Martedì sera ero tra il folto pubblico che attendeva Elisa all’Alcatraz di Milano.
Ero alla fine di una giornata atroce, passata a correre. Non mi sentivo propriamente un fiore ed ero pure gravata da mille pesi che, grazie alla mia leggendaria praticità, non avevo pensato di lasciare a casa.
Tutto era con me, come se fosse urgente averlo lì. Il taccuino, la penna, i rossetti, il libro, le infinite pochette che contengono altre pochette, sassi, conchiglie, feticci, a volte fazzoletti. Tutto con me, perché non si sa mai.Ero con Canon (ma anche con Francesca di Tegamini, Valentina Ipathia di Malapuella e Arianna Sybelle di The Royal Taster), per testare la PowerShot G7 X, una nuova bambina che unisce le certezze di una buona macchina fotografica alle necessità di spazio e immediatezza che i nostri tempi iperconnessi richiedono a gran voce.
Un utile compromesso, insomma, per diffondere i propri messaggi senza perdere la loro complessità di senso, le loro sfumature più intime.
Capirete quanto la guardassi con timore e sospetto, io, che mi porto la casa sulle spalle. Io che voglio soffrire scientemente gravata da pesi sovrumani per poi lamentarmi ogni quarto d’ora.
Comunque. Le ore sono passate e io e la mia Baby Canon non ci siamo ancora lasciate. Siamo talmente in relazione che credo avrò modo di citarla spesso, attraverso la vagonata di scatti prodotti durante questa settimana.
Ma parliamo del concerto di Elisa. Parliamo della sfiducia con cui, dal punto lontano in cui mi trovavo, pensavo che mai sarei riuscita a portare a casa qualcosa di buono.
Ero imbalsamata in una postazione tetris, con il perenne senso di colpa (tipico degli alti) di oscurare la visibilità di chi mi stava dietro.
Baby Canon ha fatto tutto da sola e il risultato è stato davvero sorprendente. Eccolo qui, ecco qualche scatto che vi regalerà la versatilità di questa macchina preziosa e resistente, capace di rispondere alle esigenze del neofita, stimolandolo a fare un passo in più nell’espressione del suo sguardo.
Durante il concerto ho avuto il problema di “gestire”, tra me e il mio soggetto da fotografare, una fiumana di gente davvero innamorata e anelante. Le loro mani verso l’alto, dapprima un ostacolo che non smetteva di impensierirmi, sono diventate le mie migliori alleate nel racconto della serata. Erano mani vive, felici, che si muovevano a ritmo, che cercavano attenzione, che si estendevano per il piacere di essere lì, di fronte alla loro cantante preferita.
Un limite evidente per le mie fotografie è diventato improvvisamente il mio punto di forza. Seguendo lui, ho raccontato la mia esperienza.
E anche la luce, talvolta estrema, spesso improvvisa e pulsante, è diventata un’alleata preziosa, con cui fare delle mie limitazioni un valore aggiunto.
Foto lattee, parcellizzate, grandi controluce, profili luminosi e maestose diagonali pulsanti. Tutto questo ha creato effetti magici, vivi, poetici.
Prima di augurarvi una buona giornata, però, lasciatemi dire due cose su Elisa.
Il fatto che la macchina fotografica si muovesse per me, mi ha permesso di godermi due ore di grandissima bellezza ed energia. Mi sono emozionata, ho cantato, ho sorriso imbambolata nella sua direzione, nella convinzione assolutamente demente – me ne rendo conto – che lei mi vedesse. Mi sono persa nella sua immensa e palese felicità di esserci, di cantare, di condividere. E mi sono detta che questo dono di note e cuore è qualcosa di miracoloso, un fatto dolce ed esteso, un’aria densa di speranza.
Quando vedo qualcuno di così dotato a livello artistico, quando lo vedo tanto amato e capito, io mi sento al riparo da tutte le brutture del momento. Sento che anche il mio desiderio di comunicazione è protetto e che forse un giorno avrà grandi corsie preferenziali per esprimersi.
Secondo il mio modesto parere, sentirsi nel pieno di un mondo che difende la bellezza è quanto di più rinvigorente e galvanizzante esista. Anche se quella bellezza difesa non è prodotta dalla mia persona, mi sento spinta nel continuare a tentare e a credere con tutta me stessa nella serietà dell’aria che si riempie di note, di un corpo che lievita oltre le leggi della gravità o di uno scatto che abbraccia la luce.
Tornerò, lo sapete, a parlarvi di fotografia. Lo farò perché mi rende immensamente felice. Ma se volete accorciare i tempi e le distanze, ecco un’occasione preziosa: domenica sarò allo IED di Milano per la Canon 7 Days (dalle 16 alle 17, in sala uno B3). In quell’ora parleremo di scatti, luce e racconto. Ci saranno anche Walter Benjamin e McGyver.
Vi consiglio di dare un’occhiata a questa due giorni milanese (a ingresso libero), che chiude un progetto di incontro e confronto con grandi esperti di fotografia e immagine: potrebbe essere un’occasione per aumentare curiosità e conoscenza!
Che sia una buona giornata per tutti voi!
Camilla
Zelda was a writer
Uno va ad un concerto e ha paura che le foto perfette, del cantante preso quasi ad un palmo dal suo naso saranno mosse e rovinate dalle teste altrui…. solo tu sai rendere speciale uno scenario così difficile da catturare!!
Ho adorato queste foto…
[ps. ho ordinato i fogli calamitati dopo aver lette il tuo post a riguardo… sono arrivati a casa dei miei, e appena ho tempo faccio un salto per prendermeli e creare tutte le mie bellissime calamitine personalizzate]
Caspita, ne ha fatta di strada la compattina di punta della Canon! Guardo le tue foto (e quelle delle altre ragazze) e rimango stupita dalla qualità dello zoom, cosa che per una compatta penso (da principiante molto principiante) sia molto importante.
Ma vi hanno aiutate (o qualcuna di voi è già esperta) o anche una come mia madre che riesce a sfocare una natura morta potrebbe utilizzarla?
Erika