Buongiorno a tutti!
Tra i buoni propositi dell’anno c’è anche quello – mai sedato – di parlare di fotografia. E non per forza della fotografia dei grandi nomi o delle grandi attrezzature.
Oggi, per esempio, vi parlo dello shooting prêt-à porter in cui mi sono tuffata la settimana scorsa: sono stata chiamata da Justine de Le Funky Mamas a scattare il ricordo di una giornata speciale, per lei e i suoi fratelli.
Trovate tutta l’amorosa storia che sta dietro alle foto scattate qui.
Per quanto mi riguarda, vi racconterò come ho affrontato la situazione di uno shooting di cui non conoscevo praticamente nulla, se si escludono i miei soggetti.
Come fare, dunque, quando vi trovate a dover “portare a casa” un lavoro iconografico soddisfacente e utile senza grandi mezzi o pianificazione?
Ecco qui una serie di tips and tricks, ad uso e consumo della vostra vita fotografica!
Mi preme sottolineare che non si tratta di regole segrete o di grandi scoperte ma di un insieme di piccoli spunti per stimolare riflessioni e voglia di fare.
1. Cercate di conoscere il luogo in cui vi troverete a fotografare.
Se non riuscite a recarvi sul posto, cercate delle foto o fatevelo descrivere da chi lo conosce. E se il vostro è un vero shooting prêt-à porter, non appena arrivati sul posto – dopo aver salutato, ovviamente – dedicatevi allo studio del territorio. Annusate, fotografate, cercate la luce. In poche parole: fatevi amico il posto, cercando i suoi punti di forza e girando le spalle alle sue (o alle vostre) debolezze.
2. Dopo il primo punto, di solito, io mi sento a mio agio perché so come muovermi.
Una volta che siete a vostro agio, iniziate a mettere a vostro agio i vostri soggetti: buona parte della riuscita dei vostri scatti dipende da quanto il vostro obiettivo sarà invisibile e rispettoso.
3. Perché il vostro shooting riesca e vi soddisfi, ricordate di privilegiare sempre il motivo per cui vi trovate a fotografare.
Io mi trovavo al Crazy Monkey Ink per fotografare tre fratelli che avevano deciso di fissare il loro legame speciale sulla pelle. Questo era il mio primo contenuto. Tutto il resto, dettagli e particolari, che trovate al quarto punto, erano preoccupazioni secondarie. Vi dico di più: una volta che sapete di aver fissato le foto che vi servono, il resto sarà pura gioia.
4. Eccolo qui, il quarto punto! Una volta appurato che le foto del contesto sono nella vostra scheda, sbizzarritevi con i dettagli, i riflessi nello specchio, le foto delle foto, le mani e i piedi… Tutto quello che vi colpisce e che secondo voi aggiunge valore al vostro contenuto è un bottino irrinunciabile che va ingabbiato!
(Sì, questa qui sotto è la mia grafia… Grazie Caroline! <3)
5. Ovviamente non è tutto così matematico come il mio gioco a punti vi vuole far credere ma le liste, si sa, tolgono sempre una cospicua parte di poesia ai grandi istanti creativi. Tutta questa manfrina per dirvi che il modo migliore per fotografare è ascoltare e chiedere, mettersi alle spalle dell’azione e agire nel momento più irrinunciabile che vi passa davanti. Fotografare è un bellissimo modo per partecipare alla vita degli altri e restituirla come l’avete vista voi. In effetti, credo si tratti di un regalo.
In questo quinto punto, a costo di sembrarvi pazza, vi dico: sciogliete i muscoli e, se li avete, pure i capelli. Guardate con occhi socchiusi e padiglioni auricolari distesi, cercate il flow, la danza dell’aria, le particelle di luce, la bellezza dei volti, il cuore delle persone. Scattate come fosse una magia.
6. E grazie al quinto punto, vi dico: accettate di buon grado gli imprevisti.
Se non capitano nello shooting prêt-à porter, quando diamine dovrebbero palesarsi? Sì, quando dico “diamine” sono leggermente infervorata, ora mi placo.
