Buongiorno a tutti!
Ricevo una cospicua valanga di mail interessate alla mia recente esperienza di self-publishing e, ogni volta (chiedo perdono), accantono tutte le richieste in una cartella speciale, a cui prometto di ritornare, regalando maggiore presenza di spirito e di penna. Il tempo passa più veloce di ogni buona volontà e, puntualmente, mi sento come il marito che è uscito a comprare le sigarette e non si è più visto…
Oggi ho deciso di rispondere pubblicamente a tutti voi che mi aspettate sull’uscio di casa con i bigodini e il mattarello, sperando di esservi in qualche modo utile.
Prima di qualsiasi discorso, ci tengo a sottolineare due cose importanti: non ho scelto il self-publishing perché sono in aperta polemica con l’editoria italiana e non credo che la mia esperienza sia espressione di una verità assoluta. Ho scelto questa opzione per procedere nel mio più grande sogno: diventare una scrittrice.
Prima di autopubblicare il mio libro, sono stata impegnata in un importante anno di confronto con le maggiori case editrici. Con mia grande sorpresa, il progetto è piaciuto alla maggioranza delle porte bussate (ho ricevuto anche feroci critiche, eh!), ma per una serie di concause non riusciva a decollare. Per amor del vero, c’è da dire che quest’opera prima si porta dietro degli evidenti difetti, che avrebbe dovuto vivere un’ulteriore e approfondita seconda vita, che avrebbe potuto migliorare in certi ritmi, smussare determinati angoli.
Trovo comunque che non sia stato un anno perso: avere avuto un confronto con addetti esperti e preparati mi ha regalato maggiore consapevolezza sul senso del mio procedere, su cosa avrei e non avrei voluto fare della mia operina.
C’è anche da aggiungere che io avevo il bisogno vitale di fissare un punto di partenza, imperfetto ma tangibile, da cui costruire il mio cammino. Non posso pensare alla mia vita senza questo ambizioso e totalizzante progetto di essere, diventare, pensare e indossare scrittura. A tutte le ore, in svariati contesti, lavorativi e ludici, questa passione mi sovrasta e mi attraversa, spostando ogni intenzione e contingenza lungo il suo asse.
Infine, devo proprio ammetterlo: Farfalle in un Lazzaretto mi sembrava il primo importante tassello di questo bisogno di realizzazione. Nonostante tutto, ne sono ancora molto orgogliosa.
Scegliere il self-publishing non è stato facile. Moltissime persone che ammiro profondamente ne sono grandissime detrattrici e, sebbene mi ritenga una donna capace di un pensiero indipendente, vi assicuro che in questo campo così intimo e sognato, facevo fatica a non farmi condizionare.
Per questo ringrazio la mia socia Clelia, le mie preziose Funky Mamas e altri amici presenti e propositivi. Loro mi hanno supportato e ascoltato senza mostrare segni di cedimento (piuttosto comprensibili, visti l’orrida sequela di discorsi monotematici in cui li ho coinvolti per mesi e mesi).
Dopo una serie di incertezze e qualche attesa, ho scelto di farmi aiutare da un’amica letterata per scandagliare il libro, stanare refusi, considerare la coerenza di certi passaggi. In tutto il periodo, Clelia ha lavorato alacremente, nei panni di una editor puntuale e critica, pronta a fare le pulci alle virgole e a esaltare i punti forti.
In questo delicato passaggio, avete bisogno degli altri. Non di altri qualunque: vi servono persone dotate di competenze e di rispetto verso il vostro modo di inanellare lemmi. Persone che non dicano mai “io farei così”, ma che domandino: “cosa volevi dire?”, “sicura che il tuo personaggio direbbe questo?” e altre formule sul tema.
Finita la feroce revisione, ho ripreso in mano il libro e l’ho riletto circa millemilioni di volte.
Un consiglio? Lasciate decantare la vostra creazione e riprendetela con vigore. Pulite, eliminate, non cadete nell’errore di dover dire tutto, di dover spiegare sempre. Questo, al momento è il mio più grande e arduo obiettivo: essere semplice, mettermi al servizio della storia e non soffocarla con il mio amore per l’affabulazione forbita.
Io ho scelto di pubblicare un ebook per Amazon.
L’ho scelto dopo grandi ricerche, dopo infinite liste di pro e contro.
Per una feticista della carta non è stato facile, ma ho pensato di avere due possibilità: questa soluzione e il non pubblicare affatto. Ho fatto di necessità virtù e ho cercato di allargare la mente a opzioni nuove, pratiche e innovative. Per sedare la mia ansia da supporto cartaceo, ho presentato la pubblicazione dell’ebook con un evento materico, rigorosamente offline (all’interno della prima edizione del festival Writers, per un breve ripasso qui) e ho fatto pubblicare da uno stampatore un centinaio di copie, vendute su Bigcartel in pochissime ore. Tornerò alla carta non appena avrò la possibilità.
