Sono giorni che ci ragiono: il lavoro sul mio vivere #Insync – essere immersa in un mare di opzioni, cercando un equilibrio solo mio, sempre diverso e dinamico – mi sta facendo analizzare con cura tutto quello che mi circonda, permettendomi di mappare la mia partecipazione alle cose del mondo.
Per chi si fosse perso la puntata precedente: sto realizzando il progetto di Un’Altra Me, un selfie pittorico in costruzione che, non appena completato, disperderò come un mandala, lo sto facendo in collaborazione con Activia (facebook – twitter – instagram) durante la poetica campagna di consapevolezza al femminile di cui si è fatta portatrice.
Oggi vorrei parlarvi di partecipazione. Non quella della magnifica canzone di Gaber, a cui ogni tanto sarebbe utile tornare ma quella che, per pigrizia o indifferenza, ci fa essere in qualche modo parte attiva di discorsi stupidi e dannatamente pericolosi.
Vi riporto gli ultimi del periodo, quelli che mi fanno davvero infuriare. Li ho tradotti in termini consoni all’amore che nutro per il buon eloquio:
– Quel tale è strano, si vede che la sua fidanza non si concede da molto tempo.
– Le donne sono impossibili da capire, andrebbero solo bastonate!
– Signorina, lei che armeggia con il cellulare… Di certo non saprà cucinare neanche una pastasciutta.Un po’ per pudore e sì, ammettiamolo, anche un po’ per pigrizia, ho sempre cercato di non rispondere a certi discorsi che sento fuori dalle mie rincuoranti mura domestiche. Di solito tendo a guardare dall’altra parte o fingo una momentanea sordità.
Si ritiene che questo tipo di discorsi, i fantomatici “discorsi da bar” – e proprio in alcuni bar della mia zona li ho sentiti, non solo da parte di uomini, sia chiaro – siano spacconate che lasciano il tempo che trovano, espressioni colorite di poveri cristi o di gente incapace di fare davvero del male.
– Quanto esageri, Camilla! – Non saprei dirvi il numero delle volte in cui me lo sono sentita dire…
Siamo sicuri che io sia davvero esagerata?
Siamo proprio certi che queste esternazioni non raccontino di una cultura che diffonde e perpetra l’idea del genere femminile come sottomesso e violabile?
E infine: perché le persone che li formulano tendono a urlare oltre la barriera del suono e noi che li subiamo omettiamo sommessamente la nostra disapprovazione?
La mia ricerca di equilibrio del momento mi dice questo: ogni mio tentativo di restare indifferente a queste spacconate è un modo di partecipare, di essere connivente, di non trovarle pericolose.
I nostri atti fanno la differenza. Sempre. E così ho deciso di avere una reazione: guardo con severità e mi allontano da chiunque le produca. Nessuna risatina, nessuno sguardo basso, nessun accenno d’imbarazzo.
Non ho deciso di litigare in ogni bar della città e non credo nemmeno che chiunque sia protagonista di una battuta infelice sia un assassino (alzi la mano chi non è mai stato protagonista di una caduta di stile), dico solo che ogni nostro atto, così come la sua totale assenza, produce una responsabilità. Il tutto sta nel decidere quale assumersi.
L’Insync di questo mese per me significa avere la libertà di decidere con chi condividere un metro di pavimento e quattro idee sul tempo o sulla vita. Insync significa decidere di non volere partecipare, di schierarmi, di stare da una sola parte. Di difendere la mia libertà e l’amore che nutro per gli altri, dando un valore reale alle parole.
Libertà per me è decidere di non partecipare.
Camilla
Zelda was a writer
Questo post è il risultato di una collaborazione con Activia di cui vado molto fiera.
Grazie, come sempre, per il sostegno che dimostrate al mio lavoro.
Una meraviglia di post, posso dirlo? E non è retorica ma in quel “Libertà per me è decidere di non partecipare” mi ci ritrovo. Grazie sempre Camilla!
Grazie Marta, è sempre un piacere leggere le tue parole di approvazione!
Un sorriso e buona settimana,
Camilla
Io soffro molto L’ipocrisia di cui mi sento circondata. Al lavoro, per strada, a volte tra amici persino.. questa paura di disapprovare, di offendersi per frasi sciocche certo, ma espressione di mancanza di attenzione per chi ti sta di fronte, per gli altri. Di rispetto. Tutti che “evitano” per non farsi coinvolgere….a me fa molta tristezza. Forse è la mia età, forse vedo ciò che mi sta attorno perdere umanità e calore, forse è questo malessere della mia Italia di provincia che arranca, ma tutti pensano di “farsi gli affari propri” e il degrado avanza…oppure parlano tanto,troppo, sicuri tra le mura dei loro bar e poi…..il vuoto. Per fortuna posso trovare conforto nel leggere tante cose positive che tu veicoli… ciao cara