Il 52 weeks project si è palesato martedì pomeriggio, quando, dopo una sessione di lavoro non lontana da lì, mi sono recata allo Spazio Forma di Milano, per la meravigliosa mostra dedicata a Gordon Parks.
Ringrazio di cuore una di voi, Arianna, che, dopo averla visitata, mi ha scritto su facebook, consigliandomi di non perderla. Era nei miei piani, lo ammetto, ma una mail tanto entusiasta non ha fatto che mettere in circolo la curiosità e accantonare la mia proverbiale pigrizia. L’occhio è un affascinante ponte verso gli altri. Può diventare flusso inesauribile di bellezza che si regala o si registra. Può parlare, confessare, mentire e chiudersi a riccio, di fronte all’evidenza più schiacciante.
L’occhio può vedere e non guardare. Può farlo senza accorgersene, per una serie di fattori sociali e culturali, o può farlo con intenzione e qui, secondo me, siamo nell’ambito della tragedia. Lo dico sommessamente per non apparirvi un guru della domenica, ma credo che non guardare sia il più grande torto che si possa fare alla propria vita e a quella degli altri. Lo sguardo presuppone un momento – fugace, istintivo – nel quale ci predisponiamo ad “ascoltare” ogni particolare di chi abbiamo di fronte. Una perla di sudore sulla fronte, la sua storia nel fitto tracciato di rughe, il suo buffo modo di mettere i piedi.
Scorrendo gli infiniti capolavori che l’occhio di Gordon Parks – primo scrittore e fotografo afroamericano di LIFE – è stato in grado di fermare sulla carta, si ha la sensazione che il suo sia stato prima di tutto un insopprimibile moto verso gli altri, un tentativo di raccontare umane piccolezze e picchi di specialità quotidiana. Di fermare, testimoniare, esserci, prendersi carico, partecipare… e fermatemi, perché potrei continuare all’infinito!
Gordon Parks non ha mai chiuso gli occhi, la sua quête umanistica ha prodotto risultati di una tale bellezza e tragicità che oggi, a distanza di decenni, ci si trova a guardare – occhi negli occhi – alcuni suoi ritratti e, se non a riconoscersi in loro, per lo meno a solidarizzare. Sentendosi in difetto per il bieco e sconsiderato odio della Storia, tentando – riflessi nei vetri delle cornici – di ipotizzare un abbraccio, una fusione con il dolore e la disperazione, un piccolo varco di speranza.
La lezione della settimana mi ha visto dividere una sala immensa con una anziana signora che tossiva. La sua tosse costante e stizzita, la nostra solitudine, mi hanno permesso di commuovermi come meglio desideravo, prorompendo anche in colorate variazioni sul tema del “non è possibile!“, “è un genio!” e “nuuoooo“.
Mi sentivo libera e felice e ad un tratto ho pensato che avrei dovuto fidarmi maggiormente del mio occhio. Del suo bisogno di ricerca, della sua curiosità.
Spero che non vi sembri supponente uscire dalla mostra di uno dei più grandi fotografi della Storia pensando al proprio misero occhio… Ma è capitato: per un forte e coraggioso attimo, ho pensato di liberare gli ormeggi e fidarmi del mio. Non solo nella fotografia, soprattutto nella vita.E questo, se mi permettete, lo consiglio anche a voi: siate amici fidati del vostro occhio. Assecondatelo. Cercate di non barare proprio con lui che certo vede con voi quello che accade là fuori ma che poi, alla fine di ogni giornata, vi scruta anche da dentro e lo sa chi siete davvero.
Seguite le sue direzioni e lavorate sul vostro personalissimo punto di vista. Fatevi ispirare dalle traiettorie altrui ma camminatene una tutta vostra. Astraendosi dall’ambito fotografico, credo che sia la più grande occasione per spendere i propri giorni.Passo la maggior parte del tempo a sentire discorsi su come attirare a sé followers, amici, contatti, visualizzazioni. Per comprendere trend, gusti, mode e gradi di entusiasmo. Tutto lecito, per carità.