Di Amazon mi piace l’approccio veloce e semplice, mi piace che esistano opzioni di gestione del proprio progetto editoriale, mi piace la guida dettagliata che aiuta a caricare il libro sulla piattaforma.
Io mi sono affidata a Giovanni, il nostro webmaster di fiducia: una mattinata è stata utile a capire di aver fatto tutto quello che serviva (considerate che abbiamo agito per la prima volta, con tanto di guida alla mano). Abbiamo caricato l’ebook e Amazon ci ha fatto sapere che si riservava di controllare la validità del contenuto inserito. Dopo qualche ora, il libro era già online. Non potete capire l’emozione!
Potete scegliere royalties di 35 o 70% e di far pervenire le vostre entrate direttamente sul conto corrente. Leggete bene le istruzioni: sono certa che ognuno di voi ha esigenze diverse e che debba ragionarci con cura.
All’interno del vostro account esiste una griglia di vendite per mese con il relativo calcolo di royalties, ricordatevi di dichiarare le entrate allo Stato e di tenere sotto controllo la gestione di tutto. Mensilmente, senza paure o affanni.
Infine, se vi rendete conto della presenza di refusi o volete cambiare la copertina, tranquilli: si può fare successivamente, a libro pubblicato!
Il self-publishing è una possibilità. Se il mondo fosse giusto – dicevo una volta, non senza una certa spocchia – mi permetterebbe di occuparmi solo della mia scrittura. Oggi mi sento di dire solo questo: il mondo è cambiato. Accettarlo e utilizzare le infinite possibilità che ci regala per i progetti del cuore non è peggiore di rifiutarlo, trincerandosi dietro meccanismi che faticano a intravedere il cambiamento e rimpiangono tristemente il passato.
Fatico a occuparmi di tutto, è vero, ma sento di avere l’occasione di una gestione indipendente della mia produzione e questa cosa mi piace. Non so pianificare il futuro: un editore potrebbe innamorarsi di me e io di lui (siate fautori di una sana e consapevole reciprocità d’amore e di stima) o potrei continuare su questa strada, implementando la mia produzione e crescendo. Il punto principale è che io voglio essere letta e che la mia scrittura non avrebbe senso senza qualcuno che impegnasse il suo tempo a sondarla.
Per rispondere alla mia auto-domanda, credo che il self-publishing sia un contenitore democratico di espressioni illuminanti e di robaccia seriale. Ma sono una dannata ottimista e ritengo che le espressioni illuminanti attirino a sé i famelici del buon periodo, della storia efficace. Inoltre ritengo che scrivere sia una dolce condanna e chiunque ne conosca l’invadente presenza nel proprio vissuto non potrà fare a meno di continuare lungo la strada dell’espressione, scavalcando chi ci ha visto solo una divertente stagione della vita o un’occasione di guadagno facile.
Mi preme dirvelo a voce alta: il vostro libro non verrà ritenuto pessimo solo perché autoprodotto, io credo ancora che le opere che valgono alla fine riescano a uscire allo scoperto. Forse ci vuole maggiore pazienza, forse è questione di ritmi e incastri.
Ciò (lungamente) premesso, ecco un decalogo riassuntivo della mia esperienza!Un’ultima raccomandazione: dite NO a chiunque vi chieda soldi per pubblicare il vostro libro. In genere si tratta di una malcelata tendenza a lucrare sui sogni altrui. Uno stampatore onesto vi costerà sempre meno.
Mai come in questo momento storico esiste un’infinita gamma di possibilità non dispendiose e reali, tangibili. Sondatele senza paura!
In bocca al lupo, dunque, e fatemi sapere dove e come posso leggervi!
Molti baci e una giravolta.
xoxo
Sono perfettamente d’accordo con te! Oggi internet e le nuove tecnologie offrono un sacco di nuove strade da provare… E non penso minimamente che il self-publishing influisca sul successo di un libro quando questo è scritto bene e con passione!
Grazie per aver raccontato la tua esperienza e per i tuoi consigli: un giorno mi piacerebbe poter dire di essere una scrittrice, quindi chissà che non segua le tue orme quando avrò trovato una storia da amare e raccontare…
Ti abbraccio forte!! xoxo
Che bel post, pieno di cose interessanti e oneste, pieno di idee formative. Brava che sei.
Penso che tu abbia detto cose molto importanti: nel self-publishing ci sono delle perle e della spazzatura. Ma è la stessa cosa anche nella carta stampata (parliamo di certi libri moderni o certe riviste?), e pure sui blog.
Ma almeno il self-publishing (adesso lo abbrevio con SP, mi sono rotta) è democratico: se il tuo libro è bello, la gente lo leggerà. Non è detto che la stessa cosa avvenga con la stampa tradizionale: ci sono centinaia di libri meravigliosi che sono stati rifiutati dalle case editrici. Perché? Perché ci sono logiche commerciali che a volte impediscono di guardare al di là del proprio naso, o anche nepotismo, o tanto altro.
