Non appena ho avuto tra le mani La Distanza, fumetto scritto e illustrato da Colapesce – al secolo Lorenzo Urciullo – e Alessandro Baronciani, ho iniziato a canticchiare una canzone dei Northpole che amo molto, uscita oramai una decina di anni fa.
Stesso titolo e stessa meravigliosa sostanza. Benché siano passate delle settimane dal mio incontro con questo libro, continua a viaggiarmi tra i pensieri.
Se siete curiosi, la trovate qui.
Questo libro è prima di tutto un viaggio, il ritorno a un posto che non si è mai lasciato, un posto in mezzo al mare, che richiama a sé con il potere ipnotico delle sirene ma che respinge con la stessa veemenza, allo scadere dell’incantesimo.
Un posto maliardo e al contempo sprezzante. Irresistibile, insomma.
La Sicilia. Un’isola in cui alberga una – piccolissima ma combattiva – percentuale del mio sangue.
La lasci e sei spacciato: sentirai dentro il suo perenne richiamo. La veneri e poi, nel tragico momento degli addii, ti scopri debole e la saluti come Arturo con la sua Procida.
Non poteva che essere un lembo di terra tanto magnetico e fatato ad animare le forze contrastanti che albergano nel cuore di Nicola, protagonista di questo fumetto “animato” da Alessandro Baronciani.
Un fumetto cinematografico, verrebbe da dire. Primissimi piani, campi lunghi, dettagli, campi-controcampi: tutto contribuisce a gettarci nella storia, senza possibilità – e tantomeno voglia – di lasciarla procedere senza di noi.
In Nicola – cinico per sopravvivenza – così come in tutta la sua generazione, quella dei trentenni, vive l’eterno dilemma tra il tentare, decidendo di scrivere solo una parte della storia (che ne sarà dell’altra parte? Chi la scriverà? Era migliore di quella di cui ci stiamo occupando?) e il rimandare, sperando che tutte le opzioni del grande libro della Vita restino perennemente a disposizione, in caso di errore o fallimento.
Siamo malati di FUTUR VACUI, dice tra sé e sé Nicola, nel punto più denso di emotività e nostalgia del libro. Quello che ci frega è la distanza emotiva, sembra aggiungere.
Il vagare onirico e sospeso di Nicola e delle sue compagne di viaggio Francesca e Charlotte – raccontato da Colapesce attraverso un viaggio a tappe in Sicilia – rivela una storia di radici mancate, di rapporti che non contemplano il poi, che temono l’impegno e demandano tutto alla distanza fisica e sentimentale.
Una storia di continui inizi, di grande paura per ognuno dei loro svolgimenti e di finali pressoché assenti. Di grande attaccamento alle proprie certezze, anche a quelle che ci stanno più strette.
Fragilità e cammino. Un richiamo naturale verso la strada nuova con le sue incognite, una grande nostalgia per la strada vecchia con i suoi panorami inossidabili.
Tutto questo serpeggia tra le pieghe della storia, senza che ci venga mai dichiarato, procurando in noi lettori un vago richiamo al nostro vissuto e alle sue questioni più o meno pendenti.
Sullo sfondo, con il piglio del personaggio, ecco l’Isola.
Dall’alto dei suoi secoli di esistenza e di lotta sembra suggerirci una verità semplice e inequivocabile: il passato – sebbene continui a regalare prove della sua esistenza – è un fatto chiuso e definito mentre il presente rappresenta l’unica possibilità, reale e viva, di giocare la propria partita, spendendosi in azioni, in errori e in perenni aggiustamenti del cammino e della rotta.
Insomma, in chiusura di questo post posso affermare con certezza che ci troviamo in presenza di un altro libro da comodino. Da salutare ogni sera, poco prima di chiudere gli occhi sul mondo.
Che sia una buona settimana per tutti voi!
Camilla
Zelda was a writer
Colapesce mi piace molto come cantautore, trovo i suoi pezzi poeticissimi e ha una voce incantevole. Di solito non amo leggere graphic novels, ma per questa potrei pure fare un’eccezione, considerando che l’ha scritta (anche) lui, che sono un’isolana sicula anch’io e che vivo di dissidi legati alla mia appartenenza geografica, un mix di amore radicale e di insofferenza. E poi ho 30 anni e vagonate di “futur vacui” dentro!
La tua analisi è, come sempre, un invito irresistibile!
Ahahahaha, 30 anni di futur vacui!!!
Tutti gli indizi che hai messo sul tavolo, cara Margherita, ti faranno amare questo libro! Ne sono certa!
Baci forti :)