La bellezza è ovunque. Basta alzare di poco lo sguardo avvezzo alle solite traiettorie e la bellezza sarà lì, pronta a rispondere a quesiti in bilico, a dare un senso a certi discorsi lasciati aperti.
Un volo sospeso e ingarbugliato, denso di scoppi improvvisi di gioia, sofferenze salmodiate e oscuri presagi di finitezza. Il più riuscito dei campo-controcampo, un bagno d’aria a braccia spalancate, il dialogo che, qualunque cosa succeda, non ci lascerà mai come ci ha trovato. Ecco cos’è per me la bellezza.
Ci pensavo proprio giovedì scorso, grazie a Segafredo Zanetti. E pensavo anche a quanto allenare lo sguardo all’Arte fosse un fatto meravigliosamente civile (ne ho scritto anche ieri e mi scuso per tanta ridondanza ma mi sembra che i tempi ce lo chiedano a gran voce).
Andiamo con ordine.
Giovedì sono stata invitata a Vicenza per la Segafredo Zanetti Blogger Night, una serata speciale al museo, solo per me e per un folto gruppo di blogger. Una notte piovosa e fredda, persa nel labirinto folgorante delle sei sezioni de Le Sera e i Notturni (Dagli Egizi al Novecento), curata da Marco Goldin e dalla sua Linea D’Ombra.
Segafredo Zanetti, il main sponsor della mostra, ci ha traghettato – con il suo Direttore Marketing Marco Comellini – in un viaggio-fiume chiaroscurale e illuminante, dagli albori della civiltà egizia fino alle più intime e strazianti espressioni dell’Arte del Novecento.
Mi piace raccontare di Aziende e azioni lungimiranti, mi piace pensare all’investimento sull’Arte come a un’azione rivoluzionaria, legata a numeri e guadagni ben più lenti ma decisivi: le azioni future dell’Uomo, l’educazione al suo sguardo, al suo pensiero.
Marco Goldin ha introdotto il nostro viaggio, pochi secondi prima che l’incontro con la Bellezza di certe notti silenziose e invadenti avesse luogo.
Ci ha parlato dei passaggi inesorabili dell’oscurità e del risveglio – atavico e tenace – di ogni mattina che risorge, portando con sé i fantasmi della notte, ordinando o confondendo ulteriormente il tavolo da gioco dell’anima, i suoi trucchi, le carte scoperte.
Il discorso di Goldin mi ha appassionato. Mi sono ritrovata a pensare, non senza un’infinita tenerezza, a quanto la notte regali un senso preciso alla luce di ogni nostro giorno, a quanto sia una dimensione che estende e restringe il nostro perenne stato di esseri in transizione, avviluppando tutti gli instancabili tentativi di riempire spazi, mancanze e vuoti. Durante questo discorso crepuscolare e umano, ho lanciato occhiate incuriosite a un volto esposto nella prima sezione, quella egizia. Era di fronte a me e non riuscivo a smettere di guardarlo.
Ho scoperto in seguito che si trattava della maschera di mummia del Periodo Imperiale Romano e mi è venuto da sorridere, pensando a tutti i primi sguardi che custodisco nel grandissimo catalogo della mia Memoria.
Lo scambio di amorosi sguardi con una mummia del I secolo d. C. mi mancava e credo che non lo dimenticherò tanto facilmente.
Non starò a raccontarvi l’intero e variegato viaggio nel flusso continuo delle notti di questa mostra, sarebbe inutile quanto descrivervi un canto o l’intensità di un’espressione. Ancora prima di nomi, date e titoli, questa mostra è un viaggio nella contemplazione dei panorami dell’anima, dei repentini passaggi tra luce e oscurità, veglia e perdita di sé.
Vi dirò solo che fino al 2 giugno ci troverete quanto di meglio l’arte abbia prodotto sul tema della notte, con declinazioni e accostamenti volutamente arditi, volti a frizionare il vostro sguardo e tutti i passaggi segreti che da esso portano dritti alla mente e al cuore.
Qualche nome però andrà fatto! Preparatevi dunque a incontrare, tra gli altri, il Tintoretto, Caravaggio, El Greco, Rembrandt, Gauguin, Cézanne, Hopper, Rothko e Van Gogh, che chiude degnamente la sesta e ultima sezione.
I limiti di sintesi (questa sconosciuta) mi impongono di non citare tutti gli altri e spero che le foto riescano in qualche modo a rispondere al vostro bisogno di saperne di più.
Quello che mi preme dirvi è che ogni avventura conduce magicamente a scoperte non contemplate, gioie esponenziali improvvise, capaci di cambiare il corso dei nostri pensieri.
La mia nuova folgorazione? Antonio Lopéz Garcia, presente alla mostra con alcune opere mozzafiato e ospitato fino all’8 marzo, presso Palazzo Chiericati di Vicenza, con un’altra mostra consigliatissima: Il silenzio della realtà. La realtà del silenzio. Garcia mi ha stappato un chakra, quello della creatività inconsulta: grazie a lui lascerei tutto, lavoro e incombenze del quotidiano, per riempire taccuini di idee e di piani mirabolanti.
E non è detto che non lo faccia… Vi terrò aggiornati!
Grazie infinite a Segafredo Zanetti per l’invito e per l’accoglienza a questa iniziativa splendida!
L’incontro con l’arte è quanto di più consolatorio e galvanizzante io conosca e sono sempre felice di parlarne a voi che siete tanto presenti e propositivi!
Spero ne sarete felici!
Buon pomeriggio a tutti!
Camilla
Zelda was a writer
Per ulteriori informazioni:
La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento
Basilica Palladiana, Vicenza
fino al 2 giugno 2015
Un’ultima notizia!!! Proprio in occasione della mostra, e con il suo progetto The Framers, il mio amico Phil Mer ha realizzato un lavoro musicale davvero magico. Nove notturni ispirati ad altrettante opere. Un’occasione per rendere la contemplazione dei quadri esposti un fatto davvero sinestetico!
Se siete curiosi, cliccate qui.
Questo post non è sponsorizzato ma frutto dell’entusiasmo per un meraviglioso viaggio stampa a cui sono stata invitata.
Le foto sono scattate con Baby Canon, la nuova e inseparabile compagna di avventure iconografiche.
Grazie come sempre per il vostro sostegno e scusate la verbosità!
… ne sono convinta anch’io!
la bellezza è ovunque, se hai gli occhi ben disposti.
un caro saluto
Benedetta