Il mio progetto creativo legato a “Fiori dalla Cenere”, potente romanzo di Kate Quinn, pubblicato da Editrice Nord lo scorso 12 settembre, si è concluso da qualche giorno. Oggi ho deciso di raggruppare tutte le foto pubblicate su instagram in un post che possa mostrarvelo nella sua interezza.
La storia della leggendaria Rete di Alice, un’organizzazione segreta di spie – prevalentemente al femminile – che operavano tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, mi ha colpito nel profondo.
Da subito mi è stato chiaro che mi sarei concentrata sul coraggio delle protagoniste del libro. Volevo sottolineare lo sconsiderato anelito di libertà che le aveva spinte, non solo ad rispondere a loro modo alla chiamata alle armi durante due conflitti mondiali, ma anche e soprattutto a rimettere in discussione la loro condizione di donne sottomesse e, per così dire, accessorie.
Ho preso un grembiule, il simbolo della donna “regina del focolare”, e l’ho usato come fosse un foglio su cui imprimere frasi forti, non sempre eleganti o leziose.
Ho scritto a mano frasi spesso veementi, tratte dal libro, utili ad accompagnarlo senza vanificarne la forza. Frasi che, a un certo punto, mi sono sembrate molto attuali e quindi ancora utili per confronti e riflessioni.
I grembiuli sono tutti vintage, comprati in una bancarella del mercato di Pietrasanta.
L’ultimo della serie, invece, appartiene alla mia famiglia ed è arrivato a me perché amorevolmente custodito negli anni da mia nonna Rosa. Era il regalo di una sua nipote che si era trasferita in Canada con una parte della famiglia.
Non è stato facile scriverci sopra: era come profanare un ricordo, plasmarlo, farlo mio senza chiedere il permesso. In realtà, visto che non ho mai conosciuto mia nonna Rosa, è diventata presto l’occasione di vivere un’esperienza condivisa. Di costruire il nostro primo ricordo.
Non credevo che si sarebbero creati così tanti livelli di senso in questo progetto! In fondo dovevo sospettarlo: le storie coinvolgono tutti, aspettano solo i nostri occhi e i nostri ricordi per crescere e diventare indimenticabili.
Primo Grembiule – 18 settembre 2019
– Lili, hai mai paura?
– Sì, come tutti. Ma solo dopo che il pericolo è passato. Prima la paura è un lusso. (…) Benvenuta nella rete di Alice, Eve.
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Lili e Eve sono le protagoniste di “Fiori dalla cenere” di Kate Quinn (Casa Editrice Nord ). Sono due spie, due fiori del male. Lili, poi, è esistita veramente: durante la Prima Guerra Mondiale è stata a capo di una rete di spie organizzatissima e infallibile. Il suo grande “difetto” è stato quello di essere donna: non sempre presa sul serio, non sempre assecondata nel suo fiuto da combattente.
Nelle ultime settimane ho scritto le parole di questo libro potente su alcuni grembiuli vintage. L’ho fatto perché il grembiule mi sembrava un simbolo della condizione delle donne raccontate nel libro. Il più elementare dei nodi, quello meno facile da sciogliere. Ho immaginato una tela leziosa, che riporta alla donna come “regina del focolare”, su cui scrivere parole non facili, spesso dure e dolorose.
Questo primo grembiule parla di paura.
Quando ho letto di Lili e Eve, delle loro gesta e dei pericoli a cui si sono sottoposte consapevolmente, mi sono sentita molto fortunata. Fortunata di non avere mai avuto una paura tanto grande e oscura. Fortunata di non aver dovuto scegliere di provarla in un secondo momento, a pericolo scampato.
Consiglio con trasporto questa storia di coraggio e di speranza, perché sono la Storia e i suoi trascorsi a dare un senso forte al nostro presente.
Secondo grembiule – 20 settembre 2019
Fleurs du mal. (…)
Non siamo fiori da cogliere e accudire, capitano. Noi prosperiamo nel male.
