Buongiorno a tutti, miei cari!
Sabato scorso sono stata invitata ad assistere a un concerto privato, nel pieno di una bellissima manifestazione chiamata Piano City, che da qualche tempo è in grado di galvanizzare Milano in modo sorprendente, mettendo in gioco anche gli animi più refrattari al cambiamento e all’incontro.
Prima di qualsiasi parola, cos’è Piano City?
Un grande concerto di tre giorni in cui tutti, istituzioni e privati, possono mettere a disposizione uno spazio per accogliere un pianista, la sua musica, il suo mondo.
Tutti sono mecenati, artisti, spettatori e organizzatori. Tutti si sentono partecipi di una meravigliosa ondata di note che sommerge la città per qualche ore, ricordandole che la bellezza può imprese enormi e che una fitta trama di mani che s’intrecciano è in grado di generare miracoli.Nel verdeggiante cortile nascosto in cui mi trovavo, ho avuto la fortuna di incontrare Paolo Zanarella, “il pianista fuori posto” (qui un articolo sulla sua attività).
Il suo concerto è stato emozione allo stato puro, una grande lezione di energia e vitalità, un piccolo e pulsante varco nei giorni di porte che ci chiudiamo alle spalle silenziosamente, dopo furiose sessioni di lavoro, sempre troppo in debito con i sorrisi e i grazie che potremmo spargere nel mondo con poca, pochissima fatica. In un mondo di sol maggiore, Paolo Zanarella ci ha ricordato che a volte per noi, speranzosi fa diesis, la differenza la può fare un timido mi maggiore.
Questa cosa mi ha commosso enormemente e così, per nascondere questo stato d’animo (sì, avrei pianto senza vergogna in mezzo al cortile…) ho brandito la mia Mrs Canon e ho scattato come una disperata.
Ci ha parlato di un mondo di accordi, Zanarella, suggerendoci il valore della commistione, della miscela, della ricerca delle dissonanze. Ha suonato l’amore, gli abbracci, il potere della musica e un semplice ma significativo bisogno di esserci, di testimoniare una presenza sostanziale nella vita degli altri, fosse anche attraverso un sorriso o una melodia canticchiata a mezza voce, magari sulla strada di casa.Quante volte ci è capitato di non conoscere il nostro vicino di casa? Quante volte lo stesso, o quello dei piani più alti, ha fatto di tutto per evitare che si prendesse l’ascensore insieme?
A me moltissime volte.
Certo, voi forse direte che mi devo fare delle serie domande sulla mia supposta simpatia… E in effetti, ora che ci penso, potrebbe essere davvero colpa mia! Ma, scherzi a parte, se in passato questo genere di esternazioni mi colpiva in modo profondo, adesso mi pare il risultato, sospettoso e preventivo, di una certa educazione alla grande città.
La grande città regala moltissimo e toglie. La città regala i panorami d’insieme emozionanti ma toglie sempre qualche particolare, regalando ai suoi cittadini una visione presbite delle cose.
Però! (Eccolo qui, il però!)
C’è un movimento giovane e forte testimoniato dai comitati di via (in questo particolare caso è stato il comitato della via a fare in modo che il concerto avesse luogo) che cerca con gioia e leggerezza di aprire le finestre e di far svolazzare le tende, che ti bussa alla porta perché ha finito lo zucchero e che, incontrandoti per strada, si ricorda di te e vuole sapere come ti vada la vita. Lo vuole sapere davvero.
Questo profluvio di energia mi fa sperare enormemente per il futuro, perché è ormai fatto chiaro che una buona gestione della propria piccolissima zolla di terra renderà migliore anche l’esteso e meritevole prato fiorito del Paese.
Vi lascio alle foto della serata di sabato, che sia un’ottima giornata per tutti voi!
Camilla
Zelda was a writer
Ciao, che bello questo sito! Sono arrivata seguendo le tracce di un articolo sul self publishing ( utilissimo, grazie! ) e sono finita qui, incuriosita da una foto in cui ho riconosciuto il dettaglio di un palazzo vicino a dove abitavo quando ero ancora a Milano.. non conoscevo questa iniziativa! Ti ho aggiunta su bloglovin così ti seguirò ;-)
Lucy