Buongiorno a tutti! Buon lunedì!
Poco meno di un mese fa, sono stata invitata da Canon Italia insieme a Chiara de Le Funky Mamas (qui il suo articolo) a un magnifico incontro con un fotografo che amo alla follia, si chiama Simone Bramante (instagram – twitter – facebook) e so già che, al nome di “Brahmino”, lo stupore si impossesserà dei vostri occhi.
Brahmino è un fotografo-narratore, lui “atterra” nei luoghi e li vive. La sua fotografia cerca le persone, cerca le storie, rispetta il loro sfondo, non decontestualizza mai con arroganza, semmai evoca. Evoca tanta di quella leggerezza e di poesia che sarebbe inutile e forse un tantino pretenzioso tentare di crearci attorno una teoria.
Truffaut diceva che certi personaggi dei film di Orson Welles indossavano gli Stivali delle Sette Leghe. Ecco, Brahmino è un fotografo a cui calzano perfettamente. Le sue fotografie sono sospensione e vita, il fugace arrivo di una folata di vento che passa su una distesa di spighe dorate, sono il salto di gioia che si staglia ancora beato nel cielo, sono mani delicate che sostengono piccoli e irrinunciabili dettagli. Endecasillabi sciolti di tanti qui e ora.
L’unica cosa che mi sento di suggerirvi è di regalargli la fiducia del vostro sguardo e di seguirlo con attenzione.
Durante il nostro incontro presso l’Appartamento Lago di Milano, ho osservato questo artista così pacato e in perenne ascolto: nessun accenno di arroganza si è palesato dietro la cortina dell’educazione, nessun tentativo di mettere in difficoltà il nostro occhio tentennante ha messo in dubbio la forza delle sue parole. E così, mentre lo ascoltavo, mi è venuta una voglia insopprimibile di scattare e sondare, cercare a più non posso storie, tornare a scrivere con la penna.
La seconda parte del nostro incontro ci ha visto divisi in gruppi, sparpagliati per Brera, una parte di Milano silenziosa e bella, piena zeppa di riflessi e di angoli profumati, ricoperti dalle pazienti trame dei gelsomini e dell’edera.
In mano una nuova macchina (io mi sono impossessata di una Canon 1200D, non una novità del momento, è vero, ma voi ricordatevi sempre che io scatto con una 450D…) e nelle intenzioni del gruppo il gioco degli scatti, la ricerca, il vagare senza un orario, senza una meta.
Chiara brandiva una Canon PowerShot G1X Mark II. Brandiva è il termine giusto! La vedevi tutta intenta a controllare i suoi scatti in attesa che i semafori diventassero verdi, ti giravi ed era spalmata per terra a riprendere il profilo di un bambino. Era lei stessa una bambina. Una bambina felice.
Si è innamorata delle persone, dei loro passaggi, ha sperimentato traiettorie ardite, ha cercato l’amore in un cono gelato, si è adagiata nei solchi del viso di un signore che le veniva incontro e ha ipotizzato una storia. Era felice. La fotografia per me continua a essere questo: una lente magica con cui guardare il mondo, il microscopio detonante di particelle di luce ed emozione. Felicità piena, ricerca e passi. Storie.
La fotografia mi fa spalmare per terra per cercare un punto in cui il cielo mi ricopra tutta, mi spinge a farmi delle idee nel silenzio pieno, senza che mi si chieda in cambio un resoconto, una relazione, una teoria.
La fotografia mi coinvolge senza che io compaia. Questo invito mi placa, mi estende. Anche io viaggiavo sulla stessa lunghezza d’onda di Chiara, dunque, e, in compagnia della nostra amica Alessia Marchioro, mi sono avventurata per la mia bellissima città. Questo il resoconto fotografico (NON POST-PRODOTTO) della nostra splendida esperienza…
Buonissima settimana a tutti!
Camilla
Zelda was a writer