Giorni fa, sul Corriere della Sera, ho letto la storia di Giovanni Mongiano, attore con alle spalle una lunghissima storia di palchi solcati, di prove, di attese e di una tracimante e mai vinta passione per il teatro.
Prima di iniziare il suo spettacolo serale – “Improvvisazioni di un attore che legge” al Teatro del Popolo di Gallarate – gli è stato riferito che la platea era completamente vuota.
Mongiano poteva decidere di tornarsene a casa o in albergo: una pizza da consumare velocemente e il sentimento di vivere in una società immemore e poco curiosa gli avrebbero forse regalato una notte insonne ma quel che è certo è che avrebbe risparmiato le sue energie per altre sere di pubblico in sala.
Mongiano, invece, ha deciso di salire sul palco e ha recitato per un’ora e venti come se il pubblico fosse presente, magicamente raddoppiato, oltre la capienza effettiva di quel teatro costruito nel 1920, con il contributo di tutte le fasce della popolazione, anche quelle meno abbienti.
Recitare per il vuoto. Recitare con la stessa abnegazione che ti spinge a dare il meglio di te quando sei sotto la lente d’ingrandimento di molti, quando il teatro ha un nome altisonante, quando la stampa si spinge oltre il misero trafiletto che, in genere, è già un grandissimo regalo promozionale.
Recitare con tutto te stesso.
Giovanni Mongiano dice che quella sera ha deciso di salire sul palco sulla scorta di un impulso improvviso, come fosse un atto d’amore ma anche una coraggiosa protesta.
A me si è stretto il cuore e ho iniziato a ragionare silenziosamente.
In questi anni, grazie alla mia amica Marilena, mi sono concessa un abbonamento annuale al Teatro Elfo Puccini, trovandomi di fronte a tanta di quella vita, di gioia e di speranza da ritenerlo un investimento imprescindibile per la qualità del mio pensiero.
Il teatro ha allenato l’empatia, è stato un ottimo simulatore di volo per la mia vita e mi ha permesso di riconoscere una forza incredibile nella fragilità. Per questo andrebbe supportato, festeggiato, raccontato e difeso: a prescindere dai singoli casi, in esso si nasconde l’antidoto a tutte le derive di sentimento e umanità a cui stiamo tristemente assistendo.
Non è solo un fatto da intenditori, non fa morire di noia, non è solo per i ricchi, non è sempre e solo la riproposizione di un repertorio più o meno tradizionale: il teatro è una sonora risata che puoi fare al buio, le tue lacrime, la tua indignazione, una delle possibili risposte alle tue mille domande, la sensazione più prossima al materico, al tattile. Il teatro è salto a pie’ pari in mondi paralleli, che non sempre abbiamo la voglia o gli strumenti per visitare.
Credo davvero che la società sia sedata e destinata a una perdita inesorabile di empatia e rispetto? No, assolutamente.
Tutte le volte che mi guardo in giro vedo tantissima volontà, molti fatti, incredibili esempi di bellezza e coraggio. Ci sono tante defezioni ampiamente testimoniate ma la verità è che chi produce fatti positivi è perlopiù impegnato a fare e spesso il suo silenzio non è assenza ma presenza su altri campi, forse meno virtuali ma di certo più fattivi.
Ma voglio dirvi di più. Penso a quell’attore che recita con serietà e trasporto nel vuoto di una sala e ci intravedo un esempio forte e significante per tutti, specie in questo momento storico.
La serietà che non ha bisogno di plausi, il profondo senso di rispetto per il lavoro che si fa, la grande presenza di spirito e cuore nelle cose più nascoste, meno plateali, meno “influenti” ci porta a un fatto importante: quello che ci rende davvero autorevoli è la passione con cui ci mettiamo al servizio di ciò che amiamo, il nostro comprensibile bisogno di lasciare testimonianze di noi nel mondo, l’esigenza di dare un senso forte non tanto ai nostri siti o ai nostri social ma a quello che decidiamo di essere nella vita, al patto che sottoscriviamo con la nostra pretesa di realizzazione e felicità.
Per questo fatto ci sono pochi like che valgano davvero e, a pensarci, non servono neanche platee estese o vocianti. Per questo fatto esiste un solo spettatore che conti veramente: la più completa e galvanizzante sensazione di essere parte integrante del proprio cammino.
Un sorriso e buona giornata,
Camilla
Zelda was a writer
Ho letto anch’io l’articolo con trasporto… e condivido la tua riflessione sull’importanza e la serietà di essere prima di tutto profondamente orgogliosi e appassionati di ciò che si fa, con o senza un pubblico che approvi o applauda. Un bellissimo gesto quello di questo grande attore, più di un esempio, un faro che traccia la via. <3
Grazie! Belle parole che colgono nel segno.
Giovanni, proprio quello lì sopra…