Buongiorno a tutti!
Senza voler dare un senso profondo a quanto sto per affermare, vorrei dirvi che a volte succede qualcosa di strano anche nella semplice programmazione di un blog. Infatti, nel pieno di una settimana fiume, improvvisando come meglio potessi, ho pubblicato ben tre articoli dedicati alla Bellezza.
Se questo sia stato il risultato di un’esigenza prima di tutto personale o forse la colpa di un Destino interessato a mescolare carte, considerazioni e domande, non saprei dirvelo. So, però, che i fatti parlano chiaro.
Lunedì abbiamo parlato dell’Arte e del più grande regalo che fa alla nostra esistenza, quello guardare il mondo con occhi nuovi e di comprendere la diversità con strumenti allenati e agili.
Mercoledì vi ho raccontato di un viaggio nelle suggestioni chiaroscurali di una mostra affascinante e avvolgente. Una mostra che avrei voluto condividere con voi.
E oggi sono qui, con un nuovo schianto in pieno petto di cui non vedo l’ora di parlare.
Sabato scorso, in una mattina di letto sfatto e tazze infinite di caffè nero (mattine non comuni e quindi preziose), ho incontrato un libro speciale, una graphic novel chiamata semplicemente BELLEZZA.
I suoi autori, Kerascoët (al secolo Marie Pommepuy e Sébastien Cosset) & Hubert, ci regalano il godimento pieno di un racconto ben costruito e meravigliosamente illustrato e, al contempo, la devastante angoscia per tutto quello che l’ideale di Bellezza rappresenta (e ha rappresentato) nella storia dell’Uomo. Non per tutti gli uomini, sia chiaro: in questo libro illuminante, si parla dei rapporti di forza e possesso che si muovono attorno a un ideale di perfezione umanamente impossibile ma non per questo meno anelata.
Baccalà, questo il nome della protagonista, è una povera ragazza derisa e vessata per la sua mancata avvenenza. I problemi e le sofferenze la spingono a credere che tutto sarebbe migliore se possedesse la Bellezza. Come spesso accade nelle favole, l’incontro casuale con una fata – che poi si scoprirà essere non propriamente complice – le regala tutto quello che ha sempre desiderato.
La vita però non sembra migliorare: cambiano solo i rapporti di forza ma non gli equilibri (o gli squilibri?). Baccalà, che grazie alla trasformazione inizierà a essere chiamata Bellezza, avrà in mano un potere devastante e ne diventerà improvvisamente schiava, sacrificando tutto, affetti e rapporti sinceri, e diventando vittima della sua stessa brama di accettazione.
Vi giuro che qualunque riassunto di questa storia per nulla manichea non le renderà mai la giustizia che merita. Proprio per questo e per non rovinare la vostra lettura, vorrei condividere con voi solo alcuni spunti.
La Bellezza di Baccalà è in grado di smuovere montagne. L’incantesimo fa in modo che lei continui a essere conscia del suo aspetto reale ma che gli altri, per sempre, la vedano bella da mozzare il fiato. Il tempo e la vecchiaia non avranno nessun potere su di lei: resterà perennemente bella.
Il fatto di aver subito angherie e soprusi per tutta la prima parte della sua esistenza non la rende affatto una donna migliore. Un dono così ingombrante e anelato, infatti, l’ha resa capricciosa e drammaticamente insensibile. Il suo è un cammino verso la consapevolezza più amara: aver basato tutto sull’aspetto, giocando lungamente con i sentimenti altrui, è servito solo a renderla una persona profondamente sola, un oggetto da mostrare con orgoglio e da piegare a ogni più basso istinto.
A Bellezza non si chiede un punto di vista ma solo presenza. Ci sono uomini disposti a fare di tutto per lei ma pochi che abbiano intenzione di sapere chi veramente sia, cosa pensi o cosa desideri intimamente. La sua proprietà diventa un fatto di orgoglio, il suo passaggio è in grado di generare guai e conflitti.
Con la nascita di sua figlia, le priorità sembrano lentamente cambiare e Bellezza si rende conto di quanto abbia perso, di quanto sia stata preda di un grandissimo abbaglio, di quanto magie e superstizioni – specie nelle mani degli Uomini – diventino un fatto deprecabile e pericoloso.
La storia è costruita meravigliosamente. Per nulla interessata a mettere a suo agio il lettore, si dipana tra le pagine, densa di una violenza sottesa e barbara, che non smette di parlare ai nostri giorni e a quella pretesa di perfezione che devasta fisionomie e azioni, aggiungendo solo pressione e dispiacere all’incedere dei giorni.
I suoi autori sembrano dirci: la bellezza non è fatto deprecabile, anzi! Ma tutto quello che non è coinvolto in una progressione, tutto quello che non cambia, non l’elemento essenziale di una storia più complessa, diventa un fatto in vitro, un abominio, un vizio di forma di cui, prima o poi, si pagano le più amare conseguenze.
Leggendo queste pagine, mi è venuta voglia di indagare ulteriormente il rapporto tra violenza e bellezza. Si tratta di un meccanismo a più facce, molto delicato sia in termini di parole che di elucubrazioni. Mi pare che questo non sia l’ambito più appropriato per farlo ma mi piace lanciarvi lo spunto per una riflessione che reputo drammaticamente attuale e piena di possibilità di confronto.
E infine, che sia una buona giornata per tutti voi e che il vostro occhio si posi su quanto di bello ed essenziale circonda la vostra vita. Esistono milioni di punti di vista sulla bellezza, almeno come esistono infinite tipologie di gusto, di traiettorie, d’incastro, di luci complici che si accendono in tempi magicamente perfetti.
Questo libro me l’ha ricordato e io, nel mio piccolo, lo ricordo a voi.
Buon fine settimana,
Camilla
Zelda was a writer
Lo leggerò perché tu ne parli con tanto entusiasmo.
Grazie <3!!!
Aspetto di sapere se ti è piaciuto :)
È vero v
Che si molte prospettive da cui guardare la bellezza, ci vogliono però occhi allenati.
Mi piace leggerti, leggo tanta bellezza tra le righe e le tue fotografie.
… Ma, dimmi, dove trovo l’archivio del blog?vorrei conoscerti meglio.
Ciao benedetta
…scusami, adesso ho visto i vecchi post….non riuscivo a vederli. D’altra parte mia mamma lo ha sempre detto che non vedo l’acqua nel mare.
ciao benedetta