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Nuovo grembiule scritto a mano per raccontarvi #FioridallaCenere, il libro di @katequinn5975 per @editricenord ❤️
Le donne della Rete di Alice hanno identità multiple e spesso ignorano nomi e vissuti delle loro stesse compagne di lotta. Lili, Violette e Marguerite sono spie con nomi di fiori, ma – come ama specificare Eve – sono “fiori del male”.
Nate sul terreno arido della Prima Guerra Mondiale, hanno dovuto usare gli stessi mezzi del sistema che volevano combattere. Sono sconsiderate e impavide, non si tirano indietro di fronte a nulla. Hanno paura, certo, ma non smettono di combattere, neanche quando la loro vita è in serio pericolo.
Non sono fiori da proteggere, ma erba matta, capace di qualunque cosa per la libertà.
Spesso ammettono sommessamente di temere di rimpiangere la guerra, una volta finita, perché la sua conclusione porterà a una morte ben più insidiosa: quella della loro indipendenza. Temono, a ragione, di tornare a essere figure bidimensionali dalla vita già definita. Madri, mogli, casalinghe.
Sono passati decenni dalla storia di Lili, Violette e Marguerite, ma l’idea che le donne siano esseri eterei, da proteggere e aiutare, persiste nella nostra cultura.
Prima di essere un genere, le donne sono persone. Attraversate, come tutti, da sentimenti nobili e dal loro esatto contrario. Può capitare che siano buone, brave e fragili, ma di certo non perché si sono adoperate per diventarlo, perché è in quella manciata di aggettivi che si costruisce la loro credibilità, la loro “onorabilità”. Possono voler essere cattivissime o possono non volerlo affatto, senza riuscire a farne a meno.
A costo di apparirvi drammaticamente banale, vorrei finire dicendo questo: le donne vogliono vivere una vita piena e libera, lontana dai pesi e dalle misure della società che le guarda e le giudica… Non è forse il desiderio che accomuna ogni essere umano?
Terzo grembiule – 24 settembre 2019
Tornata a casa con tutte le sue medaglie al valore, Violette Lameron – nome in codice di Léonie Van houtte – sposò un giornalista e aprì un negozio di ceramiche a Roubaix. Dopo aver ascoltato i suoi ricordi sulla guerra, il marito decise di scrivere “La Guerre des Femmes” (“La Guerra delle Donne”). E Louise de Bettignies “Lili” vi compariva in tutta la sua incredibile e stoica resistenza al nemico.
Il progetto dei grembiuli, ispirato a #FioridallaCenere di Kate Quinn (Casa Editrice Nord) torna oggi con un nuovo messaggio in codice.
[Morì com’era vissuta: come un soldato]
Questa frase è riferita al personaggio di Lili che, come vi ho anticipato nelle Stories, è realmente vissuta.
Lili era il capo di una rete impavida di spie che operavano contro gli oppressori tedeschi durante la Prima Guerra Mondiale. Si dice fosse una donna minuta e camaleontica, dotata di un senso dell’umorismo non comune considerati i tempi. La Storia l’ha pressoché dimenticata, ma è certo che fosse la regina incontrastata delle spie francesi e che visse e morì da soldato.
Quarto grembiule – 26 settembre 2019
[Non so che cosa voglio. Non me l’aveva mai chiesto nessuno]
Quarto grembiule legato al progetto creativo ispirato a #FioridallaCenere di @katequinn5975 (@editricenord)
Questo pensiero è di Charlie, la giovane protagonista del libro. Nata e cresciuta in un ambiente permeato da convenzioni sociali rigorose e castranti, la ragazza si trova a rispondere a una domanda che la mette in crisi: che cosa vuoi per la tua vita?
Queste donne si sono dovute inventare i loro sogni perché la società, che prometteva loro solo ambienti protetti e già strutturati, non aveva molta fantasia in merito. Formule trite e ritrite sul loro destino di moglie e madri, formule in cui il loro ruolo era sempre due passi indietro rispetto a un potere forte (marito, famiglia, società) che decideva per loro e non ammetteva variazioni sul tema.