La cosa però più importante di tutte secondo me è ribadire che chi scrive un libro non è uno scrittore. Così siamo tutti consapevoli che il SP funziona solo se sei uno scrittore vero, e non un cialtrone che avrebbe persino pagato, pur di farsi pubblicare qualcosa (diciamolo alle persone che non si paga per pubblicare).
Ma se sei bravo, è la tua vera occasione di dire qualcosa, di raccontare storie, di parlare alle persone, di fare quello che ami fare. Per questo io lo promuovo a pieni voti, e dopo un’esperienza con una casa editrice vera lo promuovo ancora di più, perché i tempi e la burocrazia delle case editrici non sono umani.
Poi finisco.
Brava che hai parlato di editor. Diciamolo alle persone che un bravo scrittore non è anche un bravo editor e anche un bravo grafico. Un conto è usare il SP per pubblicare un libro, un conto è pensare di poterlo fare completamente da soli: anche in questo caso occorrerà un investimento (a volte anche cospicuo). Serve un bravissimo edito che metta a posto tutto, che faccia funzionare la storia, che corregga tutto. E una bella copertina. Così chi scrive continuerà a scrivere, senza pensare di saper fare troppe cose. Che anche quello non è umano.
Io comunque il tuo libro l’ho comprato. Mi aspetta a casa.
Uff, io non volevo ridurti alla “lettura estiva“ da scaricare comodamente sul mio iPad. Ho pazienza. Mi preoccupo già per quelle belle librerie, piccole, antiche (spesso passano di generazione in generazione) e vorrei che Siegmund continuasse a provare la gioia sfrenata contenuta nei pori delle pagine cartacee. Spero di trovarti presto lì, durante una delle mie prossime visite in Patria.
Avrei mille cose da dirti Camilla, ma ne scelgo solo una: siamo noi le mamme delle nostre parole e come succede nella vita reale una mamma lo sa cosa è meglio per il proprio bambino. Perciò brava per essere stata accurata e coraggiosa in questo tuo progetto. E in bocca al lupo per i prossimi (spero tantissimi) progetti affini!
Un abbraccio, Vale
Mi sarebbe servito un anno fa questo post…ormai è fatta :(
Mia mamma, dopo moltissime peripezie, è riuscita a pubblicare, ovviamente a sue spese, il libro che aveva scritto anni fa…in realtà l’ha scritto per sé però ad un certo punto ha coltivato questo sogno di vederlo su carta e ci abbiamo provato. Ovviamente le grandi case editrici non ci hanno “filato” minimamente, la Sellerio ci ha risposto ad esempio che non trattavano quel genere di libri e poi ne hanno pubblicato uno simile…perché raccontarci cavolate? Non potevano dire “no, grazie” e basta? Boh…è un mondo difficile che sfrutta molto l’emotività perché capisco che in un libro l’autore ci mette l’anima e gli editori se ne approfittano.
Se ti interessa ti metto il link, tanto poi con la moderazione puoi toglierlo ;)
http://www.amazon.it/Enfida-Memorie-dalla-Tunisia-tempo/dp/886206019X/
Baci!
ps. sono ancora in attesa di decidermi a comprare un e-reader…poi finalmente potrò leggere Farfalle in un Lazzaretto che mi aspetta insieme ad almeno una decina di ebook che ho comprato “in attesa di” :D
frequenta la vita e innamorati di continuo..il consiglio piu’ onesto ed appassionato che qualcuno possa affidare ad un aspirante scrittore. Bellissimo post, grazie Cami*
Io ti ammiro e ti seguo non solo per come scrivi, ma soprattutto per quello che decidi di condividere. Grazie per questo post, spero che sarà utile a molti. E comunque per me i libri auto-prodotti non hanno una qualità inferiore solo perché tali e non capisco chi pensa il contrario. Io Farfalle l’ho amato e lo sto assimilando pian pianino con la seconda lettura :)
farò tesoro di quello che hai scritto! grazie davvero! e magari un giorno sto benedetto libro prenderà la forma che più gli aggrada e vedrà finalmente la luce! ;-)
grazie per questa condivisione, preziosa. anche la mia “creaturina di lemmi” sta cercando un suo percorso, ancora sperduta e su gambe incerte.
(di certo non corro il rischio di perdermi nel labor limae: odio rileggere e mi costringo a farlo solo perchè è essenziale)
non vedo l’ora che tu stampi altre copie di Farfalle (o magari farò prima io a comprare l’e-reader, chissà).
già cominciata l’opera numero 2?
in bocca al lupo per tutto
Bellissimo post, molto ispirante e “rincuorante” (ma esiste?)