8 Marzo 2011

I generi, ciò che detesto e le Sorelle G (che amo)

Camilla - Zelda was a writer

Daily thoughts

Essere donna è stata ed è un’esperienza meravigliosa. Sono grata al Destino per avermi selezionata per questo genere, anche se non nego che pure il versante maschile continui a muovermi un certo interesse vitale. Mi incuriosirebbe essere maschio. Sarei gentile? Un po’ meno scosso dal passaggio delle lune? Un buon padre, un esperto di tecnologia e modulo all’italiana? Ecco, cos’è il modulo all’italiana? C’è un’anima pia che ha due minuti per spiegarmelo?
Chissà, magari in un’altra vita capiterà… In quel caso spero ardentemente di essermi ricordata della lezione imparata nella vita precedente.

Non credo esista un genere migliore, non credo di stimare tutte le donne che ho conosciuto e tantomeno potrei osare un “questi uomini sono tutti uguali“. La specialità di ognuno di noi risiede in chi siamo, in cosa si annida sotto le frangette o i berretti, in cosa ci a portati qui, nella meta che ci siamo prefissati e in quella che il Destino ha deciso per noi. Amo da morire gli uomini perché ho conosciuto dei rappresentanti ineccepibili, mi entusiasmano le donne perché una manciata di esse sono le mie migliori confidenti, donne che, se si potesse scegliere, vorrei essere senza cambiare una virgola o un ricciolo.

Detesto però tutta l’ipocrisia dell’ultimo periodo, la lotta dei giornalisti a elencare chi tratti peggio le terga delle donne, il presentatore tutto nei che si complimenta con il decolleté di un Premio Campiello, il paesino che punta il dito contro la ragazzina stuprata dal gruppo (perché pure lei ha istigato). Detesto l’idea che tutto si ottenga con un colpo di reni e due labbra carnose, mi scoccia che questo diventi la ragion d’essere di moltissime giovani donne.

Ma che ne so cosa mi è preso oggi?! Stamattina le Sorelle G mi hanno regalato un’ipotesi di mimosa imbalsamata (forse un residuo della passata stagione) e l’ho trovato un gesto semplice e bellissimo.
Ho pensato immediatamente che bisognerebbe regalarsi fiori più spesso e che non ci si dovrebbe vergognare di mandarne anche a uomini ambiti o ad amici fraterni.
Tutto quello che si regala non può che arricchirci, tutta l’ambizione che muove i nostri giorni darà un senso al cammino, senza bisogno di una meta che si realizzi a tutti i costi. Con l’ipotesi di perdersi nelle trame della vita, negli abbracci non contemplati, nel rigore di certi controviali da cui non puoi sfuggire, una volta imboccati.

Conta da sempre il modo. La carezza. L’ascolto e il coraggio del tentarci.
Conta crescere con l’idea che non ci siano lotte ma solo differenze e che la più grande vittoria, sotto questo grandissimo cielo, sia quella di ritenere possibile un florilegio di opzioni che ci realizzino e che ci facciano sentire vivi e liberi. Ancora prima di realizzarle, per il solo motivo di averle ritenute possibili e nostre.

Straparlo come sempre. Ma voi perdonatemi, se potete.
Buonissima festa di quello che desiderate.
Che sia gentile e colorata almeno quanto voi.

6 pensieri su “I generi, ciò che detesto e le Sorelle G (che amo)

  1. Alex

    La strada da fare è parecchio lunga, specie nel nostro paese.

    Comunque, se ti può consolare non è una questione di genere; anche io maschietto non ho la benché minima idea di cosa sia un “modulo all’italiana” e conosco delle donne che in fatto di tecnologia ne sanno più di tanti altri loro colleghi maschi! :-D

    —Alex

    Replica
    1. Zelda was a writer Autore articolo

      ogni volta che penso di aver scritto una cavolata arrivi tu a farmi sentire al sicuro.
      sei la commentatrice dell’anno. chi vuoi ringraziare appena salirai sul palchetto dei Zelda Awards?!

      Replica

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.