagrafe) ma cittadino del Mondo degli Uomini. Un essere attento, pungente, amante della carta, del gesto.
Entri a far parte dei tre decenni di sperimentazioni e risultati, tre decenni fertili, lungimiranti, iperbolici e, ad un tratto, unico testimone di tanta magia, ti trovi testimone del prezioso momento in cui l’intenzione creativa incontra la materia e produce veri e propri miracoli.
Ad un tratto ti riconosci: sei tu. Lui, Alcorn, ha parlato talmente bene che sei tu.Questo libro è una poesia di contorni. Contorni che, oltre al contenuto, ci parlano di tutto quello che c’è fuori, che non si vede ma è presente: le mille prove, le mille speranze di andare oltre, di ideare l’idea, il sogno.
Si tratta di un bellissimo tuffo – un tuffo denso e pieno di dettagli amorevoli e stimolanti – nella vita di Alcorn, in quello che uno stupefacente intruglio di genio, fortuna e contingenza gli hanno permesso di realizzare.Ma, tra le mille letture, c’è una strada che voglio indicarvi e che credo possa essere molto stimolante per i nostri giorni. Questo libro ci parla del mestiere, del lavoro su indicazione, dell’utilizzo del proprio estro per un’esigenza precisa, lavorativa. Molti ritengono – complice la terrificante influenza dell’estro dannunziano, lasciatemelo dire – che lavorare su commissione svilisca l’arte che uno si porta sulle spalle, altri lo considerano un modo come tanti per pagare le bollette.
Più cresco e più mi accorgo di quanto la creatività non abbia limiti o categorie. Di quanto sia semplicemente quello che è: una disposizione – detonante o leggiadra, poco conta – al racconto, all’espressione di sé.
Più cresco (o invecchio?) insomma, e più mi rendo conto che l’artista non pone paletti al suo bisogno di realizzazione. Sono gli altri che, per riassumere, facilitare e spesso banalizzare, determinano periodi, categorie e influenze.
Quello che mi preme dirvi in questa mattina in cui devo fare mille cose, alcune delle quali davvero poco artistiche, è che se siete mossi da una passione, da un’intuizione, da un sacro fuoco questo è il momento per seguirlo, coccolarlo e aizzarlo. Anche se la gente non vi considera artisti, fate della vostra vita una piccola opera.
Tutto il resto procede su binari paralleli che spesso – vedi bollette – va tenuto in buonissimo conto ma che non può essere in alcun modo un limite, una scusa o peggio ancora un alibi.Fare arte è un modo di guardare alla vita. Alle cose mirabolanti ma anche a quelle più piccole.
Spesso ce ne dimentichiamo, spesso non è colpa nostra: capita che la vita ci prenda a cazzotti, capita che scelga noi per caso, senza che abbia dei buoni motivi per farlo. Riprendersi dallo schianto improvviso crea confusione, senso d’impotenza, voglia di ribellione. Ma ancora una volta c’è lei, la creatività. Il modo migliore per convogliare tutto, gioie e sofferenze.Questo libro mi ha regalato la delizia del dettaglio, la gioia della sua ricerca, la voglia estrema e insopprimibile di tradurre la lingua segreta del bellissimo giardino che ci abita. Un luogo salvifico e pieno di spunti per affrontare tutto: noia, ingiustizie e patimenti.
Ve lo consiglio con il cuore.
Che sia una buona giornata,
Camilla
Zelda was a writer
grazie!
Grazie! Ho una voglia matta di scriverti una lunga mail per tutte le corde che hai fatto vibrare in me. Ma per ora solo:grazie!
Sai che Cassola insegnava nella mia città, Grosseto? Lui era amico intimo di un altro
Grande grossetano Luciano Bianciardi..
Uh, Bianciardi!!! Altro grandissimo!
Un bacio!