Ma se per una manciata di secondi tutti seguissimo quello che ci accende, scendessimo per strada, lo guardassimo negli occhi e lo testimoniassimo. Se per la stessa manciata di secondi il montante bisogno di racconto fosse motivato dalla naturale ricerca di cui ognuno di noi è dotato, ci accorgeremmo che scrivere, creare, raccontare, produrre, esprimersi sono tutte occasioni per vivere. Al di là che si vinca o si perda. Al di là che s’impari la lezione. Sempre ammesso che ci sia, la lezione.
Ecco qui il simpatico pistolotto di una mattina piovosa! Voi che arrivate qui e leggete, prendetene il meglio oppure guardate le prossime foto, tratte dal catalogo della mostra.Che sia una meravigliosa giornata di sguardo interiore e che vi stimoli a cercare una strada tutta vostra, contro quello che gli altri indicano come vincente. Una strada lastricata di tenaci domande sul senso della meta e su quello dei controviali.
Buon fine settimana!
xoxo
Gordon Parks mi riempirà gli occhi e il cuore proprio questa domenica..grazie Camilla per questo meraviglioso post. Un abbraccio.
Voglio sapere tutto, mi raccomando!
Un abbraccio a te!
Nessuna signora anziana con tosse stizzita, sola con Gordon per un tempo interminabile. Mostra indimenticabile. Non ancora paga mi sono diretta al MIA..che domenica!!!! Un abbraccione!
Cribbio, questa mostra non me la devo proprio perdere…
Bellissima la tua riflessione su followers, trend, visite. Ci riflettevo proprio in questi giorni: io ho un blog piccolo piccolo, poco frequentato, potrei cambiare per attirare più persone, ma credo fermamente che l’unico modo per andare avanti sia continuare a essere me stessa, a scrivere di quello che mi entusiasma, perché solo così posso comunicare con sincerità e la sincerità paga sempre.
Un abbraccio
Cinzia
Mille sorrisi, mia cara!
Un bellissimo post! Mi dai sempre spunti di riflessione: stavolta l’ho fatto a voce alta (http://ognigiornotuttigiorni.wordpress.com/2013/05/11/locchio-aperto-e-lorecchio-vigile-trasformeranno-le-piu-piccole-scosse-in-grandi-esperienze-vasilij-kandinskij/) e spero che non ti dispiaccia. :-)
Dispiacermi?!
Mi onora!
Un abbraccio stritolante <3
Grazie dell’incoraggiamento! Poiché questo we è stato lastricato di febbri e varicelle (il plurale è della mia pupa trienne) cercherò di lastricare il prossimo.
:-)
In bocca al lupo!
<3
Ora ci voglio andare per forza!
Grazie …
A te! <3
Bellissimo post, mi ha colpita tantissimo…
Proprio ieri, leggendo un altro blog, in cui l’autrice si domandava quale fosse la definizione dell’amore, a me è venuta in mente questa: uno sguardo. E le tue parole secondo me lo confermano.
Grazie! Un meraviglioso flusso di energia che parte e arriva. Guardato, ascoltato, vissuto!
UN BACIO!
Perché quando ti leggo ho i brividi lungo la schiena? E’ come se fossi innamorata di te. Cerco di spiegarti cosa voglio dire con quest’ affermazione. Le tue parole mi riempiono di gioia, a volte sento avvicinarsi le lacrime che tento di scacciare via, altre mi trovo a ripensare a sera a una frase che ho letto la mattina. E tutto questo solo perché riesci a far rivivere, con delle semplici parole, ciò che di più semplice ci circonda nella vita di tutti i giorni.
Grazie, non riesco a dirti altro.
Maria Roberta, piove e sono mezza rimbambita. Questo commento è una spremuta di vitamine!
Hai già detto tanto, credimi, e mi hai regalato una bella spinta a continuare nell’impresa!
UN BACIO FORTE!
Camilla