Per esempio, potevo immaginare che Mario Corallo, proprietario del Crazy Monkey Ink, fosse così iconograficamente e umanamente essenziale per questo incontro? No, certo che no!
7. Scattate tanto e spesso, siate instancabili nel collezionare attimi.
Non lo si dice abbastanza, ma anche lo sguardo ha bisogno di allenamento: dopo ore di palestra si rassoda ma – cosa meravigliosa, a mio modesto parere – non perde mai di vista la poesia e la rivoluzione che è in grado di creare.
8. La tecnologia è importante, nessuno lo mette in dubbio. In questo contesto ho fotografato con la mia nuova G7X, che credo di amare come si ama l’amico immaginario o l’omino del cervello. Sempre con me, sempre invischiata in mille fatti d’immagine.
Ma permettetemi di essere onesta con voi: prima della macchina supersonica, cercate di alimentare la vostra passione come farebbe Mac Gyver… No, non con il coltellino svizzero ma con l’intuito, la passione, la ricerca e la curiosità. Spendete molte ore ad analizzare le intuizioni di altri, attraverso mostre e libri: la visione degli scatti altrui vi libererà da grandissimi nodi creativi, perché una fotografia è bella anche se è maledettamente sfuocata o storta, piena di rumore o sovraesposta. Il punto non è il raggiungimento di una supposta perfezione ma la diffusione di un’idea, di un sentimento del tempo e dell’amore (o dell’odio) per quello stesso tempo.
9. Divertitevi da non averne mai abbastanza e, cosa che oramai non voglio dare più per scontata, se vi dicono che fotografare è utile/importante/bello/indispensabile ma a voi proprio non piace… Beh, fatevi un regalo grandissimo: non fotografate.
10. Vivian Maier ha scattato milioni di foto che non ha mai stampato. In pratica, il suo stile non ha mai avuto cognizione di causa su quello che aveva prodotto e, rispetto a quanto c’è di sorprendente in tutta la sua storia, questa continua ad essere la cosa che più mi ha colpito di lei, perché il suo stile è andato progredendo comunque, come fosse un’intuizione sottesa, qualcosa di epidemico e inevitabile.
Ok, non siamo Vivian Maier. Il nono punto vi dice: ogni tanto analizzate il lavoro svolto. Non tanto da farlo diventare un’ossessione ma ogni tanto studiate la vostra produzione, per capire cosa non vi piace e per lavorare su quello che, secondo voi, vi riesce bene.
10 bis. Proprio per questo, affidatevi a un sistema di catalogazione utile e puntuale.
In questi mesi, come sapete, io ho provato Irista e con il post di oggi termino la mia collaborazione. Ecco qui alcuni screenshot del mio lavoro sui tatuaggi:
L’evidente segno più di questo cloud di catalogazione delle fotografie, oltre a quelli già esposti negli altri post, è la possibilità di controllare un andamento, un’evoluzione dello stile, uno storico.
Provate a tenere in un unico ambito tutto il vostro lavoro fotografico, adesso magari vi sembra un’impresa titanica e noiosa, ma vi assicuro che, se fatto costantemente e con cura, contribuirà ad alimentare idee e intuizioni future!
Grazie a tutti per aver seguito e sostenuto il mio lavoro per Irista e grazie a Canon per il supporto e il costante coinvolgimento nelle mie attività: solo un anno fa questa collaborazione aleggiava nei miei pensieri come un vero sogno!
Un bacio ai fratelli Romano che, insieme a Mario, mi hanno regalato una bellissima mattina.
Camilla
Zelda was a writer
Questo proposito di parlare di più di fotografia CI PIACE! :)
Grazie Giulia!
<3
Cami, non per fare il tignoso della situazione, l’editor scrutarefusi, ma in realtà i tuoi punti sono 11 perché in realtà hai scritto due punti 6. Ecco l’ho detto, ora posso augurarti una giornata di gioia e delizia!
Ahahhahahaha! Mi fai morire! Ora ovvio alla questione con un bel 10 bis, ok?
Bacio!