La scorsa settimana sono stata chiamata da Sky Arte HD per festeggiare la Giornata Mondiale della Poesia, istituita dall’UNESCO il 21 marzo di ogni anno.
Avevo carta bianca, potevo esprimere il mio amore per il genere in tutti i modi che ritenevo utili e urgenti.
Voi non potete capire quanto questa richiesta di collaborazione abbia significato per me, quanto dia valore alla lotta – strenue e per certi versi sconsiderata – che ho ingaggiato da qualche tempo: quella di vivere della mia creatività.
Voglio scrivere questo post per ringraziare tutti coloro che sostengono le mie intuizioni e chi, con la sua disperata bellezza, ha ispirato e alimentato i miei giorni, la loro necessità tracimante di racconto, di fotografie e di condivisione.
Per il progetto #fotopoesia, ho deciso di diffondere parole scritte a mano, parole che mi hanno fatto pensare di essere una persona molto fortunata, dal cammino costellato da sorprese e bellezze ancora in divenire.
Ho fatto parlare Alda Merini (“Sono nata il ventuno a primavera ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenar tempesta“), Piera Oppezzo, Germana Gallo e Antonia Pozzi.
La Poesia è in grado di scardinare ogni mia più inossidabile barriera e sarà forse per questo che spesso, in modo del tutto consapevole, la tengo a distanza di sicurezza. La seguo come certi innamoramenti improvvisi e cerco di allontanarmene a tempo debito, quando la pressione di questo sentimento mi pervade in modo irrazionale e disarmante.
Ecco spiegato (e banalizzato) il nostro rapporto.
Ho pensato di iniziare a festeggiare con ALDA MERINI, che a casa mia è sempre stata una di famiglia. Sarà per la nostra Milano, sarà per l’inflessione familiare del suo parlato che è il mio, quello della mia tribù.
Ho pensato che sarebbe stato bello raccontare la preponderanza dei sentimenti e delle cose impalpabili su quelle tangibili e razionali. La Poesia ci insegna che è nell’assenza di regole certe che si costruiscono le più grandi rivoluzioni del creare.
IO NON HO BISOGNO DI DENARO
Io non ho bisogno di denaro
ho bisogno di sentimenti
di parole
di parole scelte sapientemente
di fiori detti pensieri
di rose dette presenze
di sogni che abitino gli alberi
di canzoni che facciano danzare le statue
di stelle che mormorino
all’orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia
questa magia che brucia
la pesantezza delle parole
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.
La seconda Poetessa che ho voluto raccontare è PIERA OPPEZZO, poco conosciuta, poco onorata. Un essere esposto e schivo, con un animo ancorato a una profondità tellurica difficile da stimare, di certo oscura e fagocitante.
LA GRANDE PAURA
La storia della mia persona
è la storia di una grande paura
di essere me stessa,
contrapposta alla paura di perdere me stessa,
contrapposta alla paura della paura.
Non poteva essere diversamente:
nell’apprensione si perde la memoria,
nella sottomissione tutto.
Non poteva
la mia infanzia,
saccheggiata dalla famiglia,
consentirmi una maturità stabile, concreta.
Né la mia vita isolata
consentirmi qualcosa di meno fragile
di questo dibattermi tra ansie e incertezze.
All’infanzia sono sopravvissuta,
all’età adulta sono sopravvissuta.
Quasi niente rispetto alla vita.
Sono sopravvissuta, però.
E adesso, tra le rovine del mio essere,
qualcosa, una ferma utopia, sta per fiorire.
La terza poetessa è una mia amica. Una ferita aperta e sanguinante degli ultimi mesi.
GERMANA GALLO ci ha lasciato un anno fa, proprio nel primo giorno di primavera, proprio durante la festa mondiale della Poesia.
Qualche ora dopo questa terribile notizia, ero satura di parole e pensieri e scrissi questo post. Oggi non ho una parola pubblica ma solo una tenerezza pulsante, tutta mia.
Dalla Finestra è la mia poesia del cuore. Un augurio che mi faccio spesso, in silenzio. L’augurio strambo di poter vedere tornare la mia Ragazza dei Colori e di accorgermi che quest’ultimo anno è stato solo un brutto sogno.
DALLA FINESTRA
Arrivasse
in un soffio
quel respiro
calmo
quel battito di cuore
lieve
quel gesto
di amore puro.
Arrivasse
come d’inganno
la musica perlata
la parola sussurrata
il canto liberato.
Arrivassi tu
seguendo le orme
del tempo che viene
attimo dopo attimo
respiro dopo respiro.
Arrivassi tu
come immagine sognata
strada mai abbandonata
come voce attesa e desiderata.
Arrivassi tu, così.
Allora tornerebbe anche Tenco
e io canterei felice
guardando dalla finestra
il mondo, l’altro, che passa.
Poi volterei la testa
e dal profondo
mi illuminerebbe
un sorriso.
Incontenibile e inatteso.
Ho finito il progetto con ANTONIA POZZI e la sua Bellezza.
L’ho fatto dopo essermi scontrata con un tramonto mozzafiato… Immediatamente mi è parso che anche lui stesse collaborando in modo generoso e inaspettato al progetto.
Capita anche a voi di sentirvi supportati da una Poesia che oltrepassa di gran lunga le vostre intenzioni? A me di continuo.
BELLEZZA
Ti do me stessa,
le mie notti insonni,
i lunghi sorsi
di cielo e stelle – bevuti
sulle montagne,
la brezza dei mari percorsi
verso albe remote.
Ti do me stessa,
il sole vergine dei miei mattini
su favolose rive
tra superstiti colonne
e ulivi e spighe.
Ti do me stessa,
i meriggi
sul ciglio delle cascate,
i tramonti
ai piedi delle statue, sulle colline,
fra tronchi di cipressi animati
di nidi –
E tu accogli la mia meraviglia
di creatura,
il mio tremito di stelo
vivo nel cerchio
degli orizzonti,
piegato al vento
limpido – della bellezza:
e tu lascia ch’io guardi questi occhi
che Dio ti ha dati,
così densi di cielo –
profondi come secoli di luce
inabissati al di là
delle vette –
Ovviamente, non ho resistito e ho stampato il progetto (sì, sempre la stessa malattia da Selphy). Spero che se ne creino di nuovi, spero di costruire un meraviglioso album di ricordi e collaborazioni per il mio 2015.
Mille baci e, ancora una volta, buona primavera a tutti!
Camilla
Zelda was a writer
Una giornata dedicata anche a te, poetessa digitale…
Bellissima la poesia di Piera Oppezzo, che non conoscevo. La poesia riesce a disseminare bellezza anche quando e dove non sembra proprio possibile.
Un baico Cami.
(era un bacio :D)
Una sprangata sui denti.
Ecco cosa sono queste poesie. Una sprangata che mi fa uscire un urlo silenzioso dal cuore, che mi fa sentire il bisogno di leggerle e rileggerle per trasformare lo stillicidio del mio cuore in fiume in piena. Di dolore, forse, non so. Forse di dolore misto a creatività. Possono coesistere? Sembra di si.
Bello, bello bello, questo post. Come dici tu, mi ha aperto tutti i cackra!
Posso dire che sei la brezza ogni mattina? Il sole che illumina i miei dolori?
La carezza che infrange i silenzi? Il bacio della buona notte?
Sei un fiore che sboccia, ogni giorno più profumato e vero, Zelda.
Grazie
Chiara