Ho costruito la mia vita sui progetti. Alcuni sono tanto ambiziosi e mirabolanti che forse non si realizzeranno mai, ma la cosa fondamentale è che mi è stato insegnato che avrei potuto essere tutto quello che volevo, che avrei potuto costruire un’idea di me piena e soddisfacente, cambiando idea di continuo o aggiungendo nuovi sogni, nuove velleità. Alcune volte penso che non sia tanto il progetto da realizzare, quanto quello che colleziono a rendermi così ricca e propositiva…
L’idea che queste donne abbiano dovuto costruire i loro desideri dal niente mi sembra una cosa incredibile. Eppure capita ancora, qui e ora, che moltissime di noi percepiscano con difficoltà la loro vera voce interiore. Sono cambiati i meccanismi e si sono sciolti nodi che parevano indistricabili, ma a volte ho la sensazione che le interferenze siano ancora tante e spesso troppo faticose da gestire.
In definitiva, credo che sia per questo che amo tanto questo progetto: mentre parla del passato, ci permette di analizzare il nostro presente.
Quinto grembiule – 2 ottobre 2019
[C’erano il passato e il presente. Non esistevano altre certezze. Nient’altro era reale. (…) Sì, sono una spia]
Penultimo grembiule del progetto creativo legato al romanzo “Fiori dalla Cenere” di Kate Quinn (Casa Editrice Nord)
Durante la lettura delle gesta della Rete di Alice, circuito di spie che operava durante la Prima Guerra Mondiale, sono rimasta colpita dalla pragmaticità del tempo.
Specie se confrontato alle nostre azioni perennemente rivolte al futuro – il futuro della nostra completezza, dei successi, delle mete raggiunte – il tempo della guerra è una prospettiva fissa, ingabbiata tra quello che si è perso e ciò che serve per sopravvivere.
Mi ero dimenticata di quanto poter arredare il proprio futuro, espandendolo lungo mille direzioni, fosse un privilegio a cui, ancora oggi, non tutti possono ambire. Mi ero dimenticata di quanto non sia tanto il sogno realizzato o la metà raggiunta a costruire una fortuna, ma la possibilità di avere tempo e testa per immaginarsi nuovi, migliori, vivi e pieni di possibilità.
Sesto grembiule – 4 ottobre 2019
Questo è l’ultimo dei grembiuli dedicati al romanzo #FioridallaCenere di Kate Quinn (Casa Editrice Nord)
È un ricordo della mia famiglia: venne inviato dal Canada a mia nonna Rosa. Faceva parte di un pacco delle meraviglie pazientemente assemblato da Angelina, sua nipote. Dentro c’erano foto di matrimoni e comunioni, lettere scritte a mano con un italiano ormai compromesso dagli anni di lontananza, piccoli tesori ricamati e tanto pizzo. Scriverci sopra è stato potentissimo, perché è come se avessi aggiunto nuovi sensi e urgenze alla sua specialità.
È con le parole che compaiono sulla pettorina che vorrei lasciarvi.
“NON SEI STATA TU” è un mantra doloroso che attraversa il libro e la storia di Eve, ma è anche un’eco che valica le sue pagine – e il passato che raccontano – per arrivare a noi, a questo presente.
Il senso di colpa, la paura di essere eccessive, non conformi, lontane mille miglia dalle attese della nostra società, ancora così vigile e spesso spietata.
Sembra incredibile a dirsi, ma ci sono cose che non sono ancora cambiate, muri ancora troppo alti e ostinatamente silenziosi.
[Non sei stata tu. Chiunque tu sia e qualunque sia il motivo che ti ha portata qui, sappi che queste parole sono qui per te, per ogni volta che ne avrai bisogno.]
Torno presto con le Stories dedicate a questi ultimi due grembiuli e un bel pst riassuntivo. Grazie per il sostegno regalato a questo progetto, grazie con il cuore!
Al prossimo progetto creativo!
Camilla
Zelda was a writer
Questo post è il risultato di una collaborazione con Editrice Nord di cui vado molto fiera.
Grazie, come sempre, per il sostegno che dimostrate al mio lavoro.
Che meraviglia! Brava.. per le tue parole, usate con abilità e saggezza e per l’idea che non lascia nulla al caso! Penso proprio che leggerò questo libro