«Educare alla bellezza… Penso sarà uno dei miei prossimi passi, quello che reputo più interessante e decisivo».
Luisa Bertoldo è l’ultimo dei miei incontri per Scholl. Io e Justine (che ha scattato le foto che vedete in questo post – grazie Ju!) l’abbiamo incontrata al Bar Basso di Milano, in un caldo lunedì di qualche settimana fa, mentre un sole inconsueto per il periodo illuminava le tovaglie gialle dei tavolini all’aperto.Il suo progetto di educare al bello mi ha abitato la mente per tutto il tragitto verso casa, spingendomi a credere che, nonostante le pesanti ombre del momento, una strada di costruzione e confronto sia ancora possibile, sia del tutto auspicabile.
Siamo ancora in tanti a pensarla così e questo dato di fatto è capace di accrescere immediatamente la portata della mia speranza.
“Nelle scarpe di…”, questo il nome del progetto realizzato negli ultimi mesi per Scholl, è nato come un cammino in tre tappe, ognuna delle quali mi ha regalato un modo del tutto personale di aggirarsi lungo le strade della vita.
Questi tre modi di camminare, tra loro diversi (ecco i due precedenti incontri –> Marco Grassi “PHO” e Eugenia Dubini), mi hanno permesso di stringere la mano a impegno, determinazione, voglia di costruire, di lasciare qualcosa di buono lungo il proprio percorso personale.
Vi confesso che questo progetto mi mancherà molto!
Ma torniamo alla mia ultima ospite.
Se vi dicessi che Luisa Bertoldo è una nota PR di stanza a Milano, direi il vero, ma sarei piuttosto approssimativa. Il suo cammino è iniziato in Veneto, la terra che le ha dato i natali, e l’ha portata a diventare un punto di riferimento luminoso e molto ammirato nel mondo della comunicazione. I suoi ambiti professionali spaziano dalla moda al design, con interessanti incontri con il mondo della creatività e dell’arte.
Sono ormai dieci anni che vive a Milano. Mi racconta l’incoscienza con cui ha lasciato una strada sicura per buttarsi in un cammino nuovo, per certi versi oscuro. Parliamo di adrenalina allo stato puro, di desiderio famelico e costante di mappare nuove terre, ambiti che permettano di costruire, di procedere. Parliamo di quanto, una volta mappata, la terra che ci sembrava immensa e misteriosa diventi a un tratto piccola, gestibile, un’interessante piattaforma per ripartire, per interrogarsi con il nuovo.
Parliamo, parliamo e parliamo.
I nostri tè caldi diventano improvvisamente freddi, raddoppiano, si ritrovano in compagnia di nuove bustine di zucchero, di bicchieri di acqua con le bolle, di aggiunte scritte a mano sul conto che pagheremo nei pressi dell’uscita, in un bar che pare un salto a pie’ pari in uno a caso dei romanzi di Scerbanenco, tra i “pittori capelluti” e i “fotografi affamati” di Bianciardi.
Le dico che ha l’approccio del pioniere, di colui che mangia cammini e rinnovamento, di chi cercherà sempre di sbirciare oltre il limite appena raggiunto. Lei allora sorride e aggiunge che il nostro incontro al Bar Basso potrebbe diventare una consuetudine utile per analizzarci vicendevolmente, per definire intuizioni ancora troppo aeree per essere messe in atto. Ridiamo, pensando che in fondo non sia una cattiva idea.
Il cammino di Luisa Bertoldo è fatto di dettagli potentissimi e di una leggerezza di sostanza. Non stupisce che, da addetto al settore, sia diventata in poco tempo una figura per così dire “pubblica”, molto amata e seguita.
Luisa è la tipica persona che cammina per perdersi, che saluta un’intuizione ancora prima di capire da che parte andrà. Molti credono che sia una perdita di tempo, ma la verità è proprio in questo approccio che si nasconde il prodigioso seme del cambiamento.
Camilla
Zelda was a writer
Durante il nostro incontro ho indossato le RUDY. L’elastico amico, in “wool touch”, mi ha permesso di camminare libera per la città, senza costrizioni o fastidiose irritazioni da sfregamento.
Questo post è il risultato di una collaborazione con Scholl di cui vado molto fiera.
Grazie, come sempre, per il sostegno che dimostrate al mio lavoro.