Domenica scorsa, come di consuetudine, sfogliavo la Lettura del Corriere della Sera e mi sono imbattuta in un articolo dedicato a Nora Ephron. L’articolo in questione ricordava ai lettori che la domenica successiva – quindi domani – sarebbe stato il quarto anniversario della morte di questo grande personaggio dei nostri tempi.
L’articolo indugiava su Tutto è ispirazione (Everything is Copy) – il documentario che il figlio Jacob Bernstein ha prodotto nel 2015 per HBO – ricordando ai lettori che sarebbe stato possibile vederlo su Sky Arte il 26 giugno alle 12.50. Sì, sempre domani.Ho pensato di chiedere a Sky Arte una visione speciale, che mi permettesse di potervene parlare poche ore prima della sua trasmissione. Ieri l’ho visto e oggi sono qui, a scrivervene. Il grosso problema di questa volta è il groviglio intricato di emozioni che mi porto dietro dopo il suo ultimo fotogramma.
Con il tempo, ho capito una cosa di me. Fortunatamente, almeno una mi è chiara…
Mettetemi di fronte a un documentario che illustri una a caso delle vite che hanno cambiato il corso della creatività e la mia persona non smetterà di ringraziarvi.
Le storie di grandi percorsi generano in me uno slancio vitale e creativo, mi emozionano a dismisura, mi spingono a farmi delle domande sulla vita e sulla mia condotta. Non sempre – anzi, quasi mai – questo esercizio di comparazione tra il loro (illustre) e il mio (microscopico) vissuto è in grado di regalarmi una qualche soddisfazione personale. In genere, però, invece di lasciarmi andare allo sconforto più nero, con frasi della tipo “non ce la farò mai” o “sono in drammatico ritardo sui tempi”, mi butto a bomba nel mare imperscrutabile del Destino e, fiduciosa, resto a galla. Lo faccio con disinvoltura e con un pacchettino di fazzoletti a portata di mano.
Voglio avvertirvi: anche qui servono i fazzolettini. Lo so, sono la ragazza dei fazzolettini. Me ne scuso in ginocchio sui ceci.
La storia di Nora Ephron è a dir poco epica e, più che rivelarsi il risultato perfetto delle suddette trame del Destino, si presenta come un lungo e costante lavoro sulla propria tenacia, con l’inesauribile bisogno di non perdere mai di vista il controllo, con il matto lavoro su se stessa come fosse un’araba Fenice, sempre pronta a rigenerarsi dalle sue stesse ceneri.
Everything is Copy – tutto è materiale, ispirazione – è la frase con cui la madre di Nora, sceneggiatrice hollywoodiana con una parabola professionale e personale drammaticamente discendente, usava chiosare tutti gli accadimenti della vita della figlia. Tutto quello che ti capita è un ottimo canovaccio per quello che scriverai. Tutto quello che vivi o che vedi vivere agli altri è base su cui costruire parole, riflessioni, nuove storie. Anche i fatti negativi sono utili, anche loro sono materiale.
Nora ha fatto di questo pensiero un mantra.
La sua vita è stata un territorio fertile per idee e parole. I suoi rapporti sono diventati ottimi spunti per articoli al vetriolo, in cui non ha mai avuto paura di anteporre il suo tracimante bisogno di dire al rispetto che doveva ad essi.
Questo suo bisogno di racconto non ha escluso nessuno, nemmeno la sua persona: eccola, per citare due esempi tra i tanti, nella Rachel/Meryl Streep di Affari di cuore o nella Sally/Meg Ryan di Harry ti presento Sally; eccola intenta a descrivere minuziosamente la percezione di sé, i suoi limiti fisici, l’invecchiare, il ruolo della donna nella società.
Tutto è stato analizzato senza sconti, sconsideratamente, con una capacità narrativa agile e dialogante, senza paura di concedere/concedersi troppo.
Improvvisamente, però, la malattia – una leucemia diagnosticata sei anni prima della sua morte – e l’avvicinarsi della fine l’hanno resa insospettabilmente cauta e silenziosa, sia con il suo pubblico che con i suoi cari.
In un certo senso, è come se l’evento più grande, il più fecondo in termini di “materiale” sia improvvisamente diventato quello su cui non avrebbe avuto alcuna possibilità di controllo. Così, da essere parlante, giudicante, in eterna corsa, in eterno conflitto, si è tramutata in un’ombra, accomodante e in contemplazione.
Alla fine, tenne tutto per sé – si dice nel documentario.
La persona che sosteneva che la privacy nel nostro tempo fosse una contraddizione in termini ha deciso di tenere segreto un importante capitolo del suo libro più intimo.
Trovo questo fatto teneramente umano. A ripensarci, è quello che, rispetto a tutti i portentosi dati di questa grande esistenza, continua a muovermi una malinconia agrodolce che mi pare di capire intimamente e che, nonostante tutte le differenze di sorta, testimonia una volta di più la nostra comune radice umana.
Ciò che mi mancherà
I miei figli.
Nick.
La primavera.
L’autunno.
Il burro.
Passeggiare nel parco.
Le cene con gli amici.
Le cene con gli amici in città in cui nessuno di noi abita.
Parigi.
L’anno prossimo a Istanbul.
Orgoglio e Pregiudizio.
L’albero di Natale.
La cena del Ringraziamento.
One for the table.
Il corniolo.
Fare il bagno.
Andare sul ponte di Manhattan.
La torta.
(da Non mi ricordo niente di Nora Ephron)
C’è un altro fatto che trovo irresistibile di Nora Ephron: non aver avuto mai paura di confondere i piani di serietà e leggiadria, di essersi buttata nella commedia romantica come nell’articolo sugli omicidi più efferati con la medesima passione, con la stessa serietà che entrambi gli ambiti hanno richiesto, senza paura del giudizio (che, puntuale, arrivò).
La creatività è l’unico ambito in cui le catalogazioni sono fatti esterni, utili per i classificatori forse. Mi piacerebbe che questo fatto non fosse mai dimenticato, che fosse difeso e cullato come la più grande riserva di libertà nelle mani dell’Uomo.
Che sia un buon fine settimana per tutti voi,
Camilla
Zelda was a writer
I fazzoletti questa volta li ho in mano io, al lavoro, di nascosto dal capo e dai colleghi pronti a giocare a freccette con lo schermo del mio pc “tragicamente” colorato dalle tue parole a scapito di noiosi elenchi di polizze. E’ un piacere ed una ricca compagnia per i miei numeri (già, lavoro con i numeri, anche) averti scoperto!
Il piacere è tutto mio! Sei la benvenuta, cara Simona!