Sebbene il periodo storico nel quale è ambientato Le Ragazze di Emma Cline suggerisca stampe fiorate, shorts e accenni di pantaloni a zampa, nulla di quel che verrà esaminato con estrema serietà cadrà nell’ovvio o nello stereotipato.
Come il romanzo, d’altronde.
“Come faceva Jane ad amare Serge?”
Questa la frase estrapolata dal romanzo su cui avrei molto da dire ma, per quest’attimo di sottolineatura selvaggia, esiste il momento giusto – microfono alla mano: il prossimo 17 Novembre in Galleria Rizzoli durante il Bookeater Club.
In questo contesto frivolo, invece, mi sono basata su questa domanda per dividere in due le mode del libro: l’immagine di una giovanissima Jane Birkin, appunto, e la cesta di vestiti lisi, sporchi e condivisi in un angolo del ranch.
Un mondo dentro e un mondo fuori. Nettamente separati. Con codici di abbigliamento talmente diversi da poter sembrare che si parli di due contesti temporali non allineati.
Fuori pizzi che orlano pantaloncini corti, dentro abiti ormai senza forma, scollati e corti.
“Stavano giocando con una soglia pericolosa, bellezza e bruttezza al tempo stesso, e attraversavano il parco lasciandosi alle spalle una scia di improvvisa allerta.”
Per quanto riguarda le donne fuori esistono descrizioni, dettagli e particolari dei vestiti indossati da Tamar, Connie o dalla mamma di Eve ma per le ragazze è diverso.
Non è cosa indossano ma come lo portano. Sempre. È la scia, l’aura, l’abito in sé si intravede appena.
In un romanzo in cui ci ritroviamo a sfogliare riviste d’epoca, con gli stessi articoli sulla maschera all’avocado – che, a quanto pare, è sempre stata di moda – la scelta di non esaminare la cesta è fortemente voluta, secondo me. Devo ricordarmi di chiederlo a Emma, se mai la incontrassi.
1. vecchi calzini senza tempo. Inseriti solo perché a Milano fa freddo e gli zoccoli dalla suola in legno che spesso tornano nel romanzo non li potremo indossare a piedi nudi.
2. Non me li immagino così gli zoccoletti descritti nel libro ma focalizziamoci sulla suola in legno, o meglio, sul rumore dei passi che lasciano sulla strada. Maguba.
3. Abito in velluto, potremmo ribattezzarlo Suzanne. Lo trovate vintage per 15 dollary su Etsy –> QUI
4. Occhiali Vanni. Non ricordo accenni a occhiali da vista nel libro ma io senza non vivo, senza non vedo, quindi ce li metto. –> QUI
5. La tshirt l’ho scelta per una ragione ben precisa. La Kline riesce a parlare di donne, delle loro diverse età, delle loro diverse stagioni della vita senza mai cadere in banali stereotipi. Riuscendo comunque a farti pensare per un attimo che gli stereotipi hanno senso e che nello stereotipo ti ci riconosci. E che in fondo, descritto così, non è affatto così male. La trovate –> QUI
Quando torna la maglietta del Bookeater, Cami?
6. Oh, tu guarda il caso, una Pearl FunkyMamaCollection! Quando ho deciso di produrre questa borsa l’ho fatto pensando di riprodurre una tracolla di mia mamma che purtroppo abbiamo perso. Un accessorio che arrivava dritto dritto da quegli anni. Ad onor del vero, ne Le Ragazze, la immagino in una versione in cuoio rigido.
Per scusarmi dell’inelegante autocitazione, offro ai membri del Bookeater Club uno sconto del 20% sulla Pearl Maronne <3
Codice: BOOKEATER. -20% Pearl Marrone. Escluse spese di spedizione.
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Ciao Camilla, bello questo post! Purtroppo il link che porta alla t-shirt è rotto e non funziona.
Ps. voglio, voglio questa maglietta! :D
tutto merito di Justine!
link sistemato! ;)
grazie per la segnalazione!
Grazie mille! :)